ECCELLENZA REVERENDISSIMA , IN POCHE RIGHE E SOLO PER LEI UN CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI

01.05.2015 09:48

Discutendo con un confratello sulla sacra Scrittura e confrontandomi con esso, eccellenza reverendissima, diciamo facendo formazione che non è certo quella di sentire raccontare la storia dei santi Giovanni Bosco e Filippo Neri, dei quali in quest’anno ricorrono gli anniversari della nascita, ebbene si è pregata la Parola, perché la Parola si prega non si legge, e pregando il capitolo 5 di Atti non proposto dalla liturgia perché scomodo e proprio perchè scomodo va pregato e meditato ancor di più della Parola proposta (Atti 5, 1-12), ebbene ci si accorge che il possesso, il denaro è al centro della prima divisione in seno alla nascente comunità cristiana. Il denaro, dove c’è denaro c’è potere, giochi di denaro e potere e ciò che ne consegue. Tenere per sé, far valere sé, togliere agli altri, far morire gli altri. Al capitolo 6, all’inizio del capitolo 6 di Atti si deduce che oltre al denaro, ( lo sterco del diavolo, citando papa Francesco) si può capire tra le righe che nella prima comunità cristiana si facevano preferenze, tanto che direttamente gli apostoli ebbero a prendere provvedimenti, ed istituirono i diaconi, coloro che in un certo senso rendono giustizia, a cui è affidata la giustizia, fanno le cose secondo giustizia, dirimono, non fanno preferenze. La preferenza, la politica che lei eccellenza reverendissima ha adottato tra questo clero e i fedeli laici, ha disgregato, intanto il tessuto sociale del clero creando divisione e spaccature e hanno negato tra i fedeli laici una politica di turnazione e ricambio escludendo soprattutto i giovani dalle responsabilità. Sono passato 2000 anni eccellenza reverendissima ma non è cambiato nulla, e la cosa che mi fa più orrore è vederla associata al denaro, alla gestione di denaro, a mezzo di una banca, e pensare che si possa chiudere una biblioteca e un corso universitario per giovani. Sarebbe un’onta se succedesse ciò, una vergogna, come è vergognoso leggere su di un giornale locale i contro bilanciamenti tra un candidato e l’altro nel consiglio di amministrazione di una fondazione bancaria, pensando che è lei che ha potere di nomina, e che preti seggono non certo a titolo gratuito nel CDA. Denaro e preferenze perché poi vuol dire che gli amici dei preferiti hanno, e gli sconosciuti ai preferiti non avranno. Mi vergogno a farle l’elenco. E i rappresentanti cattolici? Pedine, come ebbe a dire a me il suo preferito, il provicario episcopale, quello che si vanta di scrivere le sue lettere pastorali… Pedine, io mi sono sempre ribellato a farmi trattare da pedina, ma io non provengo, e non ho ricevuto l’educazione (per fortuna) come quei ragazzini dai pantaloni corti che obbediscono per poi farsi obbedire perché siccome la formazione è l’obbedienza, obbediscono, si fanno usare, muovere nella scacchiera del potere. Se si tocca l’università (che un mio figlio frequenta) e la biblioteca (dove i miei figli vanno a studiare), allora io prete, padre e uomo di buona volontà sarò la spina nel suo fianco partecipando a formazioni e raduni del clero e contestandola continuamente oltre a farmi promotore di un comitato cittadino a difesa di ciò che un grande vescovo (non certamente lei), ma monsignor Losana, ha a suo tempo creato per la città e che lei in questi anni ha saputo demolire.

Biella 1 maggio 2016, nel sedicesimo anniversario della nascita al cielo di mia moglie Anna a tutela dei miei figli