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DON MILANI, UN PRETE CONTRO CORRENTE SEMPRE ATTUALE
Trascrivo di seguito un lungo articolo di don Lorenzo Milani dal titolo “Un muro di foglio e di incenso”, scritto dal priore di Barbiana nel lontano 1959, (anno in cui sono nato), e destinato al settimanale della sinistra cattolica “Politica” allora diretto da Nicola Pistelli, che fu, nel 1963, parlamentare democristiano inviso al cardinal Ottaviani, che ebbe a definirlo “comunistello da sacrestia”. Neera Fallacci , nella sua biografia su don Lorenzo, definì l’articolo, formidabile documento, mentre Nicola Pistelli non ebbe mai il coraggio di pubblicarlo, confermando di fatto quanto il priore di Barbiana imputava a chi avrebbe dovuto far vivere e dare un’anima alla carta stampata. L’articolo, sicuramente datato, è veramente un documento formidabile che desta interesse ed è quanto mai attuale e mi aiuta ad introdurre una riflessione avente per oggetto la Trasparenza, che propongo a chi frequenta Chiesa Controcorrente. Dopo ciò è mia inderogabile volontà, in nome della trasparenza, trascrivere il mio carteggio (solo mio perché ad esso non ho mai ricevuto risposta), inviato in questi primi due anni di sacerdozio,al Vescovo della diocesi di Biella, per far emergere del mondo ecclesiastico quell’atteggiamento di formale assenso e carenza di dissenso, atteggiamento di sola facciata , adottato per il mondo esterno, il mondo laico, ma che di fatto non rappresenta la realtà e soprattutto la verità. L’imperante e diffuso atteggiamento del mondo ecclesiastico, è racchiuso nella parola : anatema, tratta dalla Scrittura, che è quella ragionata volontà di ignorare, dimenticare e far dimenticare spingendosi all’estremo cioè sino a cancellare la memoria, allontanare, escludere, eliminare, non considerare, mettere in disparte sino ad epurare chi si interroga e dissente da quel mondo chiuso, ermetico, apatico, vecchio, sterile, borghese, clericale e oligarchico. (VEDI ARTICOLO NELLA SEZIONE NOTIZIE)
SULL'AFFRESCO (CHE VEDETE QUI SOPRA)
Osservando attentamente l'affresco (che vedete qui sopra) strappato dall'eremo di S. Bartolomeo e collocato nell'antica basilica del Santuario di Oropa (BI) emergono queste dinamiche:
- l'unità è data dallo spezzare congiuntamente il pane eucaristico
- la relazionabilità è è visibile dall'incontro di opposte direzioni
- la maturità si coglie dall'età delle due figure
- la diversità è rappresentata dalla foggia degli abiti
- la dinamicità si legge nella presnza dei due bastoni dei pellegrini
- la santità è rappresentata dalle aureole
Nella molteplicità delle presenze umane emerge (nel pane) l'unicità dell'atto divino, e la reciprocità degli sguardi è la ricerca di Cristo nell'altro.
L'Eucarestia migliora dunque: relazionabilità, unità, maturità, unicità, diversità, reciprocità, dinamicità, dunque la santità.
In alto sulla foto si trova questa frase di don Divo Barsotti: "La vita del sacerdote è sacrificio puro. Egli non vive, non può vivere per sè - non ha più una vita. Qualunque cosa faccia per essere amato, stimato, per vivere, il suo sforzo non ha mai il potere di toglierlo alla sua solitudine. Il crisma dell'ordinazione lo separe dagli uomini, egli diviene come il capro espiatorio che si abbandona nel deserto, lontano da tutti".
Questa frase presenta la vita controcorrente del sacerdote, che vive il paradosso di una vita nel mondo e del mondo, appartenendo per scelta e per natura all'altro mondo. Questo suo sacrificio, questo suo vivere controcorrente, fa dei due un unico mondo.