AMORE, VIA, VITA
“ Questa parola è dura ! “ Questa esclamazione è l’essenza del cristianesimo che è il modo di vivere la Parola, di seguire , dunque di vivere il Cristo , il vero modo di essere del cristianesimo , ciò che è veramente : duro , duro da accettare , duro da seguire e perseguire , duro da digerire . Questa parola , la Parola, seleziona , dalle grandi masse ….. al piccolo resto , è quanto afferma e si legge nell’A.T. .
Gesù sale in croce da solo , Lui è dunque il più piccolo dei piccoli resti , solamente uno sparuto gruppo di donne , tra cui sua madre , lo seguono lungo la via crucis per stazionare poi sotto la croce , ma in croce ,lassù è solo , …… gli altri , quelli che sino a pochi giorni prima pretendevano di sedere alla sua destra ed alla sua sinistra , sono rinchiusi a doppia mandata in casa ….. Gesù per raggiungerli qualche giorno dopo la sua Morte e Resurrezione dovrà …. passare attraverso le porte per portare a loro il saluto cristiano “ Pace a voi “, così ci racconta il Vangelo , così la Tradizione ha tramandato questo racconto così lo proclamiamo nelle nostre comunità prestandogli non attenzione , ma fede, credendo , cioè riponendo in esso, liberamente, tutta la nostra fiducia : il nostro credo . Gesù dunque viene a proporre non una via facile , ma una via , un mezzo , la Parola , se stesso ; l’aggettivo “ dura “ è solo frutto del giudizio dell’uomo, delle sue difficoltà nell’affrontarla , nel percepirla , nell’elaborarla . Una via non è mai facile né difficile ,una via è da percorrere dunque da vivere passo dopo passo . Le difficoltà indiscutibilmente si presentano e la durezza del percorso è decretata da come la si affronta . La via è dura se si ha timore di affrontarla , se non si crede in essa , se non si ripone fiducia in essa , se non la percorriamo liberamente ma forzatamente . Attenzione e prudenza sono richieste in ogni cammino , cammino che è conoscenza di sé , delle proprie capacità una fra tutte la perseveranza che viene , scaturisce dalla speranza, che a volte è sperare l’insperabile . La strada , la via , la percorro se al di là , nel suo fondo , alla sua fine intravvedo il mio fine , la mia realizzazione , ciò che può realizzarmi , che può farmi star bene , che mi può procurare gioia , lo sperabile , il concreto della mia fiducia , la constatazione che la fede riposta, diviene atto , atto tangibile , udibile , gustabile ,visibile , atto di fede . Percorro dunque quella via perché nel suo fondo , alla sua fine c’è armonia , sinfonia : l’amore , cioè l’altro da me che completa me , il mio complementare , l’altra parte di me , la mia meta ,la mia metà .
L’analogia è con il matrimonio , ma si può dire anche di altro , la realizzazione di se stessi non necessariamente passa attraverso la famiglia , come la realizzazione di una famiglia non passa necessariamente attraverso i figli …… però tutto passa attraverso l’amore ; l’amore è il fine dell’esistenza , è l’essenza stessa dell’esistenza , quel particolare , direi personale , modo di essere, ciò che veramente si è , perché così dovevamo essere . La Parola , con la P maiuscola , diventa dura quando non si ama , o si ama non liberamente , dunque obbligatoriamente …. “ al cuor non si comanda “ recita un antico proverbio ma noi cristiani, facendo tesoro della saggezza popolare , possiamo attingere soprattutto dalla saggezza della Sacra Scrittura, nel caso specifico dalla poesia del Cantico dei Cantici , Parola di Dio, poesia di Dio , che così recita dell’amore : “ Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo . Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore , non ne avrebbe che disprezzo “ . L’amore dunque è felicità e gioia , e la felicità e la gioia sono l’obbiettivo dell’uomo , il suo fine , la sua realizzazione ; l’amore è il cercato e il cercato trovato è il per sempre . L’uomo cerca dunque la definitività , il per sempre , l’eterna stabilità dunque l’eternità , la vita eterna ; l’eternità la può dare solamente chi da sempre vive eternamente , dunque per definizione l’Eterno : Dio . In fondo a quella strada c’è dunque Dio che è amore , Deus caritas est , ma il linguaggio è duro , la parola è dura per chi pensa di trovare se stesso in fondo a quella strada , pensa di trovare la sua realizzazione , il per sempre da se stesso e non quel per sempre che viene dall’altro da sé, da chi mi fa essere ciò che devo essere, che non vuole che dimostri ciò che sono , ma che sia, che viva , che esista . L’uomo , tende ad idolatrare se stesso, tende a porre se stesso come obbiettivo , cerca di auto generarsi , di auto proclamarsi signore delle storia , di una piccola ed effimera storia , non accorgendosi che in Dio si diviene parte della Storia, parte attiva della grande Storia , della storia universale e della storia della Salvezza che spazia nell’oltre , che non ha confini, né dimensioni , né orizzonti né , né limiti . Pietro coglie ciò e risponde a Gesù , con il cuore , cioè con amore “ Signore da chi andremo ? Tu , hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio “ .
Pietro fa la sua scelta , decide di continuare a percorrere quella strada , perché intuisce che è via alla sua realizzazione e quella realizzazione è testimoniata dal suo martirio e dalla sua sepoltura in quel luogo divenuto simbolo centrale della cristianità . Quella Parola è stata dolce e amara , è stata dura ,ma Pietro liberamente e consapevolmente ha scelto di percorrerla fino infondo , fino alla sua fine e realizzarsi , quello era ciò che doveva fare e ciò che doveva essere , motivo di gioia e di felicità ……. e pensiamo fratelli cristiani che in fondo a quella strada per Pietro c’era il martirio , la Tradizione ci presenta un Pietro che si allontana da Roma durante le persecuzioni ma che incontra lo stesso Cristo sulla strada ,”Quo vadis domine ?” dunque torna indietro per salire anche lui in croce con quel piccolo resto , in nome di quel piccolo resto e divenendo lui stesso piccolo resto . Così è stato per migliaia di fratelli cristiani martirizzati ,allora come ad oggi , pensiamo al vescovo mons. Oscar Romero , che ha atteso il martirio con dignità ,continuando a percorrere quella strada con quella dignità conferitagli come ad ogni cristiano .
Giovanni annota che : “ Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui “ . La scelta di tornare indietro implica il non andare più avanti , non avanzare più , regredire . Quando si regredisce si perde la dignità ( da homo sapiens ad homo demens ) quella dignità che ci è stata conferita , re , profeta , sacerdote ; ci si allontana dalla vita divina , la vita di grazia ,conferitaci anch’essa , vita divina che ci rende figli di Dio , figli adottivi , figli che amano il Padre , perché dal Padre pensati , voluti , creati , attesi dunque amati . In fondo a quella strada, alla sua fine il Padre attende sempre , pazientemente e fiduciosamente attende sempre e attende tutti , rispettando le nostre fermate , i nostri ripensamenti , come il padre nel racconto lucano , il Padre attende il figlio che ritorna dopo che ha abbandonato la sua casa dilapidandone i beni , sempre e per sempre e da sempre lo attende senza scandalizzarsi , lo scandalo in una comunità cristiana è solamente servire il male , essere al servizio del maligno , non è certamente non mettersi in cammino per la strada giudicata dura , perché c’è sempre tempo per incamminarsi , in fondo il Padrone della vigna è sempre disponibile a permettere ad ognuno di noi ,anche all’ultimo minuto, di entrare per cooperare , per dare l’apporto dovuto per il bene della vigna , per essere ciò che si deve essere e non ciò che si pensa di essere o che si vuole dimostrare di essere o che gli altri vogliono che si debba essere .