DEFICIENZE DEL SACERDOTE MODERNO: DAL 1937 AI GIORNI NOSTRI

03.04.2015 09:58

Come vi ho scritto ieri cari amici di Chiesa controcorrente e cari fedeli e sacerdoti biellesi, riprendo il libro di don Primo Mazzolari “Preti così”, e precisamente il capitolo che lui stesso titola “Deficienze del sacerdote moderno”, anche questa conversazione tenuta ai seminaristi cremonesi nel dicembre del 1937: udite, udite bene cosa scriveva Mazzolari nel 1937 e pensiamo, pensiamo bene, al nostro presente: “ Vi parlerò delle nostre deficienze morali e religiose, che sono parecchie, più di quelle che dirò io. Non le guardo attraverso gli altri ma in me stesso, scusate quindi il tono personale della nostra conversazione. Ieri vi ho parlato della paura di cambiar metodo. Siamo di quella gente che ha preso una strada, che ha una cadenza, e che pretende che gli altri cambino la loro strada e il loro passo per adattarsi al nostro. Ma il ministero è servizio! Ed è assurdo pretendere che il padrone si pieghi alle voglie dei suoi servi. Dio è il padrone, ed è nel nostro popolo. E volete allora che il nostro popolo che è il padrone si adatti a noi? Dobbiamo servire il Signore nei fratelli, adattarci ai loro desideri. Per giungere alla meta non è sempre necessario fare quella stessa strada, passare per quella stessa porta… Cambio strada!... Quello che importa è giungere alla meta. Il sacerdote ha tutti i metodi! Il Signore ha lodato nel servo infedele la sua acutezza nel male e tanto più ha lodato quella del servo fedele nel bene. La prudenza è la virtù che ordina i mezzi allo scopo. Il sacerdote dev’essere prudente per eccellenza. Non dobbiamo temere di provare, e neppure fermarci al primo ostacolo. Fuggiamo la paura della vita e del mondo, e non adattiamoci al senso di comodità! La cosa che si fa per la prima volta costa! C’è in noi uno spirito contrario: lo spirito di comodità. L’uomo sa giustificare se stesso in maniera meravigliosa. Sa chiamare cose giuste le sue comodità, e sa aggiungervi i più bei motivi soprannaturali per giustificare la sua ignavia. E’ più facile convertire un peccatore che far cambiare metodo ad un buono. Noi siamo troppo canonisti, vantiamo sempre il diritto! Ad esempio quando in altri tempi si lottava per aver l’insegnamento religioso nelle scuole, non si pensava a preparare i maestri per un eventuale vittoria. Ora è venuto il diritto; ma non abbiamo gli elementi preparati… Noi gridiamo: la Chiesa ha diritto… ha diritto… ma dimentichiamo, trascuriamo la preparazione al diritto! Come se comprassimo una macchina ma non sappiamo usarla. Esageriamo i diritti senza saperli portare con dignità. Perdiamo il senso di Chiesa militante per accettare il senso accomodante. La vita dell’uomo sulla terra è lotta (Gb7,1). Dobbiamo accettare il combattimento e la sofferenza e non desiderare e cercare la comodità. Non avere paura della persecuzione! Lo star bene nella Chiesa è un’eccezione: accettiamo quindi la condizione ordinaria di lotta. La Chiesa è tutta allo scoperto, senza trincea! Se non sentiamo questa missione non vale la pena di fare il prete. Per essere comodi potevamo cambiare binario, scegliere un’altra strada! Noi preti, oggi stiamo troppo bene! Non tutti in egual maniera è vero, però tutti abbiamo la certezza del pane. Un laico parlandomi del voto di povertà, lo definì voto di sicurtà…! Nessuno infatti ha il pane sicuro come chi ha fatto il voto di povertà, sia religiosi che preti. C’è della gente intelligente che conoscendo il nostro debole ci vuole tappare la bocca, col darci un pugno di comodità o di benessere materiale. Quando il prete soffre e il popolo sta bene, allora comincia l’era felice! Non dobbiamo farci un posto di privilegiati. Vi dico cose tristi? Ma sono contento di parlare per la verità. Perché domani, quando vedrete qualche faccia di sofferente direte quell’esagerato di Mazzolari non aveva torto!...  Se non vi farete questo spirito vi sentirete degli isolati, visti di maloccchio: anche se il popolo vi rispetta. Qualche volte, certi rispetti fanno male al cuore. Sapete? Ho nostalgia di certi abbasso… Allora si sentiva la ragione della vita sacerdotale!”

Di seguito Mazzolari sviluppa questo paragrafo dal titolo: “Siamo diventati dei funzionari”

“Abbiamo paura di esagerare! Il sacerdote d’oggi mangia alla tal’ora, recita l’ufficio alla tal’altra, tiene la sedia imbottiti di quel tal colore a quel tal posto… Lo spirito del funzionario sta prendendoci maledettamente! Specialmente i preti giovani sono così. A volte ho paura ad entrare in certi studi di preti giovani! Il calamaio sempre in mezzo, il crocifisso da una parte, la pila dei giornali e riviste, ordinatissima, dall’altra parte! Entrando, ho paura di rompere l’armonia di quell’ordine e di quella lucentezza e non mi sento la mio posto. Conserva l’ordine e l’ordine conserverà te. E’ vero! Ma non in questo senso. Ci sono dei disordini che hanno della poesia e della vita. Si vede che chi lavora ed è occupato da tante cose, non ha tempo da sprecare per mettere in ordine. E poi, come farà la gente a entrare liberamente nella casa del prete ma quando temesse di portare disordine? Guai a chi ha paura della novità, di trovare un mezzo d’apostolato più rispondente e più vivo! Santo quel cuore che serve la cause di Dio con audacia. Abbiate questa santa audacia che è espressione di fede! Se non volete mai sbagliare fatevi chiudere tra quattro assi e portare al cimitero! Non siamo capaci di reagire contro certe forme di male che sono le più debilitanti per la vita spirituale. A volte siamo ferocissimi contro il male evidente, ma la più grave malattia è quella nascosta, come il più grave male è quello subdolo. A volte non avvertiamo il male nascosto sotto certe forme avvincenti. Ma il lupo entra in veste d’agnello. Non rinneghiamo la cattolicità per certi nazionalismi! Noi dobbiamo essere prima di tutto, cristiani e cattolici: dobbiamo sentire con la Chiesa”.

Altro paragrafo altro titolo: “Abbiamo troppi appoggi umani”

“C’è in noi una crisi: crisi di Spirito Santo! Solo lo Spirito è guida, è conforto, è scienza, è fortezza! E invece molte volte non crediamo alla forza dello Spirito! C’attacchiamo a dei pali marci… I nostri contadini, prima di piantar giù i loro pali per le viti li guardano… Facciamo anche noi l’esame dei nostri appoggi umani. C’è della gente intelligente che conoscendo il nostro debole, ci vuole tappare la bocca, col darci un pugno di comodità o di benessere materiale. I sacerdoti spesso, si mettono col più potente: ma la Chiesa è per la giustizia! San Vincenzo diceva: noi siamo i preti dei poveri, i poveri sono il nostro patrimonio. Il popolo ha bisogno di giustizia, di uguaglianze. Ecco perché si rivolge al comunismo. E sappiate! Nessuno fermerà il comunismo se non la Chiesa, se non noi, superando con animo grande l’egoismo di ogni colore. Questo ve lo dico in nome di Cristo, e del segno luminoso del dolore umano. Come si può giungere alle anime quando c’è attorno un mondo d’ingiustizia che lo impedisce? C’è troppo egoismo! Come aiutare il popolo? Facendo smentire che non ci siamo schierati con quelli che lo fanno soffrire. Questa non è demagogia, ma cristianesimo! Il popolo, le masse, non le prendiamo più, più, più se non con la carità!”

Diceva Renzo Arbore in uno spot pubblicitario televisivo:” Meditate gente, meditate”