TRADITO

29.05.2016 08:49

Cari amici di Chiesa controcorrente , siamo una catena , una interminabile catena , composta da anelli saldati fra di loro e che fra di loro , da quel legame e per quel legame , formano una unità , l’unità , il corpo della Chiesa , il corpo della Santa Madre Chiesa , sposa del Cristo . Siamo saldati uno all’altro dal fuoco , dallo Spirito , attraverso la forgiatura e temprati con l’immersione nel fonte battesimale …. ci è stata data , a noi , proprio a noi sostanza , una forma interminabile , composta e componibile , eterna , la Tradizione , la trasmissione , il passaggio dall’uno all’altro , la Pasqua continua ….. Paolo ci dice che abbiamo ricevuto ciò che lui stesso ha ricevuto , lui come noi dunque , anello di quella catena ma non certo capo della catena . Il capo della catena , che ci tiene eternamente legati , saldi , uniti e forti , si perde nella notte dei tempi , ha origine nella notte dei tempi dal Verbo che crea , dalla potenza creatrice della Parola che è presente nell’atto primo e lo sarà nell’ultimo , presente alla forgiatura dell’ultimo anello della catena quando questo consegnerà , trasmetterà ciò che ha ricevuto al capo della catena perchè il cerchio , il cerchio della vita possa concludersi con la realizzazione universale di questa umanità nella cattolicità cioè saremo universali , saremo tutti ovunque con chiunque . Ciò che asserisco è racchiuso in quelle parole , la Parola , che Paolo pronuncia nella seconda lettura e trascritta perché fosse tramandata , perché divenisse Tradizione e proposta oggi dalla liturgia della Parola presenza del Cristo in mezzo noi, nella solennità del SS Corpo e Sangue di Cristo . Paolo ai santi della Chiesa di Corinto e oggi ad ognuno di noi , ricorda queste realtà innestate in una sola speranza ovvero : “ ..... ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso …. “ e aggiunge “ ….. voi annunciate la morte del Signore affinchè egli venga “ . In queste due frasi ( realtà sperate ) nel ricevere , trasmette , annunciare e sperare nella sua venuta è racchiusa la nostra missione di cristiani , il nostro vivere la vita cristiana , che non è principalmente lavare i piedi al prossimo , almeno non nel modo che oggi si intende ….. il fare per il fare , l’apparire nell’apparenza che molto spesso è la mondanità del sacro, ma ricevere e trasmettere cioè essere e divenire . Ricevere e trasmettere non è appannaggio esclusivo del clero , ma di tutti noi fedeli cristiani cattolici , perché ognuno, è chiamato singolarmente a vivere la sua parte di vita cristiana cioè la sua condizione personale di re , profeta , sacerdote e figlio quella dignità trasmessaci e conferitaci da Dio e che non deve essere mai dimenticata da noi credenti . Quando si parla di umanesimo , si ricordi sempre la dignità che Dio ha conferito all’uomo : re , profeta e sacerdote , figlio oltre naturalmente all’eternità . Quando l’uomo prende coscienza di questa sua dignità ? Quando ne fa esperienza ? Quando la invoca ? Quando la spera ? Quando è tradito , quando cioè è lasciato solo , abbandonato , quando vive l’amarezza dell’esclusione che è dolore e dolore che uccide ; “ … Quando sono debole è allora che sono forte “ sentenzia Paolo e Paolo nella lettura odierna riassume ciò , con queste parole , con la Parola con la Presenza : “ … il Signore Gesù , nella notte in cui fu tradito …. “ . La forte esperienza dell’abbandono a cui subentra la paura che il Cristo vive e che subisce manifestando il sudare sangue nel Getzemani , ci dice la grandezza del tradimento , fatto dunque non evitabile , fatto fondamentale nella storia della salvezza , prova di fortezza , di vittoria . Dobbiamo comprendere , conoscere e poi meditare l’etimologia della parola “ tradire “ che deriva dal latino tradere , cioè consegnare, tramandare , trasmettere . Ciò che è tradimento , angoscia , paura , epilogo , nel linguaggio cristiano è tramandare , consegnare , trasmettere ,passare da uno all’altro è dunque catena , continuità , eternità , vita , in una parola : Tradizione . Il Cristo attraverso quell’atto ci è consegnato , ci è trasmesso , perché quell’atto, il tradire , dunque il trasmettere ha l’epilogo che conosciamo : sì, la passione e la morte del Signore ma soprattutto la sua Resurrezione . Ciò che ci apprestiamo a vivere , tra poco su questo altare , dopo avere ascoltato , attraverso la nostra voce , la Sua Parola è quella consegna che il Signore fa di se stesso , si consegna , si trasmette a noi, alla nostra sensibilità che deriva, ha origine da quella dignità donata di re , profeta e sacerdote , di figli eterni e come tali abbiamo la possibilità di tenerlo tra le nostre mani per poi assumerlo , cioè traendo ciò che è necessario alla crescita ed allo sviluppo della nostra vita cristiana , alla nostra esistenza . Fondamentale è la trasmissione , cioè assumendo il Signore , ascoltando il Signore , ciò che ci è trasmesso , lo dobbiamo a nostra volta trasmettere , ritrasmettere , tradere cioè tradire . Non c’è nulla che vada sprecato nel cristianesimo , nessun atto , nessun gesto , anzi ogni gesto , trasfigurato , assume la sua vera identità , il suo vero scopo , quell’ identità che ci ha reso conoscibili in questa nostra esistenza e ci renderà riconoscibili nell’eternità , là da qualche parte nell’oltre la figura , oltre i nostri orizzonti ed aspettative . Così è avvenuto nel tradimento del Cristo , trasformato o meglio trasfigurato dalla Parola , in Tradizione , in trasmissione , attraverso quella catena viva ed eterna . Così è avvenuto nella Passione del Cristo ,quel devastante dolore , trasformato o meglio trasfigurato in atto unitivo e parte fondante della vita dell’uomo come non è la tanto conclamata e invocata gioia , recita infatti il salmo 89 : “ gli anni della nostra vita sono settanta , ottanta per i più robusti , ma quasi tutti sono fatica , dolore , passano presto e noi ci dileguiamo ”. Così è avvenuto nella morte del Cristo che trasformata o meglio trasfigurata dalla Parola è divenuta salvezza , cioè vita per chi si affida , per chi crede , vita eterna ,la morte è dunque mezzo per trasmettersi , proiettarsi oltre questo mondo , mezzo per proporsi all’eternità e porsi nell’eternità , continuità al ciclo della vita che non può mai arrestarsi , come il torrente le cui acque inesorabilmente scendono a valle per portare vita , per sanare e rendere la terra feconda per trasmettere la vita e come i salmoni che inesorabilmente risalgono la corrente per la vita , per la fecondità , per trasmettere e trasmettersi . Così come scrive Luca nell’evangelico racconto della moltiplicazioni dei cinque pani e dei due pesci oggi proposto a conclusione della liturgia della Parola , dalla quale abbiamo ascoltato : “ Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati : dodici ceste “ , proprio perché nulla vada perduto , ma ricevuto , trasformato , trasfigurato , trasmesso , tramandato , tradito .