ECCELLENZA REVERENDISSIMA, MI PORTI IN PELLEGRINAGGIO
Cari giovani e cari amici di Chiesa Controcorrente, vi hanno mai detto, spiegato che cos’è un pellegrinaggio? E vi avete mai partecipato? Ma che stupido che sono, questa domanda la devo rivolgere a me stesso prima che a voi, se no che giustizia sarebbe. Provo a rispondere. No, non mi hanno mai spiegato che cos’è un pellegrinaggio, tanto che per me il pellegrinaggio è il salire annualmente ad Oropa a piedi, recitando il rosario, partecipando alla santa Messa e sbirciando nel Sacello la Sacra effige della Vergine bruna. Sì dunque vi ho partecipato. Ma poi nel corso della mia vita ecco sorgere in ogni mometo pellegrinaggi, tanti, ogni momento un pellegrinaggio, parrocchiale, diocesano, Oropa, Terra Santa, Santiago, Polonia, Fatima… Non capisco più, e in me sgorga proprio come una sorgente di acqua fresca e pulita un sentimento di ribellione. Ma se Dio è unico, se è unicità perché tanti luoghi, perché la molteplicità se l’unicità è la linea, la strada che conduce? Cosa evoca in me un luogo più del tabernacolo? Quanto Teresa la grande dice:” Solo Dio basta!” Cosa intende? L’unicità di Dio o la molteplicità dei luoghi dove cercare l’unicità di Dio? Viaggio di penitenza e devozioni in luoghi santi, definisce il vocabolario della lingua italiana la parola pellegrinaggio. Ci sono dunque luoghi santi o c’è il Santo di Dio? E chi è più santo di Dio? Un luogo? Assisi, Gerusalemme? Ma di questi luoghi, per bocca di Gesù, “non resterà pietra su pietra”? Credo che i pellegrinaggi più che avvicinare s’interpongono tra l’uomo e Dio, più che avvicinare allontanano. Sono una sorta di mediazione, di paura dell’uomo ad avvicinarsi, ad affrontare, ad approcciarsi a Dio. Sempre nella nostra vita deve esserci un mediatore che fa da cuscinetto tra me uomo e Dio. Se uomo mi aiuta ad attutire l’impatto che per una paura potrebbe essere violento, potrei non reggerlo. Ecco in mio aiuto mi viene S.Francesco, S Giovanni Paolo II, S Pio, la terra santa, Fatima e poi…? Noi cristiani abbiamo il mediatore, il Cristo che è il mediatore mandato dal Padre, è il Cristo nell’atto di ascendere al cielo, di sé ne conferma lo Spirito. Non altri uomini, né luoghi. Il Cristo nello Spirito è il Mediatore tra l’uomo e Dio, il luogo d’incontro è la sua casa, i sacramenti, dove c’è la presenza trinitaria, il tabernacolo, e dove due o più persone sono radunate in Suo nome, nella mia coscienza e nel mio corpo fatto ad immagine e somiglianza del Creatore. Non salgo più ad Oropa da anni con lo spirito del pellegrino, non m’interessa. Pellegrino non è colui che circoscrive ad un luogo la volontà di vivere e assimilare internamente alcuni valori religiosi fondamentali, il pellegrino è colui che percepisce la necessità di vivere quotidianamente l’abbandono a Dio, colui che ogni mattina si alza affrontando la giornata come esodo, attento a ciò che Dio ha per lui in serbo, come Abramo, colui che vive in uno stato di emarginazione volontaria che è santità. Santo significa separato, cioè l’emarginazione volontaria, è emarginazione volontaria quello spazio che creo in me per far posto a Lui. La terra, il luogo che devo visitare giornalmente è il mio cuore, la mia coscienza che è il santuario abitato, inabitato da Dio, non da una sua immagine, non da un’ idea ma dalla reale presenza. Questo per dirvi che il primo pellegrinaggio e l’unico pellegrinaggio è il viaggio in noi stessi in compagnia di Dio alla ricerca di Dio, all’incontro con Dio, con il Tutto, con il Luogo. Questo viaggio, ha spinto autori a scrivere fiumi di carta, sensazioni, stati d’animo e vita vissuta. Pensiamo ai padri della Chiesa, a uomini come Tommaso, Agostino, Giovanni della Croce, a Teresa la grande e a Teresina, e così a tanti autori che hanno intrapreso e vissuto il pellegrinaggio più bello e più vero: l’abbandono a Dio.