COSA C'E' NELL'UOMO? LA FORZA DI ANDARE CONTROCORRENTE

08.03.2015 10:10

L’atteggiamento di Gesù , di Dio, in questo brano di vangelo scritto dall’evangelista Giovanni è deciso e guardingo. Scrive Giovanni:” non si fidava di loro perché conosceva tutti”, e questi tutti, sono coloro che assistendo ai suoi segni:” i segni che egli compiva, scrive Giovanni, credettero”. Gesù è circondato dall’uomo, è circondato, in compagnia, si accompagna all’uomo, Gesù, Dio, è uomo lui stesso, ed è accompagnato e si circonda di ciò che c’è dentro all’uomo; Giovanni descrive quell’umanità, che poi è la nostra umanità fratelli cristiani, così la descrive:” egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo” e ancora, “ma Gesù non si fidava di loro”. Ha di fronte gente che infondo lo tratta come un fenomeno di baraccone, fa miracoli, compie gesti, lascia segni, dunque per quello che fa la gente crede, crede a ciò che vede la gente, non a ciò che spera, cioè non vede, non sa osservare, non sappiamo osservare con gli occhi della fede. D’altra parte nel tempio coloro che per primi avrebbero dovuto riconoscerlo, perché maestri della Scrittura, dunque custodi delle profezie, sono legati dal e al formalismo, al perbenismo, ma soprattutto al denaro, hanno fatto del formalismo e  del denaro l’idolo da seguire, da adorare, non pubblicamente, ma subdolamente, di nascosto, tra di loro. La Legge è forma, ridotta a gesti formali e l’azione della Legge è il denaro, il gesto concerto, così avviene oggi. La situazione è ben lontana dall’armonia, dal giardino, dalla creazione. In buona sostanza l’uomo, l’umanità non crede a Gesù, non gli crede, perché Gesù, Dio è fedele, dunque capace di pagare di persona per la Parola data. Quando Dio nell’AT dà la sua Parola, dà se stesso, e nel NT dà se stesso salendo sulla croce: Dio si dà sempre perché fedele. Gesù, infondo non fa paura, non preoccupa perché si  scaglia contro l’autorità, ma perché sa ben giudicare, sa vagliare, comprendere la psicologia umana e sa pagare di persona. A qualsiasi tipo di autorità fa paura chi sa giudicare, non chi urla, perché sapere giudicare significa pensare, mentre l’autorità viole che l’uomo deleghi il pensare; l’autorità è preposta a pensare, chi è sottoposto all’autorità è preposto ad ubbidire. La capacità di giudizio di Gesù sta nel fatto che ha smascherato una classe sacerdotale che invece di amministrare la Legge trae da questa profitto, mercanteggia dunque, e Gesù la pone di fronte alla sua responsabilità, alla possibilità di farsi perdonare perché ha fatto della casa di Dio, della sua casa, un mercato e per ciò rivendica pubblicamente la sua condizione: egli è il Figlio di Dio, si Svela, si manifesta. Sa pagare di persona, cioè conosce la sua sorte, ma anche la sua potenza:” Distruggete questo tempio (il suo corpo, lui stesso) e in tre giorni lo farò risorgere”, cioè invita, sfida i giudei a ucciderlo, e poi enfatizziamo, ci scandalizziamo del tradimento di Giuda. Gesù è tradito da tutti coloro che lo circondano, i “padroni del tempio”, i frequentatori del tempio, dai suoi discepoli che nel tempio non sanno prendere posizione e da quelli  che stanno fuori dal tempio che vedendo i suoi segni infondo non gli credono e prova di ciò è che Gesù non si fida di loro. La fede dunque ha una sola direzione dal basso all’alto, non può l’uomo riporre fiducia nell’uomo, può riporla solo in Dio e riceverla solo da Dio. Tutti hanno tradito Dio, come la storia che ha preceduto la venuta di Cristo testimonia, l’uomo non è fedele, manca, è carente di fede e Dio lo sa benissimo, ne è perfettamente cosciente e consapevole:” egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”. Fratelli siamo dunque nella creazione, siamo all’interno del tempio ad assistere a ciò che Giovanni ci ha appena raccontato. Abbiamo da sempre trasformato i nostri templi in mercati, (un tempo la traduzione di questo brano era più severa, la parola mercato era tradotta in spelonca di ladri), e spendiamo tempo a costruire il nostro tempio, mentre basterebbe poco per farlo risorgere, per rinnovarlo. Quarantasei anni è una vita, mentre la resurrezione è un attimo, vale un attimo, cioè una frazione minima di tempo che è il tendere, il rispondere. Per Maria è lo spazio del “fiat” così per Gesù “sia fatta la tua volontà”. Al Signore basta cioè si accontenta che l’uomo proclami il suo credo, “con la bocca si fa la professione di fede” e vi tenda, cioè si sforzi per confermare; così si risorge, così si entra nella nuova vita, nel Regno, nella novità, tendendo, non realizzando. Coloro che realizzavano erano al tempio a vendere e a comprare vacche e a trattare denaro a curiosare, alla morbosa ricerca del segno, del sensazionale, del miracolo. Ciò che non è scritto ma è inteso, perché più volte nella Scrittura ne è ripreso il tema è la silenziosa presenza di chi non fa clamore, di chi non è menzionato, che non è discepolo né cambia valute, né giudeo, né venditore, ma è ripeto, silenziosa presenza, è il piccolo resto, i pochi dei molti, anonimi, che non hanno peso nella storia umana, ma lo hanno nella storia della salvezza, in nome di quel resto Abramo in Genesi si batte perché non si distruggano Sodoma e Gomorra, e per quel resto Dio fa costruire l’arca. Il tempio da lì a pochi anni sarà distrutto dalle legioni romane, perché in quel luogo non era più presente Dio ma l’idolo: il sacrificio finalizzato è il denaro. Dov’è presente l’idolo Dio non è presente, l’idolo è l’anti Dio, Dio è dinamismo, l’idolo immobilismo, Dio è Parola, l’idolo è muto. Il tempio, il luogo d’incontro, ora è in ognuno di noi, viene distrutto ma ricostruito, siamo noi tempio, il nostro corpo è luogo d’incontro, santuario e sacramento della Presenza. Dio abita in noi, ha scelto non un luogo, ma ha scelto me, la su Presenza è in me. Fratelli cristiani non c’è modo migliore di concludere e di fare sintesi che con le parole di Paolo tratte dalla seconda lettura, la prima lettera ai Corinti: “ fratelli mentre i giudei, chiedono segni e i greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci (cioè noi fratelli cristiani), Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio”. Fratelli siamo chiamati come piccolo resto, non a dare testimonianza sull’uomo come scrive Paolo, ma a testimoniare Cristo risalendo, faticando, la corrente, controcorrente, come c’invita in nome di Cristo il santo padre e da anni i suoi predecessori.