... alle Querce di Mamre ....
20.07.2019 15:00
Abbiamo appena sentito proclamre nella prima lettura tratta dal libro della Genesi , che la liturgia della Parola offre a noi oggi fratelli cristiani XVI domenica del tempo Ordinario , che : “ … In quei giorni , il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre …. “ .
Mamre , è una località poco fuori Gerusalemme , luogo che la Sacra Scrittura decreta , sancisce , lascia intendere “ teologico “ se pensiamo che lì , all’ombra delle querce , Dio promette solennemente al patriarca ormai anziano , un erede, un figlio nato da lui e da cui scaturirà una discendenza numerosa : “ …. Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare …….Tale sarà la tua discendenza…. “ si legge nel libro della Genesi ( 15, 5 ) e non solo , ma conferma la sua promessa : “ … Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate …. “ ( 15, 18 ) e ancora cambia il nome di Abramo , chiamandolo ( padre di moltitudine ) e quello della moglie di lui , Sara che sarà il cui nuovo nome avrà il significato di principessa o madre di re , e sempre nel luogo “ teologico “ Dio , il Signore visita Sara e Abramo annunziando la nascita di Isacco , nonostante la loro età avanzata e poi , rivisiterà Sara come si legge ancora nel libro della Genesi ( 21, 1 ) : “ … Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso …. “ .
Abramo è il patriarca delle tre religioni monoteistiche è l’antenato comune e riconosciuto padre e modello dai credenti delle tre religioni , ebrei , cristiani e musulmani . E’ un nomade , dunque sempre straniero nella terra che percorre e in cui pianta le sue tende . E’ pellegrino cioè colui che si sposta frequentemente da un luogo importante all’altro , è colui che abita in mezzo a tutti , in mezzo a noi fratelli cristiani, dunque come si legge nel Vangelo di Giovanni ( 1,14 ) Abramo, il patriarca Abramo è : “ … carne e venne ad abitare in mezzo a noi … “ .
Abramo è l’ospite della terra in cui soggiorna , l’ospite che ospita Dio di cui Abramo è ospite .
Dio , il Signore che lo viene a visitare , il Dio che non è solo , che si chiama Signore , è Signore , ma che è Trinità , si presenta in tre persone : “ … Egli alzò gli occhi e vide tre uomini , stavano in piedi presso di lui … Appena li vide , corse loro incontro …. e si prostrò fino a terra …. “ abbiamo ascoltato nella lettura del racconto .
Abramo riconosce nel Signore il Dio Trinitario , infatti lo chiama Signore ma in esso vede , pecepisce , fa esperienza della pluralità che è l’unità , la divinità . Egli si prostra , cioè adora quei tre uomini , adora il Signore , Dio e si pone immediatamente a servizio , lo serve , lo ospista , cioè lo introduce nel suo mondo , gli fa posto ,lo porta in sé , dentro di sé , riempie il suo mondo della presenza del Signore infatti coinvolge nella preparazione di quell’incontro anche sua moglie Sara , la sua metà ,l’altra sua metà , perchè attraverso l’unità con Sara Abramo è completo e attraverso l’unità con Dio Abramo è divino .
Che l’incontro sia un evento , un avvenimento , cioè un tempo atteso , desiderato è sottolineato dall’attegiamento di Abramo che alla vista del Signore , di Dio , dei tre uomini ,corre a loro incontro , corre a lui incontro .
La scrittura evidenzia che malgrado l’età avanzata Abramo ha uno scatto , corre si legge nel racconto , e mi piace paragonare , accostare ciò al sussulto che Giovanni il Battista ebbe nel grembo di Elisabetta quando Maria incinta di Gesù , del Dio fatto uomo , carne , ebbe nell’incontrare la cugina, come possiamo leggere nel racconto della visitazione .
Abramo corre incontro con trepidazione , di fatto sussulta poi si prostra , adora e si pone al servizio di quei viandanti , di quel viandante di colui che è suo ospite perché egli lo possa ospitare .
Abramo dunque si abbandona a Dio , il suo atteggiamento è l’ abbandono , si mette totalmente nelle mani del Signore , si affida perché pone in esso la sua fiducia , manifesta la sua fede celebrando ritualmente quel consesso , quell’adunanza , quell’incontro , quell’avvenimento , mettendo , per quanto può , a suo agio il suo ospite , i suoi ospiti , offrendo il meglio della sua tavola , della sua ospitalità .
Abramo dimostra un’amicizia spinta verso il Signore, un atteggiamento che va ben oltre l’amicizia . Il suo rapporto con il Signore è un rapporto fiduciario , che si fonda sulla fiducia , sulla fede , sul credere , cioè nel dare per certo lo sperato , ciò che si spera ovvero che la parola del Signore annunciata , proferita , proclamata è vera , si manifesta , si avvera diviene realtà perché è verità .
La certezza , la sicurezza che scaturisce dall’incontro con il Signore introduce Abramo in un clima di tranquillità , di totale pace e quella tranquillità , quel sentirsi al sicuro , protetto , non in pericolo , dunque salvo è conseguenza della fede che Abramo ripone nel Signore e la fede è frutto della grazia , cioè di quel dono che Dio per sua bontà , propone ed elargisce con larghezza , all’uomo che aderisce alla sua proposta. La fede dunque è conseguenza della grazia , non è reazione dell’uomo , ma è azione divina , dono di Dio all’uomo e ciò perché l’uomo non si vanti , non possa vantarsi di ciò che non è suo , perché la fede è conseguenza ad uno stimolo che viene dall’alto , dall’ Altro da sé , dal divino , dal Mistero .
Scrive Paolo agli Efesini ( 2,8-9 ): “ …. Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi ; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti ….. “ e Gesù rispondendo a Pietro che intuì la sua divinità disse : “ …. Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli … “ . ( Mt.16,17 )
Abramo dunque è inserito nella scia , nella Tradizione , non è sorgente , perché la sorgente , ciò da cui scaturisce l’acqua , l’origine dello scorrere del grande fiume , è Dio.
Abramo è ruscello è l’inizio del divenire di quel corso d’acqua , il grande fiume , perché da lui , da Abramo ha inizio il grande fiume la cui origine è mistero , è il Mistero , infatti a monte della sorgente , l’acqua non si sa di dove viene e per sapere dove va , bisogna seguirla , percorrere il suo corso , mettersi alla sua sequela.
Concludo , riproponedovi fratelli cristiani , ciò che successe ad un Agostino assorto a speculare , a meditare sul mistero della Trinità .
Mentre camminava lungo la battigia assorto nei suoi pensieri , notò un bimbo che con una conchiglia raccoglieva l’acqua del mare e la versava in una buca . Interrogato sul perché di quel gesto continuo si sentì rispondere che era sua intenzione travasare il mare nella buca . Agostino sorridendo spiegò al bimbo l’impossibilità di quell’intento sentendosi rispondere : … Anche a te è impossibile scandagliare con la piccolezza della tua mente l’immensità del Mistero trinitario … “ .