.. adornare per non adorare ...
10.11.2018 16:27
“ …. Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo …. “ scrive Paolo agli Ebrei nel brano che la liturgia della Parola ha scelto per questa XXXII domenica del tempo ordinario .
Dunque fratelli cristiani se Cristo non è entrato , se non entra smettiamola di costruirgli santuari , non li gradisce , non li ha mai graditi e non li gradirai mai . Li gradisce l’uomo , li gradiamo noi , che abbiamo l’impellente bisogno di coprire con la sontuosità , la maestosità , dunque la falsità , la nostra piccolezza , la nostra o le nostre povertà per anestetizzare un luogo del nostro foro interno , la coscienza , che urla dissenso al nostro modo di apparire e spinge ad essere cioè a far emergere la nostra essenza sull’apparenza , la nostra vera natura che è anche divina in forza del nostro essere figli , figli di Dio .
“ …. Gesù Cristo : da ricco che era , si è fatto povero per voi , perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà …. “ leggiamo nella seconda lettera ai Corinti ( 8,9 ) .
Il santuario del Cristo è “ … nel cielo stesso … “ scrive Paolo , lo abbiamo appena sentito proclamare è il cielo stesso , che è aperto per l’uomo ….. e il cielo è , esiste ….. perché sia per l’uomo , sia ad esso accessibile , penetrabile , vivibile , percorribile , abitabile e non domani ma già oggi , qui , adesso , subito .
Il cielo , il regno dei cieli è disponibile , è pienamente disponibile è disponibilità , è aperto , apertura , è accessibile , accessibilità , cioè non ha barriere , muri , recinzioni , confini , orizzonti perché è amore e l’amore non pone ostacoli perché in amore tutto ciò che è , viene trasformato , viene purificato ,bruciato , arso è dunque luce , luminosità , chiaro , pulito , mondo : “ … Mettimi come sigillo sul tuo cuore , come sigillo sul tuo braccio ; perché forte come la morte è l’amore,tenace come gli inferi è la passione : le sue vampe son vampe di fuoco ,una fiamma del Signore ! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo … “ non solo , ma continua il Cantico dei Cantici ( 8,6-7 ) : “ … Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore , non ne avrebbe che dispregio …. “ . Queste parole le possiamo leggere nel Cantico dei Cantici , nella sacra Scrittura , questa è Parola di Dio , è sua coscienza … e di conseguenza nostra coscienza fratelli cristiani .
Cristo stesso poi è santuario , è luogo , è terra , terra santa . Cristo è dunque da calpestare , nel senso che è accessibile , percorribile , penetrabile , vi si entra nel suo interno ,nella sua intimità , lo si visita in ogni sua parte , se ne prende visione e possesso , in esso vi si alloggia , lo si vive , lo si abita , come un abito lo si indossa , diviene cioè parte di noi , ci copre proprio come i panni che indossiamo , che ci rassicurano e proteggono .
Cristo dunque è per l’uomo , per il cristiano , oggi come ieri e come sempre sarà un esperienza totalizzante che non ha eguali se vissuto o meglio ancora se indossato . Cristo per il cristiano è , diviene parte e parte preponderante . Il cristiano lo pone al centro della sua vita e non pone al centro della sua vita il santuario , il luogo , cioè ciò che è possibile costruire da sé , da se stessi , ma pone Cristo persona , Cristo presenza , Cristo presente che ama , che si rende disponibile , che si fa abitare . Cristo dunque costruisce per l’uomo , per ognuno di noi fratelli cristiani , il santuario , cioè se stesso , l’abitazione per tutti noi , coloro che Paolo chiama i santi , perché sia abitato da essi , perché essi possano entrarvi , collocarsi , stazionare , manifestarsi , realizzarsi , godere . Non è poca cosa il santuario che Cristo propone , è persona , non è pietra , non ha muri né pareti , né è coperto da un tetto , non si vede perché è speranza il santuario , è ciò che si spera dunque è fede e non si vede il santuario ma è eterno è per sempre , è il per sempre . Il per sempre , l’eterno dunque è disponibile , è disponibilità , perché così è l’amore è disponibilità è immediatezza ; entrambe ( immediatezza e disponibilità ) sono rappresentate , dal gesto dell’anziana vedova che di slancio , sperando , fidandosi , compiendo un atto … l’atto di fede , getta tutta se stessa nel tesoro , aumentandone il valore , facendolo crescere perché ciò che getta non è rame , né oro e né argento , ma carne , quella stessa carne che Cristo ha offerto per la salvezza di tutti ….. . Cristo ha offerto tutto se stesso altro che corone d’oro , d’argento e pietre preziose che l’uomo cesella per celebrare le ricorrenze , cioè lo scorrere del tempo cioè se stesso , le sue capacità , e non la divinità il cui tempo è sempre il presente ….. L’uomo preferisce adornare per non adorare . La reale figura della vedova che Gesù non solo presenta , ma indica nel brano di Vangelo appena proclamato è di esempio a tutti i suoi discepoli , noi compresi fratelli cristiani : “ … chiamati a sé i suoi discepoli disse loro – in verità vi dico , questa vedova ….. “ annota Marco . L’attenzione è spostata sul vero tesoro : la disponibilità , l’apertura , il dono totale di sè : “ … tutto quello che aveva , tutto quanto aveva per vivere … “ dice Gesù . Un gesto che richiama la prima lettura , la vedova che è pronta con il proprio figlio a morire di fame a rinunciare a tutto , come Abramo anche al proprio figlio , carne della sua carne , per la Parola , per far essere Dio , per far essere lei stessa in Dio . Possiamo dire che ricorda anche il gesto di Martino di Tours , San Martino di cui oggi ,se non fosse domenica se ne festeggerebbe la memoria . Il cristiano dunque è animato dallo slancio , dalla disponibilità verso ciò che spera ma che non vede , ma nel quale ripone fede e fiducia lo scrive Paolo convertito e ispirato agli Ebrei ( 11,1 ) : “ … la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono …” . Ci accusano di guardare e di seguire il non visibile , l’ignoto , ciò che non è evidente , ma forse è meglio affermare che seguiamo il noto , ciò che è evidente , il conosciuto , il conoscibile , il certo , la realtà , l’evidenza . Siamo come il seme che messo a dimora passa dalla potenza , all’atto , diviene cioè ciò che deve essere , ciò che deve divenire , il seme nella semplicità del suo ciclo vitale rende visibile la sua essenza , la minifesta , la realizza . A dimostrazione di ciò , prova di ciò che predico ad Antiochia i pagani vedendo come vivevano i discepoli di Gesù li chiamarono cristiani . “ …. ad Antiochia , per la prima volta , i discepoli furono chiamati cristiani …. “ ( Atti 11 ,26 )