CASTRATI!

28.05.2015 06:16

Tratto da “Conoscersi, decidersi, giocarsi” Carlo Maria Martini cardinale arcivescovo di Milano, negli anni 90 così scriveva:

“ In realtà non è infondata la paura che lo stesso ministero, trovandosi in situazione di meschinità, di grettezza, di abitudinarietà, finisca con il logorare la nostra decisione abbassandola a routine; vengono infatti richieste sempre le medesime prestazioni, vengono richiesti i medesimi tempi e si diventa dei mestieranti. E’ addirittura possibile che la chiusura di un ambiente ecclesiastico contribuisca all’indurimento del cuore. Personalmente temo talora questo rischio, e mi pare di aver trovato due rimedi. Il primo è la lectio divina che mi riporta continuamente alle visioni ampie, cosmiche del mondo di Dio, capaci di ossigenare dando senso ad azioni apparentemente banali o ripetitive…. Il secondo rimedio è quello di pensare e vivere allargando gli orizzonti; perciò sottolineo l’importanza dell’ambito decanale, diocesano, della Chiesa universale. Chi vive a questi livelli, si affloscia certamente meno; invece, la durezza del cuore si riscontra di solito in persone molto chiuse, interessate soltanto al proprio orticello, indifferenti ai grandi eventi ecclesiali e sociali, prive di apertura e sensibilità”.

Già negli anni ’90 la visione del clero è quella di mestieranti che vivono all’interno del proprio orticello, “castrando e castrandosi” la visione a larghi orizzonti della Chiesa universale. Perché slegati dal mondo di Dio riconducibile a quelle visioni ampie e cosmiche, come scrive il presule, che scaturiscono della lectio divina. Nel pieno rispetto di una vera autorità episcopale (Martini) mi rimetto concorde alle parole del presule… è evidente che queste affermazioni e deduzioni non necessitano di commento, ma solo di essere seriamente prese in considerazione. Irriverentemente (come mi si dirà) “giro” questi pensieri al mio vescovo e ai suoi collaboratori, affinchè prendano coscienza che siamo in ritardo di solo 25 anni (un quarto di secolo), e invitandoli a smetterla di giocare ma a prendersi sul serio.