SONO ANCHE UN FONDAMENTALISTA..... PREGO!

22.05.2015 08:47

Leggevo ieri sera una dichiarazione confidenziale del cardinale Anastasio Ballestrero, dieci giorni prima della sua morte al suo fido segretario “ se ho un rammarico sulla coscienza è quello di non avere insistito abbastanza con i sacerdoti che pregassero di più”. Quest’affermazione mi ha stupito molto, perchè detta da un vescovo, l’arcivescovo di Torino, nonché cardinale. Pregare di più, pregare di più. Se penso al mio vescovo che mai ha parlato a me prete di preghiera, ma come rispondere alle pompe funebri, e d’insistere a dilettarsi dei piaceri della tavola, della compagnia e delle comodità, se penso e paragono… E’ un errore paragonare, me ne rendo conto, ma io non sono diventato prete per quel genere di vita mondana, che ho lasciato, non certo per disprezzo, ma perché non la sentivo come non l’avevo mai sentita mia. Ho incontrato tra i preti “drogati” di mondanità, di socialità; il sacerdote non lo deve essere deve saper porre freni, darsi orari, dunque tempi e modi, darsi uno stile di vita che dovrebbe essere di esempio, di riferimento, credibile. Ciò lo diviene attraverso una vita di preghiera, oltre alla preghiera canonica, la liturgia delle ore,  l’arcivescovo di Torino proponeva, viveva e hanno vissuto due ore giornaliere di preghiera mentale, la preghiera del cuore, quando sei solo davanti a Dio e vivi la tua povertà, la tua miseria, la tua piccolezza e meschinità, la tua inadeguatezza, i tuoi limiti, le tue vergogne, la tua cecità, la tua ignoranza e grettezza. Paolo ai Galati in riferimento all’uomo, alla carne dice: “ del resto sono ben note le opere della carne” e le elenca “ fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizia, discordia, gelosie, dissensi, divisioni, fazioni, invidia, ubriachezze, orge e cose del genere”. Tutti ne siamo invischiati, impastati, uomini di Chiesa (non scrivo uomini di Dio), laici e chierici di ogni ordine e grado; Dante nei gironi infernali non ne risparmia nessuno, proprio nessuno. Ciò che merge dall’orazione mentale, da due ore giornaliere di orazione mentale è questo, ed emerge che i frutti dello Spirito (come sempre Paolo ricorda ai Galati) sono amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé, dimensioni a cui tendere, verso cui incamminarci vivendo però la dimensione umana che è carica di peso. Il Signore su questa tensione ci dice che il suo carico è dolce e leggero, cioè portiamo un peso che non sentiamo se camminiamo verso i frutti che lo Spirito serba e mostra a noi. Forse per questo nel seminario di Biella non viene insegnata la dimensione della preghiera, né il vescovo parla di questa, perché la preghiera porta a galla il torbido e lo raffronta alla trasparenza, alla chiarezza, e ne riconosce entrambe le condizioni. Meglio tenere occupati da programmi pastorali di natura ludica e sociale, perché questi sono oppio che non lasciano né fanno pensare al torbido, se compilo registri, tengo conti, riunioni, partecipo a vari cda, dalle parrocchie alle banche, ma che cosa sono? Qual’ è la mia identità? E soprattutto vale la pena spendere una vita per queste cose all’interno della Chiesa di Dio, casa di preghiera? No questo è fallimento, fallimento di un sogno, fallimento di una vita, colmata di cose ma povera di Spirito… E ancora come si legge di Paolo in Atti “ s’inginocchiò con tutti loro e pregò”, se non si entra nella dimensione della preghiera non si può amare, e se non si ama non si dà all’esterno (ma anche a se stessi) prova dell’esistenza del Signore; tanto per citare don Ferraris: “ se non possiederete la carità non manifesterete il Signore”, e allora come Chiesa si precipita nei gironi danteschi, così possono accusarmi di essere anche un fondamentalista. Buona Pentecoste a tutti.