CARI FRATELLI CRISTIANI, SIETE VOI LA FANTASIA DI DIO - Omelia della XV domenica del tempo ordinario

13.07.2014 22:10

Gesù spiega ai suoi discepoli la parabola del seminatore, ma non alla folla che assiste. E’ importante questo? Ha la sua importanza anche perché Matteo trascrive la spiegazione della parabola perché tutti la possano comprendere. Un’affermazione però cattura la mia attenzione: “Il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca” parole di Isaia citate da Gesù. La gente che affolla la riva e costringe Gesù ad allontanarsi sulla barca è folla, spettatori curiosi che si assiepano per vedere, curiosare, accusare, spettegolare; Gesù non entra in loro, non va nel profondo, non penetra e ricordiamo senza scandalizzarci che è il penetrare che genera , che dà origine alla vita. La vita è trasmessa, si trasmette con un atto che va in profondità, che non si ferma in superficie, ma si spinge là dove il seme deve depositarsi, ad incontrare il suo opposto, sul fondo, nel fondo, nel profondo. E’ dunque nel profondo e dal profondo che ha origine l’altro, e dal profondo risale per vedere la luce, l’immagine e udire il suono. Come scrive Isaia nella prima lettura: la pioggia e la neve fecondano la terra, la fanno germogliare, le trasmettono la vita. La Parola è dunque l’atto che genera “così sarà la mia parola uscita dalla mia bocca”. La Parola genera è potenza generatrice perché fa comprendere cioè da vita, è vita. Ora non importa se la Parola è spiegata, importante è che sia annunciata.; Gesù annuncia ad un popolo dal cuore insensibile che non ascolta, non vuole vedere né comprendere. Gesù è venuto a capovolgere, a dare ordine, non la comprensione ma l’annuncio, perché prima deve avvenire quello, questo è l’ordine. L’annuncio è un atto che si ferma a mezz’aria, è un atto che resta, stagna, ed è un atto creativo perché stuzzica la fantasia, le trasmette moto, vita. La spiegazione è mirata, formativa, è per i discepoli. Al popolo è dato l’annuncio e con esso la fantasia. Al popolo che è santo e sovrano è dato di crescere attraverso le proprie forze. I suoi discepoli, quelli più prossimi, in cui noi clero ci identifichiamo, sono ignoranti, a loro è dovuta la conoscenza indotta, Gesù deve spiegare perché comprendano. Al santo popolo di Dio, duro di cervice che non comprende è data la fantasia per voler andare oltre l’immaginazione, oltre la figura è dato il potere di trasfigurare l’annuncio, renderlo persona, dargli un volto, una identità come Paolo fa all’aeropago di Atene, svelando ai Greci li presenti la statua del Dio ignoto. Nel ’68 l’identità tra i fautori della contestazione studentesca era il motto: “la fantasia al potere”. L’uomo è sempre in ritardo, la fantasia di Dio non ha confini né definizioni, Dio è fantasia, guardate ciò che ci circonda e pensate a chi siamo, ascoltiamo per un attimo il battito del nostro cuore o l’alito che esce dalla nostra bocca….è l’apoteosi della fantasia di Dio, di Dio che mi dice: “amico usala la fantasia, come io l’ho usata”. Hai l’annuncio, dunque la Presenza, la Parola, usa la fantasia dunque deduci, conosci quindi scava e giungi al centro dei misteri del regno dei cieli. Chi oggi annuncia? Il Santo Padre ogni giorno annuncia, con il commento della Parola a S. Marta, con il suo stile di vita, scatena la fantasia, che è strada alla speranza, dunque alla fede. Se sogno spero nella realizzazione e ho fiducia in me, nelle mie capacità e in chi mi suscita la speranza. Mons Galantino del S. Padre ha affermato che chi non segue il suo stile di vita (rivolto a noi e ai vescovi), si rende ridicolo. Il Papa oggi è la pietra, su cui fondare, perché annuncia la Parola e ad essa tende conformando la sua vita, ecco perché bacchetta sacerdoti e vescovi, legati al potere, alla mondanità, staccati, distaccati dalla fantasia cioè dalla fede, dalla speranza, quindi dall’amore.”Perché tu hai veduto credi, beati coloro che senza aver visto hanno creduto”. Ecco la Parola, ecco il discepolo, ecco la folla con la testa altrove, ecco i tre ruoli. Il Papa che è gravato  dal peso della piramide regge la base, e non il contrario come avviene nella nostra società, il titolo del Pontefice è appunto servo, dei servi di Dio, dice hai suoi confratelli vescovi di annunciare affinchè quella fantasia che si è sprigionata nella creazione, donandogli vita, perfezionandola, sino a renderla persona prende forma nel genere umano. L’umano, l’uomo è dunque la personificazione della fantasia,la fantasia è potenza che deriva dall’annuncio, che diviene atto nella fede, quando cioè si fa nostra la definizione che S.Paolo dà nella letetra agli Ebrei: “ la fede pone il suo fondamento nelle cose che si sperano e ha come prova le cose che non si vedono”. Noi fratelli cristiani viviamo di questo, cioè di tutto, di niente. donandreagiordano