TU QUOQUE, BRUTE, FILI MI!

25.05.2015 08:41

Leggo in “Spazio aperto” del giornale il Biellese di martedì scorso (sicuramente cattolico ed elencato nell’annuario diocesano tra le pubblicazioni diocesane) uno scritto di un lettore dal titolo “La fondazione CRB e l’orgoglio biellese”. Non sono certo interessato a commentare il contenuto delle considerazioni del lettore, ma mi ha colpito che una pubblicazione diocesana sia stata usata per “demolire” pubblicamente la figura dell’ex presidente della Fondazione CRB. A mio avviso non è assolutamente importante ciò che è stato scritto, ma chi ne ha permesso la pubblicazione. Ora conosciamo benissimo le ultime vicende nel cambio dei vertici della Fondazione e sappiamo quanto la diocesi  abbia giocato a favore del nuovo presidente, assicurandogli lecitamente nel cda l’appoggio di consiglieri di sua fiducia (nominati direttamente dal vescovo) a danno del candidato proposto dall’ex presidente (poi si dice che la diocesi non entra in questioni politiche). Qualcosa si è sicuramente incrinato nei rapporti tra la vecchia presidenza della fondazione e il vescovo della diocesi, questo è chiaro malgrado i 23 anni di governo ( dato che apprendo da Spazio Aperto) dove  la diocesi, per le sue attività, (comprese le parrocchie ed associazioni varie) hanno sempre bussato alla porta delle Fondazione ottenendo in linea di massima anche qualcosa di più delle richiesta avanzate. Mi sta anche bene che nel “normale avvicendamento” si cambi linea, da un candidato cattolico ad uno di area liberale, ma ciò che non fa onore, anzi che fa disonore è il permettere un attacco frontale e denigratorio alla passata presidenza. La pubblicazione di quelle considerazioni ha il placet di monsignore e del suo giovane vicario episcopale che è membro del cda di chi edita il giornale diocesano. Non si è avuto neppure il coraggio di scrivere un articolo ma si è permesso subdolamente di fare il “lavoro sporco” attraverso uno spazio dove vengono ospitate le opinioni dei lettori, così da preservare la proprietà dalle responsabilità di quelle dichiarazioni. Il giornale pubblica ciò che monsignore vuole attraverso il suo giovane vicario, che anche lui ha bussato più volte alla porta delle Fondazione, da quel presidente per stendere la mano per ritirarla piena se non colma. E’ noto anche che il giornale diocesano per mezzo del giovane vicario non ha pubblicato articoli inviati da sacerdoti non graditi al vescovo eppure questo è passato, passato per colpire e ha colpito ma ha colpito per la sua pochezza, per la sua caduta di stile, per il suo poco nobile comportamento che sfocia nell’ingratitudine, nella maleducazione e nella dimostrazione di una mancanza di rispetto dei valori cristiani: la centralità della persona. Non voglio con questa mia prendere le parti a nessuno, voglio solo dire che questo comportamento da alla diocesi un’immagine poco pulita e poco seria, ma per i lettori vorrei precisare che non devono chiamare in causa la Chiesa (che è la Sposa di Cristo), ma i suoi vertici locali che come classe sacerdotale di potere con i suoi modi hanno scelto di crocifiggere il Cristo e di disconoscerlo.