L'OSSO, LA TROIKA, LA CARNE

08.05.2015 08:41

Come sarebbe auspicabile che il presbiterio si riunisse almeno due volte al mese e come formazione rileggesse e meditasse aiutato da valenti esegeti, valenti, cioè di spessore (non certamente… facciamo noi altri…) gli Atti degli apostoli. Con un confratello ci siamo confrontati su Atti 8,4. Una riga e un “pezzettino” che vi riporto cari amici di Chiesa controcorrente “quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo annunciando la Parola”. Il contesto di questa frase è la persecuzione di cui Paolo è partecipe e la dispersione della comunità cristiana dopo la lapidazione di Stefano. Se penso ai progetti pastorali che vengono imposti, studiati a tavolino perché devono stupire, o al dibattito sui temi… il born out… quando il messaggio della sacra Scrittura è appunto quello di annunciare la Parola, dire la propria esperienza sulla Parola, dire che è esperienza, allora se penso a ciò rido a crepapelle per quelle stupide riunioni così disertate, poco partecipate dove ciò che è al centro è lo spuntino di mezzo mattina o il pranzo luculliano che le conclude, dove si è chiamati a condividere  e a raccogliere il “contributo” perché poi gli esseri pensanti, cioè i malpensanti ci pensano a fare sintesi, personaggi calati dall’alto, beh lasciatemelo dire che tutto ciò è squalificante, dunque mi fermo alla Parola e con essa mi misuro e mi confronto, con essa cammino, perché con essa e in essa cresco. Decresco se mi affido ai programmi pastorali di questa gente che ritiene la pastoralità qualcosa da vendere (l’acqua del torrente Oropa) con cui fare giochi di potere (Fondazione docet), questa gente non è gente in grado di annunciare la Parola ma di offuscare la Parola, annebbiarla con un alone, renderla poco chiara, confonderla. Il loro programma pastorale primario non è la diffusione della Parola, è altro, è fare altro, è seguire l’idolo: sono divenuti idolatri, infondo non sono mai cresciuti, adolescenti con l’aspetto da uomini, non cambieranno mai, perché si sentono arrivati, perché hanno orizzonti e obiettivi, li hanno aspettati per tutta una vita, hanno atteso l’osso da rosicchiare e ringhiano anche solo se ci si avvicina per guardarli, non certo per toglierglielo. Lasciateli succhiare e rosicchiare, per noi l’importante è l’aver mangiato la carne che era attaccata all’osso. Intanto come ci ricorda Atti la parola si diffonde in barba ai loro piani pastorali, e c’insegna che non serviamo a nulla e che siamo nelle mani di Dio e non nelle mani della troika che partecipa al governo di questa diocesi