DEFUNTO

02.11.2016 16:38

La parola defunto è riferita a colui che ha portato a termine la sua missione ; e qual è la missione che viene affidata ad un uomo ? Essere . Si è … dunque si esiste , quindi si agisce e quell’agire è il cucirsi addosso non una missione , ma la missione : essere , esistere . Se siamo figli di Dio , e Giovanni nella sua lettera ( 1 Gv. 3,1 ) lo dice apertamente : “ ….. lo siamo realmente ! “ o come nel dialogo di Dio con Mosè , dal quale possiamo , anzi dobbiamo affermare la nostra identità che è poter dire io sono , “ Dirai ai figli di Israele : - l’ Io Sono mi ha mandato da voi - “( Es.3,14 ) dunque se siamo figli , siamo come il Padre cioè siamo , anche noi siamo … l’io sono . In questa giornata , nella giornata del 2 novembre nella quale la Santa Madre Chiesa commemora tutti i fedeli defunti , dobbiamo riflettere su chi siamo , e su come agiamo , non possiamo esimerci , sottrarsi da queste domande esistenziali . Se esitiamo , se siamo , abbiamo il dovere di conoscersi , quindi stabilire una linea di comportamento … che non è tanto l’agire verso l’altro , quanto l’agire verso noi stessi . Io sono quando agisco verso me stesso . La missione che Dio affida a Mosè è per lui , quella chiamata , quel subbuglio , che Dio pone nel cuore di Mosè , e con lui tutti i profeti e poi gli apostoli , i discepoli e così via sino ai giorni nostri è affidata personalmente , soggettivamente , viso a viso . Il dialogo che precede e accompagna l’incontro , è intimo e personale e rivolto a Mosè , e a lui per noi … per me , e ha per scopo la mia conoscenza , che io mi conosca …. perché sia . Questa missione può durare una vita , o un attimo , perché tocca la mia libertà e , conferma la mia diversità . La prima cosa che Dio mi pone innanzi è che : io sono , esisto , ma non mi conosco , perché non mi sono fatto da solo , sono un universo da scoprire , e mano a mano che seguo la strada della conoscenza personale , mi accorgo che mai , dico mai e poi mai potrò conoscermi perfettamente , perché non mi sono fatto da solo , non sono l’autore di me stesso , ma sono stato creato da Altro e generato da altri . Fa sorridere sentire affermare : “ Io mi sono fatto da solo “ , in nessun caso abbiamo questa possibilità …. ci abbiamo messo del nostro, ma poco , molto poco del nostro, nella nostra crescita , il resto , il molto , viene da altro e dall’Altro e dall’alto . Ciò che lasciamo, è ciò che siamo stati , il nostro valore verrà misurato da una umanità che poste regole variabili , dunque labili , le confronterà con la nostra esistenza , dunque sceglierà come ricordare il nostro passaggio , se ricordare , celebrare o ignorare il nostro passaggio . Le regole dell’umanità , la legge dell’uomo , non è la legge di Dio , né la città dell’uomo è la città di Dio . La missione che Dio affida all’uomo è quella di essere , di esistere e di creare esistenza , attraverso consapevolezza e conoscenza di sé . Parla all’uomo , è in continuo dialogo con l’uomo per raccontargli , istruirlo , renderlo edotto , fargli conoscere , prendere coscienza di chi è , della sua identità . Uno sforzo immane , da parte di Dio , e la Bibbia , né è la testimonianza scritta , quel patto che si perpetua da secoli in un altalenante rapporto fiduciale di Dio nei confronti di una umanità instabile , incurvata al tradimento , perché non vuole prendere coscienza di sé , rifiuta di conoscersi per non perdere il privilegio della fretta , della scorciatoia che sempre è più ripida , insicura , sconosciuta e dispendiosa di energie e che non porta mai ai risultati sperati e attesi . L’umanità non comprende che nella vigna della Vita si entra ad ogni ora della giornata e tutti , alla fine della giornata lavorativa , ricevono la stessa paga ( Mt. 20,1-16) ,“ …. perché l’operaio ha diritto al suo salario … “ ( Lc. 10 ,7 ) , l’umanità ha le sue fredde regole , prive di vita , che non tengono conto dell’essere dell’altro , ma delle regole che indicano come si deve essere , come si vuole che si sia , cioè non essere . Se non si è , non ci si possiede , dunque siamo posseduti , cioè alla mercè delle regole , senza più identità , senza più missione , perché non si esiste più , ma esiste solo la regola o chi la detiene per farla valere , dunque imporsi . Gesù viene a dire che noi siamo ,perché se Lui è , io sono , e sono quello che sono , come Lui è quello che è , Lui il creatore , io la creatura la cui libertà ( dunque non regola ) è quella di essere , dover essere per poter essere . Questo mio essere è eterno , sia che sia credente o che non lo sia , perché una volta che si è , non si può non essere , e se si è stati non si può non continuare ad essere , e se Dio è eterno , ciò che crea è eterno , tanto che noi, essendo corpo , anima e spirito (come ci insegna San Paolo ) lo percepiamo ….. proprio perché siamo . Se sono corpo , comprendo per esperienza , che non è la parte eterna , mentre l’anima e lo spirito ci rendiamo conto che , se pur all’apparenza sembrano poco contare rispetto al corpo , è ciò che resta dopo il corpo … è una nostra netta percezione , ce la portiamo dentro e paolo la esplicita così … “ le cose visibili sono di un momento , quelle invisibili sono eterne “ ( 2 Cor.4,18 ) . Margherita Hack , atea non credente , affermava che dopo morti diverremo una manciata di atomi che si disperde nello spazio …. … ma non ha affermato che non saremo più stati , non ha fatto un’affermazione di negazione dell’essere … ma , invece , ha affermato che saremo stati qualcosa … ed è un’affermazione di un’atea non credente che apre , a ciò che deve venire , alla continuità . Boris Pasternak , poeta e scrittore russo , autore del celebre romanzo “ Il dottor Zivago “ affermava che : “ si vive per vivere , non per prepararsi a vivere “ , sembra la negazione di una continuità dopo la morte tra questa vita e quella che si spera , ma in fondo in quella frase emerge la sua personale ricerca di due mondi che lui ritiene separati e di cui non riesce a far sintesi , vuole andare oltre , vuole stupire dilungandosi , mentre lo stupore è già proclamato nella prima parte della sua affermazione “ si vive per vivere “ cioè ci afferma che si continua a vivere , che la nostra vita è continua , è un continuo vivere , per cui non è necessario prepararci a vivere , come affermava il poeta russo , perché c’è continuità tra i due mondi cioè ve n’è uno solo . Non ci è dato di sapere come e quando quella continuità entra in atto , sappiamo che è in potenza , che è possibile perché è , dunque verrà , quell’attimo è legato alla sensibilità della nostra fede e della nostra speranza , ma la continuità del nostro essere è determinato dall’essere stesso …. sono dunque esito e se sono , se affermo l’essere affermo Dio , l’Eterno e se sono figlio dell’Eterno , sono eterno anch’io , dunque sono , cioè sono stato e sarò. Concludo trascrivendo un passo edificante per la giornata odierna , e conclude la mia riflessione , è tratto dalla prima lettera di Giovanni ( 3,2 ) : “ Carissimi ,noi fin d’ora siamo figli di Dio , ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato . Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato , noi saremo simili lui , perché lo vedremo così come egli è “ .