CARO FRATELLO VESCOVO

02.07.2014 12:50

Un piccolo commento alle parole del Santo Padre che seguono. Ciò che abbiamo compreso, ciò che ci comunicano è che il papa conosce molto bene la situazione della curia romana, italiana, dunque anche della nostra curia. Le parole che emergono sono rivolte ai vescovi “cari fratelli vescovi…” dice il pontefice, ma sono rivolte anche a noi preti: orgoglio gratificazione riconoscimenti rifugi pastorali sicurezza tentazione mondana paura schiavitù. E’ stata pronunciata per tutto il clero, ma soprattutto per chi regge le diocesi e in particolare la nostra , e a queste parole si deve aggiungere ciò che ha affermato,  durante un’intervista, tempo fa a riguardo dei vescovi monsignor Galantino scelto da papa Francesco come segretario della Cei e precisamente che questo papa ha lanciato uno stile di vita che chi non segue si rende ridicolo… E ponendo attenzione a ciò che succede nella nostra diocesi a proposito di piazza Duomo, (che è solo sperpero di denaro pubblico) i ridicoli non vanno cercati altrove.

 

«Il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode» (At 12,11). Agli inizi del servizio di Pietro nella comunità cristiana di Gerusalemme, c’era ancora grande timore a causa delle persecuzioni di Erode contro alcuni membri della Chiesa. C’era stata l’uccisione di Giacomo, e ora la prigionia dello stesso Pietro per far piacere al popolo. Mentre egli era tenuto in carcere e incatenato, sente la voce dell’Angelo che gli dice: «Alzati in fretta! ... Mettiti la cintura e legati i sandali ... Metti il mantello e seguimi!» (At 12,7-8). Le catene cadono e la porta della prigione si apre da sola. Pietro si accorge che il Signore lo «ha strappato dalla mano di Erode»; si rende conto che Dio lo ha liberato dalla paura e dalle catene. Sì, il Signore ci libera da ogni paura e da ogni catena, affinché possiamo essere veramente liberi. L’odierna celebrazione liturgica esprime bene questa realtà, con le parole del ritornello al Salmo responsoriale: «Il Signore mi ha liberato da ogni paura».

Ecco il problema, per noi, della paura e dei rifugi pastorali. Noi – mi domando –, cari fratelli Vescovi, abbiamo paura? Di che cosa abbiamo paura? E se ne abbiamo, quali rifugi cerchiamo, nella nostra vita pastorale, per essere al sicuro? Cerchiamo forse l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo? O ci lasciamo ingannare dall’orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti, e lì ci sembra di stare sicuri? Cari fratelli vescovi, dove poniamo la nostra sicurezza?

La testimonianza dell’Apostolo Pietro ci ricorda che il nostro vero rifugio è la fiducia in Dio: essa allontana ogni paura e ci rende liberi da ogni schiavitù e da ogni tentazione mondana.

 

Estratto dall' omelia tenuta da papa Francesco lo scorso 29 giugno 2014 in occasione della Solennità dei Ss. Pietro e Paolo