VETRINA... BAMBINI, BAMBINATE, BAMBINESCHI...

21.05.2015 08:15

Sono dispiaciuto che la gente legga ciò che scrivo come un attacco; intanto perché non attacco nessuno, è opinione, scrivo le mie opinioni e poi non solo scrivo le mie opinioni, ma anche le mie riflessioni. Non è detto che bisogna essere in guerra, il cristiano è uomo di pace,  uomo di chiarezza e di schiettezza. Gesù è uomo schietto e chiaro, pochi filtri e che va direttamente al nocciolo della questione, la sviscera e parla con “lingua diritta” (uso i termini degl’indiani d’America, che dalla lingua doppia biforcuta sono stati annientati) le lingue biforcute hanno pianificato la loro distruzione, il loro annientamento, ma era già successo con Gesù, è la storia del mondo. Cosa cambia dalla riunione di quattro pettegoli in piazza del faraone, di una riunione del sinedrio 2000 anni fa, o della pianificazione dell’annientamento di un popolo libero circa 200 anni fa? Nulla, il minimo comune multiplo e il massimo comune divisore è la lingua biforcuta, doppia, cioè la non chiarezza, la non trasparenza: “figli delle tenebre non figli della luce” direbbe Giovanni. Io come scritto nella Parola di Dio ho detto ciò che dovevo dire, poi ho detto ciò alla presenza di tre testimoni, quindi all’assemblea (Mt 18 ) ho fatto ciò che dovevo fare da buon servo inutile. Ieri sono stato a Torino, all’ostensione della Sindone, ho percorso le vie cittadine, oltre il lungo cammino di preparazione alla visione, sentendomi salutare e vedendo il volto sorridente dei fedeli e dei volontari, oltre l’espressione di curiosità nel vedere un prete vestito da prete, cioè con il suo abito, ho incontrato lo sguardo compiaciuto di suore e confratelli, un profeta è vero… è evangelico… è disprezzato in patria. Ora ai 4 pettegoli di piazza del faraone, mi diranno che mi proclamo profeta e che quindi manco di umiltà, ma i preti, i loro preti non insegnano più al loro popolo che con il battesimo diveniamo, quindi siamo re, profeti e sacerdoti, oltre che divini, cioè otteniamo la grazia di Dio che è la vita divina, la partecipazione per adozione (come insegna per ispirazione s Paolo), alla vita divina cioè in Dio siamo Dio. Questa è la nostra dignità che segna indelebilmente e per sempre la nostra personalità: siamo cristiani non operatori sociali che raccolgono abiti e distribuiscono pasti caldi, ma santi, divini perché figli di Dio. Prima di sentirci e atteggiarsi a salvatori del prossimo è necessario salvare noi stessi, conoscendosi e riconoscendosi. Usate ciò che Dio vi ha donato, non quello che vi vogliono far credere gente che, come Tommaso non crede se non vede: noi al contrario siamo quelli che pur non vedendo crediamo. Quando vi parlano solo di gioia non credeteci, non è la verità, ma mistificazione, Matteo scrive “ogni giorno ha la sua pena”, è quando vi parlano di sacrificio che un cristiano deve aprire il suo cuore e riconoscere in ciò la voce di Dio, ve lo riscrivo cari amici di Chiesa controcorrente il motto del venerabile don Oreste Fontanella, (di cui la diocesi di Biella non si è neppure preoccupata di farlo inserire nella galleria dei santi piemontesi- come altri venerabili- che accompagna il percorso alla sindone) il prete che ha fatto saltare anni fa qui in diocesi il direttore spirituale del seminario che proponeva la figura di questo sacerdote, sostituita dall’idea di un falso umanesimo che si manifesta nell’attivismo per l’attivismo, cha ha tanto di sociale ma poco di cristiano: “ la gloria a Dio, il piacere al mio prossimo, il sacrificio a me”, in fondo è il motto di ogni buon padre di famiglia cristiano, ma non credo che sia proposto nella pastorale famigliare… Lì c’è il gioco anche per i grandi… Bambini, bambinate, bambineschi. Ricordi queste cose eccellenza reverendissima nell’omelia che terrà in televisione non certamente per promuovere uomini e preti di questo stampo, ma per la vetrina di se stesso.