A TUTTA IL CDA DELLA SPA “DIOCESI DI BIELLA”: ESAME DI COSCIENZA
Essendo in questi giorni mancati due amici non posso non pensare alla morte. Alla morte bisognerebbe pensare ogni giorno per vivere la morte, perché la morte la si vive giornalmente. Giornalmente moriamo, non ci rigeneriamo più, ci allontaniamo piano piano dall’origine per giungere a suo tempo alla fine. Ogni giorno ci avviciniamo alla fine, sempre di più, sempre di più siamo meno. Ce ne accorgiamo dalla trasformazione che avviene visibilmente nel nostro corpo, nel nostro modo di pensare, nelle nostre emozioni e anche nello spirito. Tutto cambia, si trasforma in fine, in compimento. La fine è dunque il nostro compimento. La fine è anch’essa un origine, l’origine del nostro compimento. Il nostro compimento dura un giorno solo, un solo attimo, poi… La fine. La nostra fine non è un dramma del mondo, è il suo rinnovamento, passati noi il mondo si rinnova, esso si rinnova ad ogni nostro passaggio, si che il mondo si rinnova continuamente. Questo per noi dev’essere un monito ed un insegnamento. La morte è l’antitesi dell’egoismo. Lascio questo mondo per far posto all’altro. Madre natura, la legge naturale, interviene perché l’uomo non lascerebbe mai il suo posto ad un altro. Chi l’ha fatto è un Santo: Massimiliano Kolbe per la Chiesa, Salvo D’acquisto magari non per la Chiesa, sicuramente per Dio. Ora il principio dev’essere applicato alla vita, dobbiamo lasciare il posto, dobbiamo metterci da parte quando è il momento, questa è maturità ed educazione. Giovanni il Battista l’ha fatto, ha lasciato il posto al Cristo e l’ha indicato: lui deve crescere io diminuire. Il Cristo l’ha fatto “lascia” il suo posto allo Spirito….. I papi Celestino V e Benedetto XVI hanno saputo mettersi da parte. Lasciare il loro posto: questi sono uomini di Chiesa, il Cristo è il fondatore della Chiesa e Giovanni il Battista il suo precursore. Ciò che conta, è il gesto profetico di gettare, (lasciare) il mantello come Elia ad Eliseo. Cosa resta oggi dell’insegnamento di questi personaggi sebbene siano passati pochi anni dal gesto di Benedetto XVI? Nulla, non resta nulla. All’interno di questa diocesi si continua ad occupare posti, senza lasciare, senza capire che è ora di lasciare per raggiunti limiti di età, per incapacità, per giustizia. Se non accettiamo l’idea della morte, il suo monito e il suo educativo insegnamento, di natura divina, noi non riconosceremo i nostri limiti. L’eternità è vero s’inizia a vivere qui, ma è solo l’inizio, non si è eterni in questo mondo perché Dio è giusto.