... ciò che facciamo in vita rieccheggia nell'eternità ...
11.07.2020 14:17
“ … Fratelli , ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi … “ ciò che è stato appena proclamato è parte del brano , tratto dalla lettera di Paolo ai Romani , che oggi XV domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia della Parola ci ha proposto .
Fratelli cristiani , ma noi viviamo nella gioia ? Paolo ci accenna alle “ … sofferenze del tempo presente … “ e siccome il tempo presente è questo che viviamo oggi , in questo preciso momento , così come Paolo visse il suo tempo presente , significa che il tempo reca con sé sofferenza ? Sì , il Cristo stesso ci insegna : “ … A ciascun giorno basta la sua pena … “ ( Mt.6,34 ) e uno dei sinonimi della parola pena è prorio la parola sofferenza .
Il cristiano dunque è l’uomo che soffre ? No, direi che il cristiano è l’uomo che sa soffrire , perchè se ogni giorno è conscio di incontrare la sua pena , la sofferenza , è capace di comprende il soffrire , di trasfigurare il soffrire , cioè è capace di andare oltre il soffrire , oltre la sofferenza . Egli dunque è capace di speculare , indagare la sofferenza , di andare alla radice di essa , alla sue origini , cerca , indaga di essa la vera essenza , la vera natura .
Ciò che noi recepiamo della sofferenza è solamente il suo aspetto esteriore , come si manifesta al mondo , ai nostri occhi , come e cosa i nostri sensi di essa percepiscono e ciò ci turba quando non ci spaventa .
Ma della sofferenza non c’è solamente l’aspetto esteriore , ciò che si vede , come sensibilmente si manifesta al mondo , ma ad essa è collegato l’aspetto psicologico e spirituale , ciò che si avverte ma che non si vede . Essa , la sofferenza , dunque è foriera , annunciatrice anche di un modo di essere che è oltre il sensibile , oltre il reale , oltre il visibile , il percettibile , il tangibile ; un mondo che è dunque invisibile , impercettibile , astratto , immateriale . La differenza tra questi due modi di essere , tra questi due mondi , è che il mondo sensibile , legato ai sensi , è visibile e ciò che produce , le cose che produce scrive Paolo ( 2 Cor.4,16 ): “ … sono di un momento … “ mentre : “ …. quelle invisibili sono eterne …. “. La sofferenza dunque nella sua completezza ( ovvero di essa ciò che si vede e ciò che non si vede ) è eterna , di essa prevale dunque la parte più importante, la parte eterna come ebbe scrivere Paolo (1 Cor. 12,24 ) “ … Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava … “ . La soffrenza è dunque corpo e ciò che manca al corpo , secondo le parole dell’apostolo , occupa un posto d’onore , ed è ancora secondo l’aspostolo presenza eterna con cui fare i conti , con cui rapportarasi , l’escluderla è impossibile e la scienza ne fa esperienza .
La sofferenza è presenza eterna ed eterna presenza e negarla non è giustizia , perché si negherebbe la verità e negando la verità si negherebbe anche la libertà ( Gv. 8,31-32 ) : “… Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»…. “ . Negarla è condannarsi alla schiavitù , affermarla , accettarla è acquistare la libertà .
La sofferenza è entrata nel mondo già nel giardino , immediatamente in Eden alle origini della creazione ( Gen.3,16-17 ) “ … Alla donna disse:« Moltiplicherò i tuoi dolori ….. »…. All'uomo disse: « Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita … “ . La sofferenza dunque è una compagna , una compagnia , una costante presenza nel cammino del genere umano da sempre e per sempre . Sempre lo è stata , sempre lo sarà come non lo è la gioia . La sofferenza è una costante , la gioia è inconstante , periodica .
Possiamo dire, affermare queste cose ? E’ lecito predicarle ? O è nostro dovere anestetizzare l’uomo , ingannarlo con il luccichio della bigiotteria , del falso , dello stordimento , del divertimento , del godimento?
E’ nostro dovere predicare ma ancor più accettare la sofferenza , accettare che non siamo eterni e non siamo noi gli autori del nostro destino : “ … Con il sudore del tuo volto mangerai il pane ; finché tornerai alla terra , perché da essa sei stato tratto : polvere tu sei e in polvere tornerai ! …. “ sentenzia solennemente il libro della Genesi ( 3,19 ) e per molti questo è sofferenza , quella sofferenza a cui non si riesce dare risposta , non si riesce a dare un senso , non ci si abitua .
Paolo scrivendo ai Colossesi a suo tempo affermò ( 1,24 ) : “ … Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa .… “ .
L’apostolo dunque afferma che il suo soffrire e la sofferenza di Cristo sono in favore della Chiesa , cioè di noi fratelli cristiani , c’è chi si carica e si è caricato della sofferenza perché noi , da essa , dalla sofferenza potessimo essere liberi , liberati .
Don Divo Barsotti scrisse a proposito di coloro che dovrebbero caricarsi della sofferenza dei fratelli per renderli liberi , queste parole : “ … la vita del sacerdote è sacrificio puro . Egli non vive , non può vivere per sé , non ha più una vita . Qualunque cosa egli faccia per essere amato , stimato , per vivere , il suo sforzo non ha il potere di toglierlo alla sua solitudine . Il crisma dell’ordinazione lo separa dagli uomini , egli diviene come il capro espiatorio che si abbandona nel deserto , lontano da tutti … “ .
Sofferenza dunque sacrificio . La sofferenza dunque il sacrificio sono per noi quel carico dolce e leggero del quale siamo gravati ( Mt.11,28-30 ) Gesù insegna : “ … Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero … “ ; perché quel carico , la sofferenza , il sacrificio se l’è caricata il Signore stesso , è sua , appartiene a Lui , perché noi si possa essere ristorati , non gravati da un peso che non ci appartiene più . Solo l’uomo carica di pesi , di carichi gravosi il suo simile , il suo fratello ( Mt.23,2-4 ) è Gesù stesso ad affermarlo : “ … Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei ... Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito … “ .
La sofferenza è intorno a noi , è in noi , è parte di noi , del nostro essere di quella parte non visibile che è in noi , quella parte alla quale occorre aderire , alla quale , per attivarla , per renderla operativa ,occorre pronunciare il nostro libero e incondizionato assenso , il nostro “ fiat “ : la fede .
La fede rende la sofferenza , un carico , il nostro carico , dolce e leggero , perché gettato all’Altro , e qui vi invito a leggere e recitare ( perché preghiera ) il Salmo 54 ( 23 ) : “ … Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno … “ . Per fede getto , allontano , consegno a chi può contenere , a chi è capace di contenere : Dio . “ …. Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi … “ e ciò perché “ … Tutto posso in colui che mi dà la forza …. “ così ci consola l’apostolo Paolo ( Fil.4,4 ; 13 ) .
Avere il sostegno di Dio , affrontare un problema , una situazione certi , sicuri che Dio ci sosterrà , che ci verà incontro ,che si caricherà Lui delle nostre difficoltà è manifestare fede perché la fede come scrive Paolo nella sua lettera agli Ebrei ( Eb.11,1-3 ) : “ … è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono…. “ e continua l’apostolo “ … Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede … “ .
E si ritorna alla cose non visibili da cui traggono origine le cose visibili e , la Scrittura , la Parola di Dio ci insegna che ciò che è invisibile è eterno (2Cor.4,18 ): “….Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne … “ .
La sofferenza duqnue è uno stato , è un modo e un mondo che si manifesta , non è debellabile , ma è affrontabile , accessibile , trasformabile , trasfigurabile , ad essa ci si può accostare e con essa convivere .
Fratelli siamo figli della luce ( Ef.5,8 ) scrisse Paolo : “ … Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce … “ dunque brilliamo di luce propria e la luce lo si studia in fisica viaggia nel tempo e nello spazio eternamente tanto che possiamo vedere la luce di stelle che sono spente da milioni di anni , e se siamo luce , è luce la nostra vita così da poter dire che ciò che facciamo in vita rieccheggia nell’eternità . Siamo luce , siamo divenuti luce e la luce viaggia nell’eternità , non si spegne mai ,mai si affievolisce , dunque è sempre visibile , leggibile , percettibile a chi ha il potere di vedere , a chi coglie la nostra vera essenza , la nostra natura .