DALLA TAVOLA INIZIA L'ORGE DEL POTERE...SEMPRE DON MILANI DOCET

17.12.2014 06:18

Anche se con un po’ di ritardo vorrei commentare il Vangelo di Marco del giovedì della seconda settimana di avvento che è di corta lettura, ma espone una frase molto forte che riporto letteralmente: “Dai tempi di Giovanni il Battista fino ad ora il Regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono”. Andiamo a fondo del problema perché non solo è interessante ma attuale e lo era già duemila anni OR SONO. Tutto ha inizio tutto 2000  anni fa quando Cristo è nel ventre di Maria e il Battista in quello di Elisabetta e sussulta cioè prova un fremito, perché riconosce il suo Signore, il nostro Signore. Il parto si sa è un attimo di violenza, a volte traumatico, la rottura delle acque, l’espulsione del nascituro, il pianto è il momento in cui entra nel bimbo la vita e i dolori del parto provati sono poi dimenticati dalla gioia, ma poi quel bimbo 2000 anni or sono deve fuggire, è ricercato, braccato, per lui, per sopprimere lui viene perpetrato in un paese un esteso infanticidio; la violenza dilaga oltre l’immaginazione umana, perché come scrisse Goia: “ il sonno della ragione genera mostri”. Quel bimbo è salvo, è in esilio, che è un’altra forma di violenza, la costrizione lontano dalla propria patria, costretto in un altro paese, ad un’altra lingua, ad altre tradizioni, a restare nascosto. E’ pronta per lui una violenza maggiore, il ritorno in patria, in quella terra che lo ha visto nascere e lo vedrà morire. Il Padre lo chiama e lo abbandonerà proprio per suo detto” Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato” l’abbandono del Padre è dunque una ulteriore forma di violenza, così come l’agonia nel Getsemani, quello stress dovuto alla paura che rompe i capillari e fa sudare sangue; poi le percosse, la tortura, (il flagello, la coronazione di spine), l’ingiusto processo, l’ingiusta condanna, il tradimento, l’abbandono degli amici. I violenti usano violenza su Dio, dunque s’impadroniscono di Dio e lo uccidono. Il Regno dei cieli è lì, è il Cristo che è a capo di quel Regno, di questo Regno, e lo è perché è sceso, è venuto, ha calpestato questo suolo nascendovi e morendovi. Da allora sino ai giorni nostri e a quelli che verranno a farla da padroni saranno sempre i violenti, e la violenza è l’idolo che riassume potere, denaro ed il godimento sfrenato e smodato legato ai sensi. I padri mettevano in guardia che dal cibo e non dal sesso si dà inizio all’orgia del potere e del piacere. A tavola, nel convivio  inizia tutto, ecco perché l’Eucarestia è l’anticonvivio. Violenza e antiviolenza. A tavola anch’essa, ma con l’essenziale per la nostra vita, cioè l’assunzione di Dio in noi e la compartecipazione dei fratelli in un gesto che abbraccia l’universo intero. Non è il gesto fine a se stesso, fine a me stesso, ma è l’opposto, l’esatto suo contrario, l’antitesi che diviene sintesi cioè ricapitolazione quindi attrazione per poi riproizione rinnovata. La violenza non prevarrà, ma ci lavorerà e formerà i cristiani provati come scrive la sacra Scrittura “ Ricordatevi che i vostri padri furono messi alla prova”, ed i martiri dei primi secoli immediati successivi alla morte di Cristo e lungo la storia, ne sono la testimonianza. Oggi a pagare in questa società sono coloro che sono chiamati a risalire la corrente, a remare contro corrente, coloro che sono diversi e che dissentono come Gesù e come Gesù mettono in conto di subire violenza e abbandono, oltre ad ingiusti processi con conseguente condanna, e patire la tortura. Costoro vanno individuati, protetti e tutelati perché patrimonio della comunità, suo valore aggiunto e non abbandonati, accantonati come la storia insegna. In ciò don Milani docet.