L'ARTE DEL COMPRENDERE

24.05.2015 09:07

Mi soffermo fratelli cristiani sulla prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli, e precisamente mi soffermo sui primi 4 versetti. Luca scrive che “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. La comunità è riunita, ha come origine, inizia la sua genesi nello stesso luogo, e questa è l’esperienza di allora, di quei tempi; ora la comunità è universale, ma il luogo è lo stesso, siamo tutti radunati insieme nello stesso luogo, la condizione per la venuta dello Spirito Santo è l’unità, perché lo Spirto Santo è unità, unione, cioè vita, perché è dall’unione che scaturisce la vita. Il nostro stare nello stesso luogo, nella Chiesa, fa scaturire vita, cioè lo Spirito Santo. La sua presenza (la presenza dello Spirito Santo) non è celata, nascosta, noi scrive Giovanni siamo figli della luce, non delle tenebre, la presenza dello Spirito Santo è fragore, cioè qualcosa che non si può non avvertire, è rumore lo Spirito, fragore; impeto cioè forza, ha forza, è forte, è colui che atterra Paolo sulla via di Damasco, e che ancora in Atti per bocca dello stesso Paolo, è colui che lo costringe ad andare a Gerusalemme “ed ecco dunque costretto dallo Spirito vado a Gerusalemme”. Se cristiani, se credenti, se praticanti, non possiamo non sentirne la presenza, non avvertire la presenza, proprio perché rumorosa, impetuosa. Luca lo abbiamo sentito lo paragona al vento, all’aria, aria che si muove, in movimento, aria che ci circonda, che ci satura, che entra in noi. L’aria è ovunque e per chiunque, l’aria è vita, dopo 40 giorni senza assumere cibo si rischia di morire; dopo 6-7 giorni senza bere acqua si rischia di morire; dopo appena 7-8 minuti senza respirare, in assenza di aria, senza portare aria ai nostri polmoni, senza riempirli d’aria si muore. L’aria è vita come lo Spirito è vita… e ancora scrive Luca “ …e riempì tutta la casa”. L’aria, il vento, intasa, riempie, stipa ogni spazio, satura. Quella casa è come il grembo della Vergine che lo Spirito riempie di vita, delle vita con la v maiuscola; in quella stanza lo Spirito ha dato, come nel grembo della Vergine compimento all’unità, ha generato unità, non ha lasciato spazio alcuno se non hai presenti, non li ha inglobati o spazzati via, ma preservati, perché potessero crescere (e di nuovo richiamo il grembo della Vergine), e tutto ciò malgrado il suo impeto, il suo fragore. Ancora Luca, fissa, o meglio propone l’immagine delle lingue di fuoco, cioè della luce, quella luce che entra, penetra in ognuno di noi, affinchè possiamo divenire portatori di luce, come Lucifero (letteralmente portatore di luce), il prediletto da Dio, l’angelo prediletto di cui noi oggi siamo invitati a prenderne il posto, cioè ad occupare, assumere la dignità di prediletti, così da divenire (il genere umano) l’anti maligno, ci è data questa possibilità, perché unità (cioè quel tutti insieme nello stesso luogo) unità che è antitesi della divisione (ecco perché Paolo ai Galati nella seconda lettura elenca le opere dell’uomo, della carne che comprendono appunto la divisione e le fazioni); l’uomo è dunque elevato alla dignità di nuovo angelo del bene, di portatore della luce, figlio della luce, figlio di Dio, “un eschalation” verso l’alto, verso la perfezione, verso la ricostituzione di quell’armonia che si era rotta, offuscata, distorta. Ancora Luca annota, e lasciatemelo dire fratelli cristiani il momento più bello “… e cominciarono a parlare in altre lingue” è l’esplosione del bello, del vero, della verità, del sentimento cioè del profondo sentire che è comprensione, trasparenza, arte. In quel luogo ci si comprende, una comprensione universale, ecco perché ho affermato che è arte, cadono le barriere, innalzate a Babele quando l’umanità costruì una torre per raggiungere il cielo, Dio, e Dio confuse l’umanità con la non comprensione che la portò a disperdersi e a perdere l’unità. In quel luogo ora l’unità, lo Spirito, fa comprendere, rende possibile esprimere in primo luogo a se stessi Dio poi agli altri. In quel luogo dunque avviene un secondo parto, disposto da Dio è generato l’uomo nuovo, generato dallo Spirito Santo, dallo Spirito di Dio, portato in grembo, partorito e nutrito al seno della madre Chiesa, madre e casa comune e porta del cielo, attraverso la quale passa il Signore, il Cristo, lo Spirito, luogo di passaggio e unità, luogo in cui sostare per ascoltare il fragore e fare esperienza della forza che viene, e cogliere la luce che non genera ombra ma che penetra l’uomo sino a renderlo cangiante come il Cristo sul Tabor, luogo dove si comprende e ci si comprende, dove ci si scopre, si conosce e ci si riconosce, dove s’incontra la Visione e con essa si dialoga, dove si fa esperienza del Regno a cui si appartiene, dove non manca nulla perché luogo saturo, pieno, colmo tanto da essere colmati. Un giardino, quel luogo, questo luogo è un giardino, è il giardino ricostituito dove non c’è più il frutto proibito ma i frutti da cogliere per saziarsi a volontà: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé, e Paolo scrive che contro queste cose non c’è Legge. Vedete fratelli cristiani il messaggio è questo, noi siamo chiamati (come conclude Luca in Atti) a parlare attraverso lA nostra esperienza: “ delle grandi opere di Dio” ad una folla che a quel rumore, a quel fragore, dunque all’evidenza, alla realtà, alla verità rimane turbata.