... Ancora : " pace a voi ! " ( Gv.20,19 ) ...

15.10.2022 14:47 “ ... Quando Mosè alzava le mani ,Israele prevaleva ... “ è ciò che abbiamo sentito proclamare nella prima lettura di questa XXIX domenica del Tempo Ordinario . Con questo brano, tratto dal Libro dell’Esodo e proposto oggi XXIX domenica del Tempo Ordinario dalla Liturgia della Parola, è presentata la figura di Mosè modello della costanza nella preghiera , Mosè instancabile nell’esercizio della preghiera a favore di un popolo , quello di Israele in cammino verso la terra promessa . Israele comprense che le difficoltà incontrate nel suo cammino verso la sua identità politica , culturale , sociale , religiosa ,si superavano con la forza la cui radice era la vicinanza al Signore . Scrisse Paolo alla comunità cristiana che era in Filippi ( 4,13 ) : “ ... Tutto posso in colui che mi dà la forza ... “ e il Salmo 98 ( 6 ) recita : “ ... Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,Samuele tra quanti invocano il suo nome: invocavano il Signore ed egli rispondeva ... “ . Il gesto di Mosè , manifesto della sua fede , è riproposto nella seconda lettura , tratta dalla seconda lettera che l’apostolo Paolo inviò al discepolo Timoteo : “ ... rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente ... conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia ... “. La radice della fede del discepolo Timoteo e di conseguenza la nostra radice deve affondare nella sacra Scrittura , terra promessa , deve trarre nutrimento da essa , in ciò che da essa sin dall’infanzia ( spirituale e anagrafica ) si è ricevuto e imparato . La sacra Scrittura , la Parola di Dio per noi cristiani non solo è meta , ma è il viaggio che ci accompagna ad essa . La meta è la comprensione della Parola mentre il viaggio è tutto ciò che concorre e consiste nel comprenderla , la fatica appagata dalla gioia della meta , della comprensione . Dall’infanzia ( spirituale e anagrafica ) abbiamo ricevuto , dunque tratto , il necessario non solo per vivere la Parola , ma anche per insegnare, convincere , correggere ed educare ad essa , come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura che la Liturgia della Parola ci ha proposto ; questa è la missione affidata ad ognuno di noi fratelli cristiani , una missione conferita attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana il Battesimo e la Confermazione ,l’Eucarestia ; con essi ognuno di noi può esercitare la triplice funzione ( in latino munus ) di re , sacerdote e profeta . I sacramenti conferiscono la forza , come un re , di governare ossia guidare noi stessi e latri nel cammino di fede , di santificare ovvero progredire sulla via della perfezione spirituale e di profetare cioè annunciare la Parola per ispirazione divina . Nel vangelo si sono lette e ascoltate queste precise parole proferite da Dio e ripetute da Gesù : “ ... Manderò ... profeti e apostoli ... “ . Fratelli siamo dunque noi i profeti e gli apostoli inviati da Dio ai quali Gesù si riferisce , noi , proprio noi con le nostre fragilità , con le nostre povertà , proprio noi che da Dio siamo : “ ... scelti prima della creazione del mondo ... “ scrisse l’apostolo Paolo ( Ef. 1,4 ) . A noi Dio , il Signore si rivolge , siamo noi , noi cristiani e non altri , su questa terra nella condizione di fare risuonare la sua voce , la sua Parola , la Parola . Se aspettiamo che i potenti , i dottori della Legge , rivelino la Parola ci illudiamo , è Gesù stesso a metterci in guardia con le parole che rivolse a coloro che detenevano il potere : “ ... Guai a voi dottopri della Legge , che avete portato via la chiave della conoscenza ; voi non siete entrati , e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito ... “ . Fratelli ognuno di noi deve intervenire nella storia della salveza , non vale delegare altri , ci è rihiesto di assumere le nostre responsabilità . Cosa fare dunque di concreto ? Come mettere in pratica la Parola ? Come profeti siamo invitati a leggere i segni dei tempi , a interpretare i segni di questo nostro tempo del quale siamo parte . Come re , siamo chiamati a intervenire attraverso una nostra azione mirata a governare questo nostro tempo da guidare secondo un principio o un programma che deriva dalla Parola e come sacerdoti siamo chiamati a progrediere sulla via spirituale che completa , consolida e segna indelebilmente la vita sociale e politica. Dunque ? I nostri tempi fratelli sono tempi di guerra , viviamo un’economia di guerra e combattiamo non direttamente ma per interposta persona fornendo armi cioè mezzi che producono morte , dunque lutti , disperazione e distruzione . A noi cristiani è chiesto direttamente dal Signore di amare i nostri nemici ( Mt.5, 38-46 ): “ ... Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due ... Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? .... “ . Dobbiamo dunque occuparci della pace non della guerra, perché è stata superata la legge dell’occhio per occhio e sostituita con la legge dell’amore . Fratelli mai come in questo nostro tempo segnato dalla guerra nella quale siamo coinvolti personalmente dobbiamo fare risuonare le nostre voci di dissenso . Non ci è richiesto di aderire a manifestazioni o sitting , ci è chiesto di alzare le braccia come Mosè , di divenire come lui modelli di costante preghiera per entrambi i contendenti sia per gli aggressori che per gli aggrediti e , possiamo fare di più . La parola pace è stata volutamente bandita dal nostro vocabolario da coloro che detenngono il potere e da coloro che dirigono e manipolano l’informazione per far posto alle giustificazioni della guerra . Mai noi cristiani non giustifichiamo la guerra, mai , dunque facciamo risuonare , diffondiamo la parola pace ovunque e con chiunque . Come ? In che modo ? Chiederete voi . Molto semplice iniziamo a salutarci tra di noi e a e salutare chi si incontra , con le parole con le quali Gesù , dopo la sua risurrezzione ,salutò i suoi discepoli : “... pace a voi ! ...” lo si legge nel Vangelo dell’aposolo Giovanni (.20,21 ) . Questa esclamazione divenga il nostro mantra , cioè l’oggetto di una meditazione ripetuta e continua . Pace, uno di quei precetti che si traggono dalla Parola di Dio che come si legge nel libro del Deuteronomio devono essere : “ ... fissi nel cuore; ....come un pendaglio tra gli occhi ... “ . Questo sarà il nostro contributo alla pace. Adoperiamoci fratelli cristiani per diffondere la Parola perché diffondendola inculchiamo cultura di pace che è la situazione contraria alla guerra , simbolo di buon accordo e di concordia di intenti , di quiete , di serenità , di tranquillità . Diffondendo la pace diverremo operatori di pace. Nel discorso della montagna Gesù disse alle folle radunate ( Mt.5,9 ) : “ ... Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati figli di Dio ... “ . La nostra identità affonda dunque le sue radici anche nella pace che ha origine come ogni cosa buona dalla Parola di Dio , del Signore . Fratelli ripetere il saluto di Gesù in segno di saluto : “ ... pace a voi ! ... “ significa non solo diffondere la Parola di Dio , non solo manifestare la nostra identità di figli di Dio , ma è un modo di pregare , perché la Parola di Dio ripetura è prerghiera . Dunque concludendo : pace a voi !