... ambone ....

22.01.2022 14:02 “ ... Lo scriba Esdra ... aprì il libro in presenza di tutto il popolo ... tutto il popolo si alzò in piedi ... “ è ciò che abbiamo ascoltato dal libro di Neemia , prima lettura di questa III domenica del Tempo Ordinario . Fratelli cristiani, Esdra sacedote e Neemia governatore , intorno al 445 a.C. cercarono di riportare il popolo d’Israele ( rientrato dall’esilio babilonese per l’editto del re Ciro )al più rigoroso rispetto della Legge di Dio e dei padri. Ciò che aveva tenuto e teneva unito il popolo era il Libro , la Torah ,la Parola di Dio . Neemia ci ragguaglia da chi era costituito il popolo che si era riunito per ascoltare la proclamazione della Torah : “ ... assemblea degli uomini ,delle donne e di quanti erano capaci di intendere ... “ . Esdra scriba e sacerdote scrive Neemia “ ... portò la legge ... Lesse il libro sulla piazza ... dallo spuntare della luce sino a mezzogiorno ... tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge ... come ebbe aperto il libro il popolo si alzò in piedi ... rispose: << Amen, amen >>, alzando le mani si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore ... “ . Il libro dunque era , e ancora oggi è segno della presenza del Signore che parla . Il sacerdote ( e voi ne siete testimoni fratelli cristiani durante la Liturgia della Parola ) sempre bacia il Lezionario ( il libro dove è scritta la Parola ) dopo averlo letto all’assemblea e a volte lo innalza ,lo incensa. Con quei gesti , lo venera , venera la Parola ; venera quel libro , il Lzionario, perché contiene la Parola di Dio diffusa dalla voce dell’uomo alla presenza dell’assemblea ai suoi piedi riunita. L’uomo è dunque strumento di Dio , presta la voce affinchè la Parola si diffonda , sia proclamata , insegni , conforti , inciti , convinca , giunga a chi è lì convenuto. Abbiamo ascoltato nella prima lettura che lo scriba Esdra “ ... stava sopra una tribuna di legno , che avevano costruito per l’occorrenza ... “ . La voce dunque proveniva dall’alto si diffondeva dall’alto verso il basso , dal trono di Dio verso l’assemblea che radunata ascoltava con lo sguardo rivolto verso l’alto , verso il libro ,verso il trono , fonte , origine della Parola . Fratelli è quanto voi vivete , quanto l’assemblea vive quando si raccoglie , si convoca per ascoltare la Parola di Dio ai piedi dell’ambone , ai piedi del trono ; la situazione è la stessa che Neemia racconta nel suo libro ispirato. Dobbiamo immaginare, fare galoppare la fantasia , cioè dare vita alla nuova realtà , alla vera realtà che si manifesta a coloro che rivolgono il loro sguardo di fede verso l’ambone , il trono da cui Dio , il Signore , parla . Così , in questo modo appare la visione, si sviluppa la visione, prende corpo la visione . Non dobbiamo andare in giro per il mondo a cercare chissà quali segni quando la Liturgia mette davanti ai nostri occhi questa realtà , la realtà, la vera realtà ,la Partola che si incarna che diviene Presenza , Presenza di Dio . La Liturgia traduce in segni e gesti la presenza di Dio fra di noi , la Sua presenza di fronte all’assemblea . Mai Dio è dietro di noi è sempre davanti a noi ; se si volta è per incitarci fissandoci con il suo sguardo penetrante ,e davanti a noi ci invita a seguirlo verso la libertà e la verità , perché il Signore Dio è via ,verità e vita : “ ... Io sono la via, la verità e la vita ... “ ( Gv.14,6 ) e se si segue nel corso della propria vita la via della verità si guadagna, si acquista la liberità, si ottiene la libertà secondo quanto Gesù afferma : “ ... Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi ... “ ( Gv.8,31-32 ) e la liberazione avviene in questo mondo che con metodo impone la schiavitù ,l’oppressione , la dipendenza . Fratelli si legge ancora nel libro di Neemia che “ ... il leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso , e così facevano comprendere la lettura ... “ e secoli dopo Paolo scrisse ai Tessalonicesi queste parole ( 1 Ts.2,13 ) : “ ... noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete ... “ . Fratelli , da Neemia a Paolo dunque , il concetto è lo stesso , segno dunque della Tradizione cioè della trasmissione, dell’elaborazione, della rielaborazione, della rivisitazione della Parola di Dio che attraverso i secoli con la Liturgia trasmette ciò che è stato e che per sempre sarà ossia la Parola di Dio proclamata cioè letta solennemente , commentata e spiegata perché si possa comprendere , perché sia compresa dall’assemblea che si autoconvoca non solamente per ascoltare il Signore Dio ma per vederlo nell’atto di parlare , insegnare , ammaestrare , trasmettere e convincere . La Parola si è incarnata , si è fatta carne, si è fatta uomo , persona , si legge nel Vangelo di Giovanni (1,14 ) : “ ... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi ; e noi vedemmo la sua gloria ... “ ma al tempo stesso la Parola di Dio , per analogia, si “ incarna “ in ogni uomo non solo che la proclama leggendola solennemente di fronte all’assemblea , ma che ascoltata si adopera per viverla . In quell’attimo la figura , l’immagine del lettore scompare , è Dio che per mezzo della voce dell’uomo , di quell’uomo fa sentire la sua voce e si manifesta, ecco perché chi legge la Parola di Dio dall’ambone deve sentirsi rivestito di una responsabilità che è quella di far risuonare , di ripetere con chiarazza non sue parole ma la Parola . L’assemblea riunita dal canto suo deve volgere lo sguardo verso la Parola per vedere Dio , per renderlo presente , per renderlo vivo , per farlo vivere , per godere della sua presenza . Dio dunque manifesta la sua eternità attraverso la Parola proclamata all’assemblea convocata , da sempre e per sempre . L’eternità dunque è eterna presenza e ciò vale per Dio ma anche per noi fratelli che componiamo l’assemblea , che siamo assemblea . L’assemblea è unità e quell’unità è da sempre e per sempre , Dio parla non ad un numero di presenti ma all’umanità , che è unità , unità che abbraccia tutto il tempo sia quello passato che presente , sia quello che verrà . Tutti i fedeli dunque sono presenti da sempre e per sempre quando è proclamata la Parola : “ ... perché Dio sia tutto in tutti ... “ come scrisse Paolo nella sua prima lettera alla comunità cristiana che era in Corinto . ( 15,28 ) Fratelli credere significa rendere presente il Signore Gesù ,rendere presente ciò che non si vede ma che si spera come ebbe a scrivere Paolo agli Ebrei (11,1 -3 ) : “ ... La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono ... Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede ... “ e credere è rendere visibile l’opera di Dio l’ha insegnato Cristo stesso ( Gv.6,29 ): “ ... Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato» ... “ . Credendo dunque rendiamo presente il Signore Dio incarnato , rendiamo visibile ciò che non si vede , ciò che è invisibile e ciò è segno della nostra divinità , del nostro essere divini perchè figli di Dio come recita il salmo 81 ( 6 ) : “ ... Voi siete dèi,siete tutti figli dell'Altissimo ... “ e la conseguenza di questa nostra condizione la predica Gesù ( Gv.14, 12-14 ) : “ ... In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò ... “ . Fratelli qual è dunque quella potenza che attraverso il credere , il nostro credo , la nostra fede diviene atto ? A questa domanda risponse Gesù attraverso il racconto dei tre sinottici ( Matteo , Marco e Luca ) di cui vi riporto quello di Matteo ( 17,20 ) “ : ... se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile ... “ . Così , in questo modo e solo in questo modo si cambia passo , l’uomo divenuto credente assume la sua vera identità , torna come il figliol prodigo alla casa del Padre per indossare l’anello segno della regalità ereditata dunque figlio , erede , divino , credente , idoneo , capace , pronto a cambiare questo mondo non secondo i desideri dell’uomo ma secondo il piano di Dio . Dunque per rinnovare questo mondo vale sempre l’ ammonimento che Gesù rivolse a Tommaso ( Gv.20,27 ) : “ ... e non essere più incredulo ma credente! ... “ .