ECCO IL MIO TESTAMENTO

18.08.2014 08:24

Cari amici di Chiesa Controcorrente, il vescovo chiede ai preti di redigere testamento.

Anch’io dunque redigo testamento, in Biella, nel mio studio, al piano primo di via Italia n.21, nel pieno delle mie facoltà mentali, oggi 9 agosto 2014, memoria di Santa Teresa Benedetta della Croce, Carmelitana scalza, vergine e martire. Non sono alla presenza di testimoni, ma affido a voi cari amici di Chiesa Controcorrente le mie volontà, siete dunque voi i miei testimoni, i depositari delle mie ultime volontà, anche perché il vescovo, nell’invitare a redigere testamento invita poi a farlo pervenire al suo vicario. Il messaggio è chiaro, a lui del mio testamento, del testamento dei suoi preti non interessa nella forma, ma nella sola sostanza: il denaro. Ho assistito spesso ad apprezzamenti del presule dopo la morte di sacerdoti nei confronti degli eredi, per cui rendo pubblico il mio per evitare le sue poco gradite e inopportune ingerenze e commenti, e consiglio ai confratelli preti di non depositare il testamento dal vicario generale, perché non sa mantenere segreti, con me neppure ciò che gli ho chiesto di mantenere sotto segreto confessionale. Piuttosto affidatelo ad un notaio, che è la persona professionalmente più indicata e seria, soprattutto seria.

Rendo pubbliche quindi le mie volontà:

  • Lascio ogni mia sostanza, composta di beni mobili e immobili ai miei figli, Niccolò, Pietro e Filippo. Se è loro intenzione disporre di parte del patrimonio in elemosina, sia indirizzato alla missione in Perù dell’Operazione Mato Grosso, dove ha vissuto e operato per anni padre Ugo Decensis; per come è usato e gestito il denaro, sia dunque esclusa la diocesi di Biella.
  • Il mio corpo sia rivestito del mio abito, della cotta e della stola con  il colore liturgico del giorno. Mi siano calzati i miei scarponi “Vibram” con cui ho servito la mia Patria, nel corpo degli Alpini.
  • Sia celebrata la S.Messa del giorno, con la recita del Gloria e del Credo. Il celebrante, se ancora in vita, sia il can. Angelo Stefano Bessone concelebranti don Davide Bianchino e Padre Benedetto Carlo Ravano.  Per il servizio all’altare se ancora in vita fratel Sergio Scardigli Non desidero assolutamente la presenza del vescovo Gabriele Mana del suo vicario generale e dei suoi provicari, né degli attuali parroci del duomo e di Rosazza, né dei preti ordinati nell’anno 2011, né del moralista della diocesi, né dei padri Gallo e Delorenzo dell’Oratorio di S.Filippo Neri. I preti che ho stimato e dai quali sono stimato, siano i benvenuti. Gradirei la presenza dei monaci e delle monache della CFD fondata da don Divo Barsotti. Gradirei la presenza di un padre Carmelitano Scalzo del Deserto di Varazze in rappresentanza dell’Ordine e di quel luogo a me tanto caro e che porto nel cuore.
  • Gradirei che la comunità dei Ricostruttori nella Preghiera fondata dal Padre gesuita Gian Vittorio Cappelletto desse inizio alla celebrazione eucaristica con il canto che precede la meditazione, ritmato dagli strumenti che si usano in cascina e accompagnato dalla danza, al termine della quale, cali un silenzio di almeno cinque minuti in ricordo dei momenti di meditazione passati nella cascina S. Emilio.
  • La mia bara sia portata a braccia dal carro funebre ai piedi dell’altare e viceversa, da don Carlo Borrione, don Andrea Crevola, don Paolo Loro Milan dal sig. Antoniotti Attilio, sia adagiata a terra, dunque senza sopralti e tappeti, nella chiesa di Pavignano, dove si sono svolti i funerali di mia moglie Anna. Non voglio tassativamente che il mio corpo sia esposto, in seminario, né siano affissi in nessun luogo manifesti annuncianti la mia morte, perché non muoio ma nasco a vita eterna. La mia bara, in attesa delle esequie sia adagiata fuori per terra sul terrazzo della mia abitazione in Pavignano. A Padre Sandro Luccato affido la guida del rosario da tenersi in Pavignano. Si suonino le campane a festa come nel giorno di Pasqua, perché tema della morte è l’attesa della Resurrezione già avvenuta nel Signore che vince la morte, e i canti non siano funebri: entro nell’eternità, nella vita eterna dunque nella gioia. Il mio feretro sia abbondantemente asperso e incensato, con quel corpo ho amato, generato, benedetto, assolto e consacrato.
  • Il mio corpo sia cremato e le mie ceneri appena la legge lo consente siano disperse sul Monte Camino, verso il piano della Ceva  dove con mia moglie Anna ho passato gli anni più belli della mia esistenza ancor prima di unirmi con lei in matrimonio. Non gradisco fiori, il reciderli è recidere la vita.

P.S. Ciò che ho scritto, non vuole essere giudizio o risentimento, né tanto meno disprezzo ma chiarezza e trasparenza: “sia sì, sì, e no, no, il vostro parlare” dice il Signore Gesù. Il testamento sopra redatto può essere rivisto in ogni sua parte con lo scorrere inesorabile del tempo ed è composto di due pagine dattiloscritte e firmate di mio pugno.

donandreagiordano