PER SEMPRE IN UNDICI

28.05.2017 15:34

Quando leggiamo , oggi , nel Vangelo di questa VII domenica di Pasqua che celebra la solennità dell’Ascensione del Signore , che : “ … gli undici discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato …. “ dobbiamo comprendere che quell’azione non è circoscritta e riferita solamente a quel tempo , ma è un’azione , un atto che viaggia eternamente nel tempo sino alla fine del tempo , e che quei discepoli , oggi , non sono più gli undici, ma noi fratelli cristiani …. ben più di undici …. ma sempre undici . Quell’esperienza , l’esperienza degli undici , non è mai cessata , non si è mai spenta , esaurita , ma vive oggi in noi …… sì che oggi noi abbiamo la responsabilità , come abbiamo sentito proclamare nel brano di Vangelo dell’evangelista Matteo proposto dalla liturgia , di andare ovunque e di fare discepoli chiunque : “ Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli …… “ . Ciò non significa che è appannaggio del clero perpetrare o meglio perpetuare quell’azione , ma è dovere morale , civile , sociale , religioso di ogni battezzato . Come ? In quale modo ? Quel battezzare non significa solo versare sul capo di un bambino un poco d’acqua no ….. battezzare quel bambino implica , dimostrare cristiana la mia condotta , il mio stile di vita , la coerenza al mio credo , la professione del mio credo con tutto me stesso , con tutta la mia totalità , la mia unità , che San Paolo identifica in corpo , anima e spirito . Quel bambino sarà cristiano, sceglierà di essere cristiano anche osservando e giudicando i membri della comunità ….. noi fratelli cristiani . Ciò che ci fa discepoli , è come conduciamo la nostra vita , come dimostriamo di condurre la nostra vita in adesione e coerenza al nostro credo …. che è ciò che Gesù si aspetta da noi ….. vi ripeto nuovamente le parole ascoltate nel Vangelo : “ …. insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato …. “ vale a dire ad insegnare ciò che nello stretto rapporto con il maestro il discepolo ha appreso . Apprendo quando vivo ciò che mi viene insegnato quando cioè non mi limito semplicemente ad imitare …… se vivo ciò che apprendo , faccio vivere ciò che apprendo , conferendogli la mia personalità , personalizzandolo e personalizzare significa dare una propria impronta , significa distinguersi , essere all’attenzione , porsi all’attenzione , porre all’attenzione il messaggio , che poi è il credo , mio , di me , soggettivo …. ma che poi è oggettivo , cioè di tutti e per tutti ……. lo facciamo alla fine di ogni omelia domenicale , recitiamo il nostro credo , che è il credo di tutti , ciò che ci rende comunità pur nella nostra diversità . Gesù è con me , è con ognuno di noi quando vivo il mio credo che è poi anche il suo , quando dico e faccio ….. e non come spesso , anzi spessissimo accade …. dico ma non faccio … che è poi ciò che Gesù per la penna di Matteo ( 23,3 ) ci ricorda riferendosi al pericolo di comportarsi come gli scribi e i farisei si comportano “ ….. dicono ma non fanno … “ . Se professo il mio credo , lo devo vivere e devo radicalizzarmi …. sì fratelli cristiani …. radicalizzarmi che non è una brutta parola , é solo mal associata , non è sinonimo di estremismo ma di vivere rigorosamente e coerentemente il mio credo … il nostro credo . Siamo tutti infervorati per Francesco di Assisi , e più ancora perché il Santo padre ha scelto di portare quel nome , ma dobbiamo ricordare che la vita di Francesco è radicale , di una radicalità che , in quel tempo , scandalizzava clero , aristocratici e borghesi cioè tutti coloro che contavano ….. per Francesco , il Vangelo , credere al Vangelo , significava viverlo così come lo si leggeva . Ecco perché Cristo prende dimora in Francesco sino a manifestare in lui le sue piaghe …. non perché digiunava o vestiva di stracci ma perché viveva il credo con dignità, coerenza imponendo in esso la sua personalità , personalizzandolo ….. in fondo conoscendosi Francesco si spinse sino dove corpo , anima e spirito potevano arrivare , possono arrivare …. non imita il Cristo …. vive il Cristo , del Cristo , per il Cristo , con il Cristo , così come il Cristo gli suggerisce …. comprende e scopre il progetto di Dio in lui , dunque il Signore gli si pone accanto , lo abita , lo inabita perché abbiamo sentito proclamare nel Vangelo : “ ….. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo …. “ . Francesco dunque , non imita , ma conosce se stesso e se conosce se stesso conosce Dio , comprende ciò che Dio gli suscita : il credo …. e lo vive … in corpo , anima e spirito cioè realizzandosi lo realizza …. ecco perchè tanto seguito . Francesco è dunque , quel Teofilo con cui si apre il Libro degli Atti degli Apostoli . Teofilo, che tradotto dal greco , significa l’amico di Dio …. e Teolfilo è anche il destinatario del Vangelo di Luca , perché Luca scrive il suo Vangelo cronologicamente prima del Libro degli Atti , ecco perché afferma subito all’inizio del Libro : “ Nel primo racconto , o Teofilo …. “ si riferisce e rimanda il lettore al suo Vangelo , che è appunto il primo racconto . L’amico di Dio è destinatario della Parola di Dio , della sua Parola , del suo Verbo che secondo Giovanni è il Cristo … Dunque l’amico di Dio è compagno di Dio , è suo discepolo . Ora il Signore ci chiama ad una radicale conoscenza di noi stessi attraverso la quale prendiamo coscienza del nostro credo che è lo stesso credo che Cristo viene proporre , insegnare , “ comandare “ come ci insegna il brano di Vangelo oggi proposto …. ma non solo , il Cristo ci invita a vivere il credo , perché il Cristo al suo credo , al credo , al nostro credo è fedele e coerente sino a viverlo in pienezza cioè patire e subire la Passione …… Paolo nella seconda lettura a commento della riflessione che vi ho proposto ci invita a consegnarsi allo Spirito affinchè si possa ricevere : “ …. una profonda conoscenza di lui … “ intendendo in quel Lui , aggiunge Paolo , “ ….. il Dio del Signore nostro Gesù Cristo …. “ . Questa è la radicalità , il modo di vivere il nostro credo …. è Pietro nella sua prima lettera ( 5,7 ) che ci insegna il miglior modo di essere radicali , di vivere coerentemente il nostro credo … scrive : “ umiliatevi …. gettando in lui ogni vostra preoccupazione … “ riprendendo l’antico insegnamento del Salmo 55 : “ … getta sul Signore il tuo affanno …. “ Concludo richiamandomi alle polemiche di questi giorni …. dirsi francescani o chiamarsi Francesco ? Nulla di tutto di ciò …. dobbiamo piuttosto incominciare a vivere da cristiani !