CONTI E CONFRONTI

28.04.2015 07:00

Ho partecipato ad un convegno e a porgere il saluto ai partecipanti si è presentato il card presidente della CEI, arcivescovo di Genova. Nel suo breve ma intenso intervento ha comunicato di avere concluso, dopo sei anni, la sua visita pastorale alle 216 parrocchie che costituiscono la sua diocesi. Mi fermo a questi dati, sei anni e 216 parrocchie, non voglio essere preciso sino al parossismo, come lo è stato il nostro vescovo nella lettera inviata alla parrocchia di S Stefano, e subito pubblicata sul bollettino parrocchiale, ma ciò che è evidente, anzi evidentissimo è che il nostro presule per visitare 114 parrocchie, tale il numero che compone la diocesi di Biella, dato estrapolato dalla lettera del vescovo pubblicata sul bollettino ha impiegato poco meno di 14 anni, e non ha la responsabilità e nè gli impegni di un cardinale. Il diritto canonico, di cui il nostro presule nei vari colloqui dà l’impressione di ben conoscere (almeno in ciò su cui vuol far colpo), indica in 5 anni il tempo massimo per iniziare e concludere la visita pastorale. Il tono trionfante che usa il nostro presule per comunicare la fine della sua visita pastorale alla diocesi è da ridimensionare se confrontata ai dati che il card Bagnasco (non io) ha comunicato. Due parole sulla logistica del convegno: la provenienza dei relatori era circoscritta ad un raggio di circa 200 Km dal luogo ove si è svolto il convegno, a condurlo e moderarlo una firma autorevole, se penso a quelli organizzati in diocesi dai saccenti collaboratori episcopali… Potrei dire che qui si organizzano non tanto convegni, ma seratine non tanto impegnative, anonime, fatte per forma e non per sostanza con un ritorno scontato: decadenza e mediocrità. In ultimo durante il convegno sino alla fine è stato presente il vescovo del luogo ospitante il convegno, che ha ascoltato i relatori, ha condiviso con i partecipanti il frugale rinfresco e ha concluso con un sapiente intervento: cura, rispetto, educazione verso la persona, ho colto ciò che non colgo fra la mia gente.