CONFRONTI DUNQUE SCONTRI

29.05.2015 08:25

Un cristiano, il cristiano non può fare a meno di riflettere, scrivevo ieri come della vita cristiana sia parte attiva, cioè la costituisca la lectio, la meditatio e la ruminatio, azioni che portano alla riflessione, all’incontro, al confronto e spesso anche allo scontro, sempre nell’ottica del rispetto e della trasparenza. Il Signore rivolgendosi ai suoi discepoli, a noi,  dice che nulla è stato nascosto e tale dev’esser ed è il nostro atteggiamento con chicchessia costi quel che costi, anche la sospensione “ad humanis” alla quale sono stato condannato. Cari amici di Chiesa controcorrente riflettevo sulla comunità che seppe allora crearsi mons Giustetti durante il suo episcopato e in seguito sulla pace nella pace, nel silenzio, nello studio e nella preghiera del suo ritiro a Muzzano. La comunità era costituita da due donne consacrate impegnate come insegnanti nel mondo della scuola. La condivisione della giornata tra il lavoro, la preghiera (l’ora et labora benedettino) comunque aperta tra chi fedeli, laici e preti voleva partecipare alla preghiera comunitaria. Nei miei colloqui brevi con mons Giustetti non ho mai sentito fare cenno a questa sua esperienza, quasi a proteggere, serbare, conservare (perché preziosa) questa sua realtà condivisa. Nelle udienze ( e preciso udienze e non incontri) concesse a me dall’attuale vescovo della sua comunità ha vantato e faceva trapelare che era costituita da due suore del Cottolengo di Torino, di cui una “gli faceva un po’ da segretaria” e l’altra “un po’ di cucina”. La caduta di stile e la pochezza di quest’affermazione è lampante e assordante, impossibile non sentire e non vedere, e non provare vergogna, ma si sa che in diocesi da noi la persona è considerata pedina e la sua dignità è attribuita in base all’uso: siamo un’azienda riconosciuta.