AFFETTO PATERNO? NO, COME SCRIVE PAOLO: SOPPORTIAMOCI A VICENDA

25.11.2014 08:20

“Sappi che è mai venuta meno la mia preghiera per te, così come l’affetto paterno”.Credo, credo fermamente che non sono venute meno le sue preghiere per me, è suo dovere come il mio nei suoi confronti, come il nostro nei confronti del santo popolo di Dio, non è un vanto, né dev’essere manifestata la preghiera per il prossimo: non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra, si legge nel Vangelo di Matteo. Se prega e ha pregato per me, lo ha fatto perché doveva farlo: “avete fatto ciò che dovevate fare” si legge in Luca. Smettiamola di sentirci migliori e di scrivere le frasi ad effetto, di quel buonismo e del “volemose bene” che annacqua il cristianesimo, la vita cristiana; come scrive Paolo: ci sopportiamo a vicenda, dunque se lo scrive Paolo è perché lo pensa e lo ha pensato Dio, tanto da ispirare l’apostolo delle genti. Diciamo alla gente ciò che dev’essere detto, nella sua schiettezza che è durezza sino alla crudezza, ma non illudiamo, perché questo lo pagheremo se inganniamo prestando la nostre parole al posto della Parola, pagheremo, lei sicuramente lo ricorda bene quello slogan della sinistra extra parlamentare, gridato, urlato nelle piazze negli anni ’70: “pagherete tutto, pagherete caro” sarà così, proprio così. Circa l’effetto paterno mi pare di averglielo detto più volte in questi mesi e attraverso questi scritti, e non vuole essere un’accusa ma la realtà, la verità, non con la consacrazione a vescovo lei diviene padre né pastore.  O lo si è o non lo si diventa, poi farà lo Spirito Santo, si servirà di lei come si serve di tutti, raddrizzando il nostro cammino, riordinando la nostra vita. L’affetto paterno creda, è un’atra cosa e glielo scrivo io che sono padre di tre figli, se manifestassi l’affetto paterno ai miei figli come lo manifesta lei a me e ad altri preti dei quali potrei farle nome e cognome, sarebbero sicuramente scontenti e confusi per non dire altro che scontenterebbe uno stuolo di benpensanti che non si scandalizzano per ciò che mi scrive ma per ciò che le scrivo io, a loro detta suo subordinato. La sua lettera non dimostra affetto, ma è un comando imperativo e non come scrive lei ma “suggerisce”, così si salva la forma, psicologicamente si passa dalla caserma ad una visione democratica, progressista, caritatevole: addolcita la pillola, ma pur sempre un comando. Filiale rispetto e Obbedienza, solenne impegnativa e vincolante promessa disattesa, omicida, falso, calunniatore, colui che fa chiacchere che deve tacere, cattivo, maldicente. Così lei mi presenta, e così presenta se stesso, buono, colui che subisce il male, paterno, affettuoso, si prodiga per me nella preghiera, benedicente, colui che aspetta, sa attendere, che è disponibile, che mette in guardia, che è dispiaciuto, e ciò significa per le mie solite deduzioni di cui lei mi accusa: che mi ha scaricato. Beh un quadretto non male, sono curioso di vivere il 3 dicembre non alle quindici ma alle nove del mattino in seminario.