... Dunque ? Effatà ...

04.09.2021 08:01 “... Effatà cioè Apriti ! ... “ con queste parole oggi , XXIII domenica del Tempo Ordinario ,l’evangelista Marco ha raccontato a noi qui riuniti ad ascoltare la Parola , l’epilogo dell’incontro tra Gesù e un sordomuto . La Parola , la sua Parola , la Parola di Gesù , di Dio , ha ricreato quell’uomo , si sono manifestate e riproposte , per noi che ascoltiamo e per coloro che vi assistettero , le stesse condizioni che caratterizzaroni giorni della creazione , quando la Parola fece essere questo mondo , quando diede origine , creò questo mondo ,come si legge nel libro della Genesi . Ciò che era chiuso , in quell’uomo , è stato aperto , spalancato , ciò che non era è stato fatto essere . Voglio ricordare a me e a voi fratelli cristiani,le parole di Giovanni Paolo II ( S. Giovanni Paolo II ) pronunciate durante l’omelia di inizio del suo Pontificato nella ormai lontana domenica del 22 ottobre 1978. Nella gremitissima Piazza S. Pietro in Roma , il papa con l’indice della mano destra alzato verso il cielo a sottolineare la forza e la solennità di quelle parole guida che pronunciava in qualità di Vicario di Cristo tuonò dicendo : “ ... Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa! Vi prego , vi imploro con umiltà e con fiducia, permettete a Cristo di parlare all’uomo ; solo Lui ha parole di vita , sì , di vita eterna .... “ . “ ... Effatà , apriti ! ... “ è dunque l’urlo con cui Cristo si rivolge ad ognuno di noi , sordi e muti alla sua Parola. Non la ascoltiamo , né la ripetiamo dunque non la preghiamo , quindi non la meditiamo , né la ruminiamo . La Parola non entra in noi , dunque non può uscire da noi per dilagare ovunque , non può trasformarci e noi di riflesso ci chiudiamo, dunque non apriamo , né spalanchiamo le nostre porte a Cristo quindi al mondo , al creato con le conseguenze che vediamo , le immagini di guerra e di dissesto del mondo in cui viviamo del territorio che abitiamo sono sotto i nostri occhi . Il nostro mondo per nostra volontà , per nostra responsabilità è un mondo chiuso che implode , torna su stesso dopo essere esploso , dopo essersi espanso , dopo avere avuto origine . La teoria del Big Bang ci racconta di un universo in espansione verso l’esterno , ma ci racconta anche di un universo , che piano , piano si ritira verso se stesso , verso il suo nucleo , la sua origine , verso il punto dell’esplosione , dunque un universo non più dinamico che non procede più verso spazi nuovi , ma in ritirata ripercorre a ritroso il cammino già percorso , ritornando al punto di origine , al punto di esplosione ; un universo che non più capace di spingersi in avanti ma che ripercorre il cammino fatto con sempre meno forza , sino ad estinguere la sua forza propulsiva e spegnersi . I sistemi economici , che noi abbiamo promosso , i sistemi politici che noi abbiamo scelto , i vasti campi della cultura che ci hanno istruito , la civiltà che abbiamo impiantato e lo sviluppo che abbiamo imposto a questo nostro mondo stanno impazzendo perché non si è permesso ,ci si è prodigati di non permettere a Cristo , a Dio , al Creatore di parlare all’uomo , alla creatura , e di conseguenza l’uomo è dominato , gli si nega la libertà . Non più liberi dunque , ma schiavi , dominati . Il mondo ha scelto di consegnarsi all’uomo , non di farsi amministrare dall’uomo , ma attenzione fratelli cristiani , si legge nel libro del profeta Geremia (17,5 ) : “ ... Maledetto l'uomo che confida nell'uomo che pone nella carne il suo sostegno .... “ e conclude il profesta che l’uomo in questo modo : “ ... dal Signore ... allontana il suo cuore ... “ . Questo mondo , vuole , opta per un uomo impermeabile alla Parola , alla Verità , alla Libertà , dunque permeabile alle tante parole , alle tante verità , alle tante libertà ; un uomo frastornato , stordito , manipolabile dal molteplice e tenuto lontano dall’unicità dunque dall’unità che la Trinità rappresenta . L’uomo , ha bisogno , ha necessità del dialogo con il Signore per potersi espandere , per andare oltre se stesso ; diversamente si incurva su se stesso , dunque non ascolta più ciò che è oltre a se stesso , non dialoga più con l’Assoluto , non vive più l’Eterno , il Trascendente , dunque l’eternità ma si consegna ad una condizione finita, limitata, mortale, temporanea, passeggera, provvisoria, precaria, effimera . Un corpo che si rivolge su se stesso rattrappisce , perde la dinamicità che gli è propria , soffoca e se il copro si rivolge solo a se stesso non dialoga più , al dialogo segue il monologo che è silenzio . La Parola, la Parola di Dio è dura ? Il linguaggio di Gesù è duro ? Sì è duro lo abbiamo ascoltato nel Vangelo di domenica scorsa : “ ... Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?»... “ ( Gv.6,60 ) e così duro che : “ ... Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui ... “annotò Giovanni nel suo Vangelo ( 6,66 ) . Ma la Parola , la Parola di Dio è l’unico linguaggio che apre,che va oltre i confini di questo mondo, di questo universo , che supera dunque limiti e barriere perché è un linguaggio , una Parola eterna , è ciò che Pietro confessa al Cristo : “ ... Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna .... “ . (Gv.6,68 ) Pietro , rappresenta in questo caso l’uomo , la persona nella sua totalità, nel suo essere , nella sua essenza costituita sì dal corpo ( il visibile ) ma anche dell’invisibile ( anima , spirito , divinità ) . Pietro ha necessità di oltre ciò che il mondo propone o meglio impone . L’uomo , la persona ha necessità di eternità di sapere che oltre a questo mondo , che percepisce non funzionante , limitato , corrotto e corruttibile , finito c’è un’altra e diversa dimensione : l’oltre , l’infinito , l’aldilà , il per sempre , l’eterno . La fine sensibilità di Giacomo Leopardi ci ha regalato la poesia L’infinito . Il poeta canta l’immagine di un colle e di una siepe che nascondono l’orizzonte più lontano ,immagine dunque dell’uomo che si ripara , si difende , che si incurva , si chiude su stesso, nel solo sua ambito . Ma malgrado ciò , malgrado questo godere e desiderio di protezione ,sicurezza ( ma finalizzato all’autodistruzione ) il poeta e con esso l’uomo , noi tutti fratelli siamo attratti da ciò che c’è oltre alla siepe , al colle , ciò che è celato , nascosto , ciò che si immagina , che si può immaginare . Così , in questo modo Leopardi descrive la sua e la nostra sensazione : “ ... interminati spazi al di là da quella , e sovrumani silenzi , e profondissima quiete .... il cor non si spaura ... “ . Il suo cuore e il nostro dunque non teme , non deve temere ciò che c’è oltre i confini , l’infinito , anzi proprio ciò che limita ( la siepe , il colle ) induce il poeta a pensare all’eternità :“ ... e mi sovvien l’eterno ... “ che Leopardi chiama “ immensità “ e il suo pensiero annega , si perde in essa nell’immensità , nell’eternità e così conclude i suoi versi : “ ... e il naufragar m'è dolce in questo mare ... “ . L’eterno , il per sempre , l’unicità dunque la solidità è ciò che l’interiorità dell’uomo cerca , desidera perché sono attributi del divino di Dio , sono invisibili ed eterni e l’interiorità dell’uomo è invisibile e oltre la siepe c’è il non visibile , che è l’immaginabile e l’inimagginabile ovvero ciò che è eterno e unico . Al contrario del finito , del visibile che si consuma , perché ha una fine , una durata (come il nostro corpo) l’infinito è il per sempre , la sua immagine non muta perché eterna , immutabile , da sempre e per sempre definita . Ci spaventa come saremo , non come siamo ; e noi siamo , e ciò che siamo è ciò che saremo dunque nulla deve spaventarci, nulla , perché siamo eterni cioè siamo quello che siamo e non diversamente , cioè quando non saremo più continueremo ad essere : ecco l’eternità . Saremo al di là della siepe e del colle , e quella sarà la condizione che determinerà la nostra identità , non quella che ci è imposta da questo mondo perché non siamo di questo mondo pur essendo in questo mondo ci insegna Gesù . Fratelli noi crediamo , e credendo facciamo essere Dio , lo manifestiamo , lo rendiamo vivo e vero dentro e fuori i confini degli Stati ,dei sistemi economici ,di quelli politici , dei campi della cultura , delle civiltà, dello sviluppo e se facciamo essere Lui è perché siamo e siamo per sempre , perché Dio è Eterno è da sempre e per sempre . Dunque ? Effatà !