AMARE
Camminando in montagna sotto la pioggia in compagnia del mio cane , ripensavo, ieri , all’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa in cui mi fu chiesto se ero favorevole al celibato dei preti . Ricordo che la mia risposta fu positiva , adducendo allora agli impegni pastorali , impegni che non solo assorbono totalmente il tempo del sacerdote , ma soprattutto sono impegni concentrati in orari che solitamente dovrebbero essere dedicati o dedicabili alla famiglia . Ma non basta , aggiungerei anche l’intensità con cui questi sono vissuti , intensità psicologica , emotiva , sentimentale e spirituale . Se già mettiamo insieme , o in fila , tutti questi fattori cercando in essi una soluzione , comprendiamo che pensare che un sacerdote possa avere una famiglia da gestire oltre alla parrocchia o ( come oggi è consuetudine ) più parrocchie è pura ideologia . Se si ideologizza la questione , come si fa normalmente in questo caso , allora si ideologizzano anche le soluzioni , ma non si risolvono , le si enunciano solamente . Non voglio però entrare nel merito di queste questioni , ma nel sentimento dell’amore , che secondo l’immaginario collettivo è permesso a tutti fuorchè al prete , il quale è vittima sacrificale , decretata vittima perchè a lui è preclusa la possibilità di amare , o come spesso morbosamente si pensa è spinto a vivere l’amore nascostamente ….. niente di più inesatto . Amare , amare altro, non è che riporre nell’altro fede e speranza , e queste virtù altro non sono che porsi nelle mani dell’altro , affidarsi completamente divenendo dimentichi di noi stessi , ma dediti all’altro e alla sua felicità ed essere “ ripagati “ con la stessa moneta . Così io sono posto al centro delle ricerca dell’altro , che ricerca in me ciò che sono , la mia vera identità ( spesso a me nascosta ) cioè mi realizza e viceversa . Questo è lo scoprirsi , e lo scoprirsi è segno di disponibilità , totale disponibilità a farsi scoprire …. così ci si ama , senza lo scoprirsi , senza il mettersi a nudo non può esserci atto , solo potenza … ecco perché l’amore totale sta nella convivenza che per noi cristiani è il sacramento del matrimonio . Scoprire l’altro significa rivivere una vita che non è la mia , ma che diverrà anche mia perché mi è stata affidata , è stata posta nelle mie mani , e significa anche rinunciare alla propria vita in favore dell’altro da me . La reciprocità sta , non nell’entrare nei panni dell’altro ma nell’altro , non solo fermarsi all’esteriorità vestendone i panni ( cosa impossibile questa per la diversità dei sessi che natura impone ) entrare nell’altro significa reciprocità , completamento , compenetrazione . Prendo possesso dell’altro che a me si dona come io mi dono dunque nella reciprocità e nella compenetrazione mi completo perché ho trovato il mio corrispondente . Questo fatto , del tutto naturale , è fecondo cioè genera , moltiplica , dà origine , porta frutto . Se non amo , non trovo il corrispondente , posso agire come se amassi vivendo parzialmente il sentimento ma i frutti non sono gli stessi soprattutto non c’è realizzazione ma solo appagamento e tra i due termini c’è un abisso . Analogamente la vita religiosa . In essa mi dono e sono ricevuto , mai respinto , non c’è neppure questo rischio , se amo ricevo amore sempre . Pongo quindi fede e speranza nel Signore , che già lui ha posto in me , e vivo l’unione sponsale , vivo l’atto sponsale , si vada a leggere nella vita di Santa Teresa d’Avila di Gesù , quella scritta di suo pugno al capitolo 29 i paragrafi 13 e 14 , quelli che ispirarono il Bernini a scolpire nel marmo la scultura che è chiamata “ L’estesi di Santa Teresa “ per comprendere l’intensità dell’amore che è sponsale e corrisposto , del religioso nei confronti di Dio . Posso fare riferimento anche al film di Liliana Cavani “ Francesco “ in cui la regista rappresenta la ricerca amorosa , l’atto di unione , sponsale di Francesco con Dio con l’urlo disperato del santo , lacerante , tra le lacrime : “ Parlami “ che riporta all’ irrefrenabile desiderio dell’amante verso l’amato , quando questo tarda a manifestarsi dunque a concedersi .L’atto è rapporto , parola , dialogo …. non può mancare il dialogo nel rapporto sponsale , sarebbe la sua morte , sarebbe incompleto , un aborto che la gestante espelle . Teresa dunque esplicita come il religioso , dovrebbe vivere la vocazione , la chiamata , l’innamoramento alla vita religiosa che procura realizzazione di sé e dell’altro … non appagamento . Se mi realizzo non vado oltre , non cerco altro perché ho trovato ciò che cercavo e ne sono ripagato . Soprattutto per questa mia convinzione , penso che un sacerdote debba rimanere celibe ,