DIVERSITA': SEGNO DI REALIZZAZIONE
Ieri due novembre ricorrevano 40 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini , un uomo contro . Mi ha colpito una sua parola chiave : omologazione e una sua frase terribile ma profonda “ io so , ma non ho le prove “ .
Sono riflessioni che hanno iniziato, da parte del regista , la loro genesi più di 40 anni fa , ma sono vecchie come il mondo il clima dunque non è cambiato , non cambia mai . Abbracciano ogni componente della società , l’abbracciano tristemente , segno di sconfitta . L’omologazione è appiattimento , rinuncia ad essere se stessi per essere qualche cosa d’altro . Si diffonde con l’imposizione , l’obbligo o con una propaganda pressante asfissiante che possiamo definire saturazione , l’indottrinamento . La libertà è annientata , sostituita dalla cieca obbedienza che diviene abulia , uno stato indotto di non lucidità di intorpidimento che induce alla stupidità , all’ignorare sistematicamente . L’omologazione distrugge quella diversità che Dio ha posto in ognuno di noi , annienta quel dono personale che Dio ha pensato per me e per me solo , l’omologazione non permette di onorare il dono ricevuto . Su questo Pasolini sosteneva che prima degli anni della contestazione studentesca ,dall’alto di una terrazza osservando la folla si potevano distinguere le variegate componenti della società . Il disegno dunque , il piano è l’appiattimento , l’omologazione , la negazione delle diversità , la negazione dell’uomo , della creatura sino a giungere alla negazione di Dio . Eppure tutto parla di diversità , i colori con le loro sfumature , le razze , l’aspetto somatico , tutto parla dunque di Dio , Egli stesso diverso da me , lui creatore e io creatura . Dio è dunque l’artefice della diversità l’uomo della omologazione che è il contrario della diversità , sicchè parrebbe che l’uomo sia il contrario di Dio , piuttosto che fatto a sua immagine e somiglianza ; l’uomo in fondo cerca l’autoaffermazione ,invidia sempre ciò che non può essere perché non vive la sua diversità che lo realizzerebbe . La diversità è segno di realizzazione, l’omologazione è segno di adattamento , conformismo . Quando monsignore non accetta la diversità nel suo presbiterio è perché da uomo di mondo , si conforma alla mentalità di questi nostri tempi come scrive Paolo , si “mondanizza” si omologa e pretende che l’omologazione si sostituisca alla evangelica libertà , nega con il suo comportamento l’azione di Dio , la sua stessa esistenza .
La frase , scritta da Pasolini in un suo articolo apparso poco prima della sua morte su Corriere della Sera, “ Io so , ma non ho le prove “ non è un segno o un segnale di sconfitta , di impotenza , ma il frutto di ricerca e incontro nella propria coscienza con quella giustizia divina che porta lo sguardo ( di chi ricerca nella giusta direzione , nella retta via ) a vedere oltre , lo sguardo profetico che si paga con la vita . E’ scelta di vita dei profeti e del Cristo , sommo Profeta . Solo chi scende in profondità in se stesso e si misura con il limite e passa il limite …. in quel luogo con l’Infinito definisce e conosce il finito , apprende la realtà la verità , la vede , gli è dato vederla e soffrire per essa . La verità non ha prove , viene solo conosciuta , fa venire i capelli bianchi , lo sguardo malinconico , rende il viso rugoso , invecchia , irrompe quel senso di impotenza che è potenza e che diviene atto con la manifestazione e la testimonianza delle propria esistenza , del proprio modo di vivere che è il privato , delle scelte che vado a fare quando comprendo , quando quel dialogo dilaga nell’intimo e non permette più compromessi , ma richiama ad uno stile radicale ,sobrio, scarno , povero , essenziale , evangelico , la consegna di se stessi , di tutto ciò che compone , corpo anima e spirito … è la croce …… scandalo per i giudei , stoltezza per i pagani ……
Bisogna visionare il film “ Il Vangelo secondo Matteo “ per comprendere la visione rivoluzionaria di un uomo capace di essere se stesso , di vivere la sua diversità e la sua libertà cioè pagare di persona , quel uomo controverso , come ognuno di noi , ha percorso la strada della passione , quel sentimento di amore viscerale che l’ha portato a divenire oggetto della cultura dello scarto , dell’ingiuria e della menzogna spinta sino alla violenza fisica e verbale quindi alla morte violenta indotta dalla cultura dello scarto . La morte violenta è sempre frutto della cultura dello scarto . Voglio con queste righe affermare , che in diocesi da noi sono oggetto della pastorale sia l’omologazione che la cultura dello scarto .