QUESTA TERRA E' LA MIA TERRA

05.05.2015 08:18

Non mi sono mai vergognato della mia città, di appartenervi, mi vergogno però di chi la rappresenta politicamente e religiosamente se “l’operazione di Città studi” si concluderà con la chiusura dell’Università. Sono nato qui, cresciuto qui, ho studiato qui, mi sono diplomato qui, mi sono sposato qui, qui sono nati i miei figli, qui è sepolta mia moglie, qui sono diventato prete, qui esercito la mia professione. Ho frequentato per qualche mese corsi universitari, e ho lavorato all’estero per breve tempo, ho vissuto un breve periodo di tempo a San Francisco… Mi è sempre mancato il profilo delle mie montagne, il centro cittadino che  politiche scellerate ha distrutto, polverizzato. Ho creduto in un periodo in cui investire e rischiare era sconsigliato in questa città e resistiamo malgrado le vessazioni di tasse, balzelli, controlli con un’attività che dà lavoro a giovani, voglio morire ed essere sparso lungo le creste delle mie montagne per vedere dall’alto la pianura. Ho trasmesso ai miei figli non il “mal d’Africa” ma l’amore per questa città, uno lavora in città, un l’atro studia presso la facoltà cittadina di Scienze politiche, il terzo studia a Vercelli perché in città la facoltà di Filosofia non è stata attivata, ma entrambi studiano con altri ragazzi della loro età a Città studi, presso la biblioteca, non ho mai pensato di mandarli a studiare all’estero o in altre città perché abbiamo molto anche qui, e dobbiamo insegnare ai ragazzi, ai nostri figli ad amare e rischiare per questa terra, le loro radici. Nel corso degli anni da buon osservatore, da critico osservatore ho visto il succedersi di personaggi che non sono riusciti in campo amministrativo (benchè rappresentassero e rappresentano i nostri territori nel governo centrale, regionale e anche in quello europeo), a trasformare una ferrovia in una sorta di metropolitana a cielo aperto (cari senatori i binari sono già esistenti) che portasse questa città nella sfera dei due capoluoghi di regione: Torino e Milano. Oggi, convenite con me cari cittadini che con l’Expo a soli 90 Km di distanza e una linea veloce di comunicazione, forse avremmo potuto ospitare qualche migliaio??? O forse più di visitatori. Ci rappresenta gente che manda i figli a studiare fuori, che ci dice e dice ai giovani che devono emigrare perché qui non c’è futuro… e mi chiedo perché loro restano qui?... e perché ci vogliono rappresentare?... e perché non se ne vanno anche loro se qui non c’è futuro? Questa è la classe politica, la nostra classe politica che dovrà fare i conti (se non li sta già facendo) ogni giorno con la propria coscienza, ogni sera per il resto dei loro giorni. Sono prete, da poco ma sono prete, e ho sempre pensato che la Chiesa locale potesse dare in qualche modo un contributo al suo popolo, ma vedo che i suoi vertici sono al servizio di nessuno, perché sono nessuno, nullità, che continua a contare un popolo che piano piano li abbandona, non crede più a loro dunque non crede più in Dio. La miglior cosa? Il modello islandese, il licenziamento in toto di queste classi che non servono più a nulla, né ad amministrare, né a dare speranza, né insegnare la fede… nel segreto vi hanno già licenziati. Ai giovani un urlo: rimanete, ridisegnate la vostra città, il vostro territorio, siate fieri ed occupatevi delle vostre origini, queste sono qui non altrove, non ascoltate chi  vi spinge fuori, questi sono cattivi consigli di cattivi consiglieri, siate cocciuti non compiacenti, mandate a gambe all’aria i grandi progetti, partite dalle piccole cose, che sono poi i grandi progetti: un sacerdote padre Ugo Decensis in Perù , in un territorio con piccoli gesti, cioè grandi progetti, ha saputo cambiare una tendenza, non si tratta di copiare o di trasportare un’esperienza, ma di elaborare e creare che è tipico della mentalità biellese. Eccellenza reverendissima riguardando solamente la copertina di una sua lettera pastorale in cui spiega ai ragazzi delle medie e delle elementari (assenti ragazzi delle superiori e universitari) la differenza tra il cavallo ed il mulo le consiglio di spiegargli, da uomo a uomini che un popolo va amato, servito e difeso, non abbandonato e venduto.