ANTICONVENZIONALISMO? NO LOGICA CRISTIANA

26.05.2015 08:20

Nella serata di sabato anziché recarmi alla veglia di Pentecoste che il messale romano non contempla liturgicamente nel modo in cui viene svolta qui in diocesi, con alcune coppie di sposi e due confratelli abbiamo cenato analizzando le argomentazioni ed i dati che saranno dibattuti nel prossimo Sinodo dei vescovi che si terrà ad ottobre a Roma. L’argomento dibattuto è stato la partecipazione ai sacramenti dei separati, divorziati e conviventi. Queste persone (perché sono persone) cristiane e cattoliche oggi all’interno della comunità cristiana sono divenute un problema. O meglio sarebbe dire le abbiamo fatte divenire un problema. Colgo io, ignorante in materia nella comunità cristiana, lo stesso atteggiamento che ebbero i cristiani provenienti dal giudaismo nei confronti dei gentili: il problema al tempo era la circoncisione e l’incirconcisione. Siamo nella stessa situazione, oggi noi siamo nella stessa situazione di chiusura e obbligo di chi non accettava in comunità i gentili se non si sottoponevano alla circoncisione. Allora ci fu un Concilio, il primo Concilio della Chiesa a Gerusalemme, a sancire l’uguaglianza tra giudei e gentili, perché la comunione dunque la comunità mette tutti sullo stesso piano. Sabato sera forte è stata la testimonianza di una coppia in cui lei cattolica praticante raccontava di come il Signore aveva posto sulla sua strada lui, divorziato e si chiedeva se quell’incontro recava in sé un motivo. Questo noi come cristiani lo dobbiamo accettare, non possiamo sostituirci né prendere decisioni per Dio, è quello che Pietro in Atti dichiara per i circoncisi a favore degli incirconcisi, e come lo Spirito Santo, sempre secondo il racconto di Pietro discese anche su di loro. Attenzione dunque a non far prevalere le ragioni umane su quelle di Dio. Altr’affermazione pregnante è stata quella di un confratello il quale ci faceva notare che il Cristo si è incarnato in quest’umanità, che nel crescere reca in sé queste problematiche: impossibile a Dio? Tutto è possibile a Dio (Mc 10) si leggeva nel vangelo di ieri, dunque le problematiche sono superabili, prova ne è questo papa che in merito ha le idee chiare, e per le tematiche proposte al sinodo e per l’apertura dell’anno della misericordia legato strettamente alle tematiche sinodali. Un altro confratello ricordava come la Chiesa, la prima Chiesa aveva adottato percorsi atti al recupero di peccati gravi (pensiamo ai lapsi, coloro che avevano abiurato la fede e chiedevano di rientrare in seno alla madre Chiesa) sempre la Chiesa si è preoccupata della salvezza dell’uomo, più che della sua condanna. L’altro esempio eclatante è l’assoluzione dai peccati in punto di morte. Io dalla mia esperienza di padre mi chiedevo pubblicamente se mi sentivo di condannare o non giustificare l’atteggiamento di uno dei miei figli convivente e se di questo potessi accettare un matrimonio di compiacenza o di forma sempre in voga tra le famiglie cattoliche borghesi e benpensanti (non si sa sino a  quando). E’ sicuramente necessario per una sana pastorale famigliare adottare metodi anti convenzionali nella preparazione dei giovani al matrimonio; auspicabile sarebbe incontri con famiglie normali non coppie proposte, solitamente modello di coppie che incarnano un ideale ma non la realtà matrimoniale. Coraggioso invece, quanto mai reale sarebbe auspicabile l’incontro anche con cristiani risposati o separati che vivono con dignità la loro condizione ma marginalizzati dalla comunità cristiana, inutili gl’incontri con le figure istituzionali del matrimonio, quali il medico, l’avvocato, lo psicologo e quant’altro. Questo cari amici di Chiesa controcorrente lo scrivo per tirarmi addosso “l’ira funesta delle vecchiette a cui aveva  sottratto l’osso” come cantava qualche anno fa Fabrizio De Andrè.