ELOGIO DELLA PAZZIA
Tra poco parto per un periodo di ritiro, ho bisogno di silenzio, di deserto, di sudare camminando, salendo, scendendo, in mezzo ai fiori, alle piante, ai torrenti, alla natura, a Dio. Noi cristiani non conosciamo la fine sempre e solo l’inizio, nasciamo per rinascere. Siamo investiti di una vita e ne riceviamo un’altra: ecco l’eternità ed è in quel silenzio, nel deserto che prendiamo conoscenza che la vita è eterna e che siamo invitati all’eternità. Non m’interessano i viaggi, i pellegrinaggi, la terra santa, la carriera, le cariche, gli onori, i privilegi, m’interessa il silenzio, m’interessa salire in vetta per vedere allargati i miei orizzonti e ruotare di 360° per non vedere muri intorno a me, per non provare limiti e sentire l’aria, il sole, la pioggia che mi inebriano. Questo Dio suscita in me, e se lo suscita è perché lo viva: questa è la mia strada, mi è stretta la vita che mi propongono, è mondana, borghese e perbenista, cioè anticristiana, non è questa la mia vocazione quella di vivere l’arida convivialità a me interessa una vita austera, sobria, anche dura semplice appartata in cui possa curare e vivere la preghiera, i sacramenti, la solitudine e l’orazione mentale. Non c’è nulla di queste cose nella vita che viene proposta al presbiterio biellese, eppure dovrebbe linfa che nutre il presbiterio stesso. Privati di queste cose si diviene dei funzionari. Tra non molto vivremo l’implosione delle parrocchie, forse saranno mantenute le diocesi, la nostra è destinata ad essere accorpata, c’è da riorganizzare e rivedere tutto proprio perché per noi cristiani non esiste la fine ma solo l’inizio e se non accettiamo questo siamo sterili e la gerarchia di questa diocesi, che è sterile, accetta solo la fine vuole renderci non fecondi. Ordine tassativo puntare i piedi, resistere, ribellarsi, alzare la voce per dare un futuro e trasmettere il carattere cristiano, la natura cristiana.