ATTENZIONE: L'UOMO MANOVRA SOLO DIO LASCIA SCEGLIERE
Tutto posso in colui che mi da la forza, abbiamo sentito leggere nella seconda lettura tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi. Fratelli cristiani Paolo c’invita a saper vivere, “so vivere”, scrive l’Apostolo, cioè so accettare ciò che sono, ciò che si è, accettare ciò che si ha, essere capaci di accettare la propria condizione. Accattare questa condizione è segano come asserisce Isaia che:” la mano del Signore si poserà su questo monte”, cioè su di noi fratelli cristiani, mentre Paolo afferma:” il mio Dio a sua volta colmerà ogni vostro bisogno…” Se mi accetto, so vivere e so che il Signore mi è accanto, sono luminoso perché nuovo, dunque originale, (le cose nuove sono l’originale, la novità). E’ così che ad Antiochia ci hanno riconosciuti cristiani, cioè seguaci del Cristo. Siamo cristiani da allora, nominati cristiani da allora, originali, novità, e ciò che affermo è supportato dal libro degli Atti degli apostoli che è Parola di Dio che narra della prima comunità cristiana, dopo l’Ascensione del Signore e la Pentecoste, 2000 anni or sono. Fratelli cristiani non abbiamo tempo, siamo nel tempo, eternamente nel tempo, anche quando questo non sarà più tempo, siamo nel tutto, siamo tutto perché parte del tutto, perché: “tutto posso in colui che mi da forza”. La mia forza dunque è la conoscenza, la conoscenza di Dio, se lo conosco, se lo riconosco so che è Dio e io non sono lui, non sono Dio ma io. Il primo passo della conoscenza è riconoscere i miei limiti di fronte a chi non ha limite; il passo successivo è la conoscenza di se stessi, di me stesso. Se so chi è l’altro è perché so chi sono io (dunque non sono l’altro), so che tra me e l’altro non c’è non c’è confusione ma distinzione, ognuno ha la sua identità, la sua personalità, la sua dignità, il suo essere persona, persona non pedina, non manovrabile. Neppure Dio manovra l’uomo, accampa sull’uomo il diritto di manovrarlo, portarlo dove non vuole, violentarlo, spostarlo a sua insaputa, costringerlo. Il rapporto tra persone, quindi tra Dio creatore che è persona nel Cristo generato e l’uomo sua creatura è improntato, è costruito, ha origina, ha la sua genesi nella proposta, dunque nella libertà e per la libertà. Il rapporto tra uomo e uomo, spesso anche nella chiesa è improntato sulla coercizione, sull’obbligo, sulla prevaricazione. Non è così dunque il rapporto con Dio, il rapporto è atto, azione cioè che valorizza ed evidenzia l’uomo dunque Dio. La santità di S. Domenico fondatore dei frati Predicatori (i domenicani), è basato sul fatto che Domenico era un uomo che parlava con Dio e parlava di Dio. Ecco il rapporto causa ed effetto: conseguenza, frutto. La conoscenza dunque presuppone la scelta, non una scelta, una delle tante scelte, ma categoricamente la scelta: totalizzante, coinvolgente, definitiva, come per Paolo, da persecutore della chiesa a suo ministro, apostolo e martire, come lo sposo per la sua sposa e viceversa. La scelta è definitiva, è per sempre e il perdono e la misericordia sono atti, azioni per rientrare nella definitività. La scelta sempre, è sempre un atto, libero che non ha, non pone condizioni se non l’entrare nell’altro, penetrarlo per costituire unità: in Dio, si è tutto nel tutto e si è tutto del Tutto. Unità nell’unicità quindi nella diversità. Questo è l’uomo, questo mi dice Paolo:” tutto posso in colui che mi da forza”. La forza mi è conferita da Dio in un cammino dentro me stesso ma alla sua presenza, in quel Santuario che lo contiene. Per sua grazia, cioè gratuitamente mi è stata conferita, per mia scelta (quella scelta libera e definitiva), la partecipazione alla vita divina, divengo in Dio, Dio e questa nuova condizione che è sponsale impone un dialogo amoroso fatto di corteggiamenti e intimità che è la fede, un rapporto che è fiducia che è l’essere nell’altro, l’essere d’altro pur mantenendo se stesso. E’ la realizzazione della mia speranza, delle mie aspettative. Paolo afferma che la fede pone il suo fondamento nelle cose che si sperano. Spero l’altro, e spero che sia, non come sono io, ma come dev’essere lui, se realizzato, l’altro realizza me. La fede poi è ciò che non vedo, percepisco, ma non vedo, non è tangibile la forza, essa è azione e reazione misurabile ma non visibile. Ne conosco l’intensità e i benefici, ma non la vedo pur possedendola. Come scrive Paolo la fede la fiducia nell’altro, ha come prova le cose che non si vedono; che sono atti, azioni nella vita e della vita cristiana: fede, speranza, carità, riassunte in una parola… Dio