LE NOSTRE ORIGINI? TURBATI E DUBBIOSI, DUNQUE TESTIMONI!

19.04.2015 09:26

Fratelli cristiani, santi della Chiesa di Borriana, come vi definirebbe Paolo, Luca in questo brano a lui ispirato, ci da le indicazioni, ci spiega i due punti fissi, fermi, imprescindibili della presenza di Gesù tra di noi e delle modalità d’incontrarlo. Gesù risorto si riconosce, è riconosciuto nello spezzare il pane, lo vanno a raccontare a : “ gli undici e quelli che erano con loro”, i discepoli di Emmaus. Quello spezzare il pane è il segno, lo stesso segno, che verrà ripetuto qui tra poco, è il segno che fa memoria di quello spezzare il pane avvenuto ufficialmente, con ufficialità nell’ultima cena, l’istituzione dell’eucarestia, raccontata dagli evangelisti sinottici (Luca, Marco, Matteo) e ripresa da Paolo nelle sue lettere. Quello spezzare il pane è gesto, è segno, avviene in una comunità di credenti, ha origine con l’ultima cena, poi viene ripetuto in piccole comunità di discepoli, ad Emmaus: “ dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”, è la memoria, il fare memoria, è l’istituzione dell’eucarestia comune a tutte le comunità cristiane da allora e per secoli,  e per i secoli a venire, nella Chiesa, memoria di quelle piccole comunità, di quel piccolo nucleo di quell’origine, la nostra origine, la nostra genesi. Gesù non è un fantasma, è palpabile, udibile, visibile, mangia, Gesù è presenza, la memoria è dunque presenza tangibile, è il tangibile, il gustabile, l’udibile, il visibile; la memoria è presenza, cioè certezza, realtà, il reale “ prova delle cose che non si vedono”, e il suo fondamento è posto “ nelle cose che si sperano” scrive Paolo nel definire la fede, di cui la memoria è pilastro. La fede, il credere, dà origine alla memoria, la perpetua attraverso la Tradizione, sino a noi, a noi che viviamo qui oggi, attenti e in attesa di quello spezzare il pane, per vedere e gustare la Presenza del Signore che risorto non ci lascia più, come scrive Giovanni nella seconda lettura: “ abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo il giusto”, un Paraclito cioè un avvocato, chi cioè ci difende, chi fa le nostre veci. L’altro modo in cui si manifesta la presenza di Gesù tra di noi, o tra noi, tra noi credenti, è nella Parola letta, proclamata, udita: “ allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture”, alla Presenza, di fronte alla Presenza, al cospetto della Presenza, la Presenza apre la mente per comprendere. Comprendere significa portare dentro, dentro di noi, interiorizzare, ma significa anche amore, l’atto sponsale è un portare dentro, è un lasciarsi portare dentro, nell’intimo, attraverso uno scambio d’intimità, vivendo l’intimità. La Presenza stessa è intimità, è per me, è Presenza, è presente per me solo, è rapporto esclusivo per me, si spezza per me, perché è pane che gustato entra in me, per nutrirmi, cioè per farmi crescere, sviluppare, portarmi verso l’alto, elevarmi e resta in me, è Parola che udita entra in me, è portata dentro, è accolta perché cresca (io cresca) nella comprensione. Il crescere nella comprensione è l’essere nutriti sono sinonimo di crescita, sono segni vitali, di vita e Gesù per bocca di Pietro nella prima lettura è definito “l’autore della vita”. Vedete fratelli cristiani, santi della Chiesa di Borriana, come questi momenti vissuti qui, tra queste mura, siano memoria di ciò che è avvenuto 2000 anni fa; credenti costituenti la comunità di credenti, cristiani condividenti la fede nel Cristo risorto, noi lo incontriamo nella Parola (che è mensa) e nella mensa eucaristica, siamo comunità che incontra il suo Signore, comunità che di fronte a queste cose, a questi eventi lecitamente può turbarsi e fare sorgere nel suo cuore, nel cuore dei suoi componenti dubbi: “perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?” Perché fratelli cristiani noi siamo di questi eventi testimoni, ce lo dice Gesù stesso: “di questo voi siete testimoni”, e lo si ribadisce negli Atti degli apostoli:” noi siamo testimoni”. Quella testimonianza indicata da Pietro e da Gesù, è la nostra testimonianza e non è riservata solo ai preti, ai vescovi, ma ad ognuno di noi, di cui voi soprattutto siete parte, ad ognuno di noi senza distinzione; se siamo testimoni lo siamo tutti a seconda delle nostre capacità: i nostri carismi. Il Signore alla nostra presenza ci presente la sue mani, cioè il suo fare, i suoi piedi, cioè il suo equilibrio e il suo moto e si svela, si spoglia mostrando il suo fianco, non come il pugile che pur spogliato protegge il fianco perché è il punto che se colpito può per lui essere fatale, può compromettere l’incontro, no! Il Signore lo mostra, lo espone il fianco. Ecco fratelli cristiani, santi della Chiesa di Borriana cos’avviene tra queste mura, senza accorgersene, senza clamore, conosciamo incontriamo, udiamo, tocchiamo crediamo ciò che speriamo, cioè cresciamo nella fede.