ECC. REV.MA NEL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO IL SIRACIDE L’AMMONISCE : “ NON DISTOGLIETE LO SGUARDO”

04.03.2015 09:17

Ieri la lettura proposta per le lodi nella liturgia delle ore era tratta dal libro del Siracide e recitava così:” figlio non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo in difficoltà. Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall’indigente. Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l’occasione di maledirti. ”Parole sapienziale che non vanno interpretate  come spesso beceramente vengono interpretate, ma che vanno vagliate a fondo e come scrive il Siracide vanno interpretate soprattutto non distogliendo lo sguardo:” non distogliere lo sguardo”. Scusate se insisto cari amici di Chiesa controcorrente, ma dobbiamo osservare e capire chi oggi è il povero, il bisognoso, l’affamato, l’uomo in difficoltà, il cuore esasperato, l’indigente. Io non ho esperienza di altre città, ma ogni giorno perché ci lavoro, percorro la centrale via Italia, dove sono concentrati coloro che chiedono un aiuto, coloro che si trovano poi dall’altra parte della piazza, dove opera la caritas. Sono sempre le stesse persone da anni. Spesso, ritirati gli spiccioli che riescono a racimolare li sperperano nei bar limitrofi o presso le macchinette “mangia soldi”. Quasi tutti sono forniti di cellulare. Questo mi lascia perplesso perché come scrivevo qualche tempo fa sono professionisti della povertà, i quali tolgono letteralmente il pane di bocca a chi veramente ne necessita, se non qui nella nostra città, fuori, là in un mondo globalizzato, e noi come cristiani siamo chiamati per giustizia a fare dei distinguo, davvero seriamente siamo chiamati. Il dare per dare un aiuto, senza curarsi di come viene impiegato è una colpa tanto quanto lo strafogarsi di cibo o il bere in modo smodato o lo spendere in modo dissennato. Tutto deve avere un equilibrio perché l’equilibrio crea armonia e l’armonia è giustizia che appunto è rappresentata da una bilancia. Il giardino spazio armonico era luogo ove non vi era il bisogno di amministrare la giustizia perché la si viveva. A rompere l’equilibrio è stato l’inganno. Ora ingannare è colpa grave, carpire la fiducia è colpa grave, ma anche deliberatamente farsi ingannare è colpa grave, soprattutto quando si amministrano beni non propri, e un cristiano dovrebbe sapere di non possedere beni propri, ma solo di amministrare ciò che il Padre concede. Chi amministra dev’essere accorto e prudente come serpenti, ci suggerisce la Scrittura. Di ciò che sprechiamo, perché dare a chi non è nella necessità, o a chi sperpera il ricevuto è colpa grave, ce ne sarà chiesto conto. A questo proposito ricordate la reazione di quel re al quale si è fatto lo sgarbo di sedersi al banchetto privo del vestito della festa. Io credo che sia compito del vescovo vigilare sulle forme, non di carità, ma di elemosina che vengono adottate in diocesi. Certo è che se chi è chiamato a vigilare infondo non comprende il corretto uso del denaro, su cui Ambrogio vescovo scrive un breve trattato, ma lo impiega per partecipare a pellegrinaggi, (almeno due ogni anno), ridotti poi a viaggi di piacere, e lo investe in opere che di caritativo hanno ben poco, ma molto di carattere promozionale personale, è chiaro che a farne le spese sono i poveri, e a proliferare sono i professionisti della povertà e quelli della carità. Si vuole fare di questa città, la città della povertà ma non è così, sicuramente emergono problemi legati al mondo del lavoro, agli anziani, ma non ad una diffusa povertà che diviene lo specchio per le allodole, raccogliendo e distribuendo aiuti in modo disordinato dunque ingiusto. Attenzione come scrive il Siracide “non  distogliamo lo sguardo” perché saremo giudicati per come giudicheremo, cioè se bene giudicheremo, bene saremo giudicati. Ieri nella lettura del Vangelo Gesù ha ben giudicato quei sacerdoti che avevano fatto della casa di Dio (il tempio) un mercato, o come la precedente traduzione una spelonca di ladri.