CARO FRATELLO VESCOVO, PIETRO E': COLUI SU CUI SI FONDA E MAI SI AFFONDA

10.08.2014 09:20

Chi è colui che ha sostenuto che Giovanni è il discepolo che Gesù amava? E’ Giovanni stesso, solo lui che si definisce il discepolo che Gesù amava nel suo Vangelo. Di Giovanni sappiamo dai racconti evangelici che a Lui da Gesù è stata affidata sua madre, la Vergine Maria, sappiamo che con suo fratello Giacomo chiede a Gesù i posti di prestigio nel Regno al fianco del Cristo. Sappiamo per tradizione che undici apostoli moriranno martiri, tranne Giovanni a cui la vita è chiesta per accudire la Vergine Madre. Matteo, dal racconto, fa emergere che Gesù si rivolge a Pietro e non a Giovanni e lo invita a raggiungerlo: “ Vieni!”, lo invita a camminare sull’inconsistenza, su ciò che non regge il peso di un uomo, l’acqua, su ciò che ingoia, ingloba, succhia e risucchia, in un mondo ancora oggi sconosciuto, il mondo degli abissi. Gli ebrei avevano paura dell’acqua del mare, del lago, della sua profondità, dello sconosciuto che  celava, l’associavano alla morte; Pietro viene dunque portato a calpestare l’idea stessa della morte, anzi la morte stessa, è antesignano di Paolo che nella lettera ai Corinzi scrive: La morte è stata inghiottita per la vittoria. Dov’è o morte la tua vittoria? Dov’è o morte il tuo pungiglione?”. Paolo in questa lettera decreta l’annientamento della morte, la morte della morte, Pietro ben prima fa l’esperienza di calpestarla, di camminare su ciò che ha tendenza ad inghiottire. Fratelli cristiani, mi soffermo poi su quel “Vieni!” pronunciato da Gesù a Pietro, è di una dolcezza che non ha confini, che va oltre, e riporta noi genitori “datati” ai primi passi dei nostri figli; quando uno dei genitori regge il bambino sotto le ascelle, e l’altro staccato dal primo di un passo, allungando le braccia lo invita a muoversi sulla stessa direzione e gli dice: “Vieni!” chiamandolo per nome. Il bambino, punta gli occhi del genitore e si lascia andare, senza muovereil primo passo, ma sicuro di lasciare una presa per passare ad un’altra. Pietro fa la stessa esperienza, lascia la sicurezza della barca, per muovere con fatica i primi veri passi sul mondo della fede. E vi dirò di più quel “Vieni!” l’ho sentito pronunciare più volte negli ultimi giorni di vita dalla mia sposa quando ormai in quel dormi veglia che precede la morte chiamava il nostro figlio maggiore:”Vieni! Nic vieni!”. Gesù ama Pietro, e a Pietro affida la sua Chiesa perché gli slanci di Pietro  sono di un uomo che ha capito, che si sforza di capire, che progredisce sulla strada della fede, dai primi passi, ad un’incerta camminata, con la sua difficoltà, ma che è diversa dagli altri, perché è dinamico, ha slancio, rischia, non è statico come gli altri, aggrappati o appiattiti sulla barca, apostoli certo, vescovi, vero, ma paurosi, timorosi, amanti del posto sicuro, lasciano ad altri l’intraprendenza, dunque dimostrano di amare meno, di avere meno fede, della poca fede di Pietro, è Gesù che ammonisce Pietro “uomo di poca fede”, se lui ne ha poca, gli altri non ne dimostrano affatto, e Gesù non si rivolge agli altri, essi si prostrano dopo aver visto il miracolo, hanno bisogno di toccare, ammalati di eventi, di avvenimenti, di segni, dimostrando di possedere una fede superficiale puerile. Pietro è stato indotto a fare l’esperienza della morte, veder con i suoi occhi la morte e la vita una accanto all’altra, il buoi, l’abisso del nulla, e la luce, il tutto di tutto e con umiltà sceglie la vita, con umiltà che è espressa da quel “Signore salvami!”. Pietro nel suo slancio dona e dà se stesso alla vita. Se cammina sulla morte e la calpesta è perché la vede, ne fa esperienza, ora è eterno è divino come il Maestro. Su questa scena domina il vento cioè l’azione dello Spirito:” il vento soffia dove vuole, e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va”; il vento, lo Spirito Santo è avvolto dal mistero: la libertà. Il vento è figura, sinonimo di libertà, nel racconto lo abbiamo sentito dapprima è contrario, poi è forte infine cessa. La sua azione è imprevedibile, libera. Pietro fa l’esperienza della morte, della vittoria sulla morte della libertà. Se vince la morte è libero. La libertà è come il vento contrario, cioè controcorrente, dà vigore, conduce come il vento, dunque è una forza su cui si può contare, ma attenzione può cessare. Ultimissima osservazione, chi è sulla barca riconosce Gesù figlio di Dio “davvero tu sei figlio di Dio”, vedono dunque credono. Pietro l’amato alla vista di Gesù lo chiama Signore, cioè re, colui che sta sopra, che sovrasta, che sta in alto. Giovanni fratelli cristiani piace ai teologi perché intellettualmente profondo e agli pseudo teologi perché piace ai teologi, il suo vangelo come stile si discosta dagli altri vangeli, ma Pietro è colui su cui si può fondare e mai affondare.

Omelia per la 19° domenica del T.O.

 

donandreagiordano