E'dunque più facile umiliarsi ed essere umiliati o comprendere e perdonare ?

14.09.2019 14:57 “ … Figlio mio rendo grazie a colui che mi ha reso forte ,Cristo Gesù …. “ scrive Paolo al discepolo Timoteo lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura proclamata oggi XXIV domenica del Tempo Ordinario . L’essere reso forte per Paolo significa divenire uomo nuovo perché come egli scrisse alla comunità cristiana che viveva nella città di Colossi ( 3,9 ) : “ … vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo …. “ e questo nuovo abito , questa nuova identità ha portato il discepolo a partecipare alla divinità del Cristo , lo afferma ancora Paolo sempre nella sua lettera indirizzata ai Colossesi ( 2,9 ): “ … È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza … “ . Dunque come discepoli siamo parte della pienezza , godiamo della divinità , della pienezza dell’essere , perché è in Dio la pienezza dell’essere e come discepoli , ne godiamo pienamente già qui in questo mondo attraverso a ciò che siamo , a ciò che ci identifica , a ciò che è nostro , scrive a proposito l’Apostolo delle genti nella sua prima lettera ai Tessalonicesi ( 5,23 ) : “ … tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo …. “ perché , citando ancora San Paolo ( Fil.4,13 ) : “ … Tutto posso in colui che mi dà la forza …. “ . Qui su questa terra , in questo mondo dunque io discepolo fidente posso tutto , sino a giungere a ciò che comunamente è giudicato impossibile , l’impossibile sono parole di Gesù che tutti e tre gli evangelisti sinottici riportano nelle loro cronache : Marco ( 11,23 ) “ … In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato …. “ ; Matteo ( 17,20 ) “ … Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile …. “ ; ancora Matteo ( 21,21 ) “ …. In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà …” ; Luca ( 17,6 ) “ …. Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe … “ . Questa premessa vuole introdurre la meditazione che scaturisce dalla lunga lettura dell’odierno vangelo che a mio avviso identifica l’uomo nuovo , la novità , la figura del disepolo , colui che si pone alla sequela , dopo che il suo essere , la sua totalità , la sua identità , appunto corpo anima e spirito , si è rinnovata , è divenuta nuova ,dunque novità , vita nuova . Cosa accade nel racconto , ripercorriamolo analizzandolo . Il figlio che abbandona la casa paterna , con tutto ciò che rappresenta , reo di volere anticipare la morte del padre . Il figlio , infatti , chiede quella parte di eredità che è a lui legittima ma alla morte del genitore , del padre . La richiesta:“…Padre dammi la parte di patrimonio che mi spetta ….“diviene di fatto un atto di chiusura totale con le sue origini tanto che la conseguenza è stata che “ … Pochi giorni dopo … il figlio partì per un paese lontano … “ . Il padre per amore del figlio , per rispetto della libertà del figlio ,consegna ciò che sarebbe spettato al figlio alla sua morte e il padre da quel momento accetta di morire , di uscire fisicamente dalla vita del figlio, accetta il rischio di non rivederlo più . Inizia così la pedagogia divina ,cambiamento e salvezza , e inizia con il totale rispetto dell’altro sino all’annullamento , il padre infatti annulla se stesso ….. è per certi aspetti l’anticipazione della passione di Gesù , è l’abbassamento , lo svuotamento di Dio , la Kenosi . La pedagogia divina si fa strada tra quella morte , quello svuotamento , quell’abbassamento del padre nell’accettare passivamente l’imposizione del figlio e l’ umiliazione del figlio che dissolutamente sperpera e dissipa ciò che non è suo , ciò che non gli appartiene , ciò che è del padre “ …. sperperò il suo patrimonio in modo dissoluto … “ e la pedagogia divina si fa strada nel figlio che perde la sua dignità :” egli cominciò a trovarsi nel bisogno … Allora andò a mettersi a servizio di uno … che lo mandò …. a pascolare i porci …. avrebbe voluto saziarsi con le ghiande di cui si nutrivano i porci ma nessuno gli dava nulla … “ . La decisione del figlio è di ritornare sui suoi passi riportando , ridando vita a quel mondo che lui stesso aveva fatto morire : “ … Padre ho peccato verso il cielo e davanti a te …. “ queste parole , questo atteggiamento fanno del figlio l’uomo nuovo , colui che svestiti i panni dell’uomo vecchio , cioè ciò che era divenuto , indossa gli abiti dell’uomo nuovo , cioè di colui che veramente è ma che non era ancora stato , scoprendo la sua vera identità . Il figlio di sé scopre l’essenziale e consegna alla deriva il suo passato cioè come aveva voluto apparire . Il figlio ora uomo nuovo si lascia guidare dal cuore e non più dagli occhi come scrisse Antoine de Saint- Exupery nel Piccolo Principe : “ …. non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi … “ . Può essere il figlio l’uomo nuovo ? Può essere colui che ha sbagliato , che agli occhi degli altri ha fallito , può essere l’uomo nuovo ? Può vestire gli abiti dell’uomo nuovo ? La risposta è affermativa , sì lo può essere . Sì lo può divenire e lo diviene nell’ottica del padre , difficilmente per altra ottica e la prova , nella parabla di Gesù , è la posizione che assume l’altro figlio , il figlio che è rimasto accanto al padre . La sua posizione nei confronti del fratello è diametralmente opposta a quella del padre , non perdona ma si scandalizza del fratello , con il padre e con coloro che sono a servizio suo e del padre . Il fratello non incarna la figura dell’uomo nuovo , ma quella dell’uomo vecchio ancorato ai pregiudizi , poco incline a perdonare , a riaccogliere , osserva con gli occhi , non con il cuore , coglie solo ciò che emerge ciò che sta in superfice l’ecclatante cioè ciò che ha portato al distacco del figlio dal padre e non l’essenziale cioè ciò che ha ricondotto il figlio dal padre . Ragiona da uomo , istintivamente , pregiudizialmente ; per lui vale il rimprovero che Gesù fece a Pietro ( Mc.8,33 ): “ … Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini … “ . Il ritorno al padre del figlio incarna le parole del Salmo 118 ( 71 ) “ … Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti … “ perché “ … quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto ... “ si prega nel Salmo 50 , ed è la realizzazione di ciò che il padre aveva sperato , ciò su cui si fonda la fede come ebbe scrivere Paolo agli Ebrei ( 11,1 ) : … la fede è fondamento delle cose che si sperano … “ . Il fratello non si rende conto che come scrive Paolo ai Romani (3,23 ) : “ ... tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio …. “ non comprende che è nella stessa condizione di suo fratello quando sperperava il patrimonio paterno , rimane ancorato al pregiudizio , all’uomo vecchio , non è capace di svoltare di convertirsi , di ritornare sui suoi passi . Basterebbe perdonare , usare misericordia , guardare quelle azioni che hanno prodotto scandalo non con gli occhi ma con il cuore , cioè con gli occhi di Dio , perché : “ …. laddove è abbondato il peccato , ha sovrabbondato la grazia …. “ scrive Paolo ai Romani ( 5,20 ) . E’ dunque più facile umiliarsi ed essere umiliato o comprendere e perdonare ?