Dunque ? Deserto !
20.02.2021 08:08
“ ... In quel tempo , lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana ... “ . Queste , le parole di Marco che abbiamo ascoltato nel brano di Vangelo poc’anzi proclamato in questa prima domenica del Tempo di Quaresima .
Il verbo sospingere , si legge nel dizionario della lingua italiana , significa spingere con movimento continuo, non violento , ma significa anche indurre , spronare , avanzare .
La Parola di Dio ci fa intendere che Gesù faccia fatica ad andare in quella direzione , che faccia resistenza ad inoltrarsi nel desero per essere tentato , tanto da essere indotto , spinto , con buone maniere mandato , inviato ; dunue non di sua volontà ma del Padre , per mezzo dello Spirito egli,Gesù si inoltra nel deserto . L’invio nel deserto implica l’azione di tutta la Trinità è un atto trinitario : il Padre invia , lo Spirito induce e conduce , il Figlio obbedisce per fede , si fida del Padre e ad esso obbedisce.
Nel deserto dunque c’è tutto , tutto ciò che è utile a Gesù per vivere l’inizio del suo mandato , ma Gesù non sceglie di recarsi nel deserto , perché come racconta Marco sospinto dallo Spirito in obbedienza al Padre .
Nel deserto dunque c’è tanto , c’è tutto , il tutto , c’è l’essenziale , è lì presente un mondo , il mondo , il mondo in divenire , che si evolve nel tempo , la completezza della vita , come in ogni altro luogo della terra , del creato .
Marco , scrittore ispirato dunque la Sacra Scrittura che è Parola di Dio , che è Verbo di Dio cioè Dio stesso , presenza di Dio , ci fa intendere che è lì presente , nel deserto , l’uomo , l’umanità : “ ... Gesù ... “ , l’umanità tentata “ ... Gesù ... tentato ... “ cioè l’uomo affiancato , accompagnato dalla fatica di ogni giorno : la tentazione “ .... A ciascun giorno basta la sua pena... “ insegna Gesù (Mt. 6,34 ) .
E poi ? Poi è presente il bene : “ ... gli angeli ... “ ; l’ambiente : “ ... il deserto ... “ ; la crazione : “ ... le bestie selvatiche ... “ ; il male: “ ... Satana ... “; il tempo , lo scorrere del tempo , il divenire , l’avvenire : “ ... quaranta giorni ... “ .
Nulla distrae , può distrarre Gesù da quel suo pedagogico sostare che il Padre, per fede , gli impone .
In nessun altro brano dei Vangeli Gesù sosta , si ferma ,staziona tanto tempo come nel deserto “ ... quaranta giorni ... “scrive Marco e , se voi fratelli conoscete altri brani in merito comunicatemelo .
I padri del deserto si inoltrarono nel deserto per vivere le stesse eperienze di Gesù , per provare le sue stesse sensazioni, per vivere , cioè condurre la loro esistenza lunga o corta che sia stata , come ogni altro uomo in ogni altro luogo del creato , e per essere tentati che significa essere attratti, sedotti o invitati a commettere peccato .
Nella debolezza dunque dimostrare e praticare la forza , reagire con forza ; ecco perché Paolo nella sua seconda lettera alla comunità cristiana che era in Corinto ( 12,10 ) inviò queste parole di incoraggiamento frutto della sua esperienza personale : “ ... quando sono debole, è allora che sono forte ... “ .
La vita cristiana è compresa , racchiusa in queste parole e in questo ambito , nel deserto , nel luogo che per l’opinione pubblica , per il sentire comune è inospitale per antonomasia .
La vita cristiana dunque è vita di deserto , non si può prescindere da ciò ; da lì , dal deserto bisogna iniziare , e da lì dal deserto bisogna condurre la propria esistenza anche se si è immersi nel caos dell’abitato , del quotidiano , del mondano .
Il vissuto cristiano è , e deve rimanere il connubbio del deserto e del lungo periodo ( quaranta giorni ) ciò che ha formato il Cristo prima della sua vita pubblica . D’altra parte il popolo di Israele ( l’umanità ) percorse e visse per generazioni nel deserto ; visse il deserto e, nel deserto crebbe e si fortificò , vagliò le sue esperienze , maturò e divenne popolo . Da nomade che era divenne stanziale , nel deserto maturò la propria identità e le difficoltà .
La vita cristiana si innesta su questa eperienza , porta in sé i quarant’anni che il popolo di Israele visse nel deserto e i quaranta giorni che Gesù , il Cristo , fu indotto a passare nel deserto .
La vita cristiana richiama il deserto , ogni anno attraverso i tempi forti di Avvento e di Quaresima riviviamo il tempo dell’attesa e delle privazioni, nella consapevolezza che ogni giorno è parte di quei quaranta giorni , cher ogni giorno è parte di quei quarant’anni che la Sacra Scrittura ,la Parola di Dio indica a noi e per noi come esempio di vita cristiana .
La vita cristiana , il tempo cristiano è diverso dal mondano . Se il mondano è tempo , è nel tempo , e del tempo , radicato e innestato nel tempo , il tempo cristiano pur essendo nel tempo è oltre il tempo , trasfigura il tempo , va oltre la figura del tempo , oltre il valore del tempo , lo trascende va oltre il sensibile che è modo con cui l’uomo intende il tempo ossia ciò che l’uomo percepisce solamente attraverso i suoi sensi : ciò che ode , che vede , che gusta , che odora , che tocca .
La vita cristiana è altro da noi e oltre a noi perché noi , fratelli cristiani siamo e ci definiamo di questo mondo ; ma Gesù afferma ( Gv.17,11 ) : “ ... essi invece sono nel mondo ... “ dunque dobbiamo renderci conto , che se cristiani sì, siamo nel mondo ma non siamo del mondo , il nostro essere ( ontologicamente ) non vi appartiene ed è sempre Gesù a ricordarlo : “ ... essi non sono del mondo ... “ perché come egli afferma : “ ... io non sono del mondo ... “si legge nel Vangelo dell’apostolo Giovanni (17,14 ) . Siamo nel mondo , ma non siamo del mondo, proveniamo da altro e se proveniamo da altro ad altro tendiamo lo insegna S.Agostino nelle Confessioni : “ ... perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te .... “ .
La vita cristiana duqnue deve essere rivisitata da ognuno di noi fratelli cristiani alla luce della fede del nostro credo , dobbiamo riappropriarci del suo vero valore , del suo spessore che non è quello che viviamo , perché noi viviamo l’apparenza , non l’essenziale . Ciò che viviamo è una crosta che ricopre il nostro essere , sino a ricoprire il nostro corpo . Non siamo cristiani , se va bene siamo pseudo cristiani , falsi cristiani , la nostra vita non è vita cristiana , forse è simile , simile, ma non cristiana . Siamo in potenza cristiani in forza del Battesimo , mo non in atto cioè non dimostriamo la vita cristiana perché non la viviamo.
Abbiamo bisogno di deserto , del deserto come luogo , come spazio per vivere la privazione , ma soprattutto la tentazione , e vincere la tentazione ; la tentazione e non le tentazioni , l’idea non gli atti .
Leggiamo nella lettura delle Lodi Mattutine della IV settimana del Tempo Ordinario che la Liturgia delle Ore propone , questo brano tratto dal libro di Giuditta ( 8,26 ) : “ ... Ricordatevi che i vostri padri furono messi alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio . Ricordatevi come fu tentato il nostro padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l’amico di Dio . Così pure Isacco , così Giacobbe, così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli ... “ e non posso dnon ricordare il Libro di Giobbe , ripromettiamoci , in questo tempo quaresimale di rileggere la sua storia .
Come dimostro la mia fedeltà , la mia fede se non mi scontro , non mi misuro con la privazione , la tentazione ? Come posso definirmi cristiano ( cioè seguace di Cristo ) se poi non passo attraverso il percorso , il cammino che il Cristo stesso ha vissuto , che ha provato e che propone ?
Si ama quando ci si spoglia , quando ci si rende disponibili , totalmente disponibili , dunque aperti alla vita , liberi dalle cose.
Non possiamo amare se il nostro corpo è incrostato, ricoperto da una crosta rappresentata dalla vita che viviamo che non è la realtà della vita cristiana .
Il cristiano si spinge volontariamente nel deserto , si separa dagli altri per vivere nel deserto con il suo Signore , certo , per fede , che la tentazione non può nulla se il suo essere è aperto alla pienezza dell’Essere. Se il mio essere si separa per vivere la pienezza dell’Essere , allora vivo la santità che è la scelta di vivere con colui che dà la vita perché è lui stesso vita , l’autore della vita, il Cristo come ebbe a definirlo Pietro davanti ai sacerdoti del Tempio : “ ... avete ucciso l'autore della vita ... “ (At.3,11 ) e come si definì Gesù stesso : “ io sono ..... la vita ... “ ( Gv.14, 6 ) . Dunque santi , separati come Paolo definisce i componenti delle comunità cristiane a cui indirizzò le sue lettere , santi perché Dio , il Signore è Santo come si legge nel Libro del Levitico ( 19,1-2 ) : “ ... Il Signore disse ancora a Mosè: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo ... “ . Dunque ? Deserto !