... essere lieti ...
31.01.2021 10:31
“ … Fratelli , io vorrei che foste senza preoccupazioni …. “ è ciò che Paolo auspica nella sua prima lettera indirizzata alla comunità cristiana che era in Corinto e che la Liturgia della Parola propone oggi a noi qui riuniti nell’ assemblea eucaristica di questa IV domenica del Tempo Ordinario .
Certo Paolo declina il verbo al condizionale “ … vorrei che foste … “ e si rivolge a tutti i fedeli del suo tempo e di tutti i tempi , anche del nostro tempo chiamandoci “ … fratelli …” cioè famigliari , coloro che sono , che siamo legati da un vincolo di sangue perché figli di Dio , come scrive Giovanni nella sua prima lettera ( 3,1 ) : “ … Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente ! … “ .
Le preoccupazioni dunque sono parte indotta , entrano nella nostra vita da fuori , non sono insite in noi , non sono parte della nostra vita . Qualcuno , dall’esterno le introduce , le impianta in noi , le incarna , le fa divenire parte della nostra carne , del nostro essere e le preoccupazioni non ci lasciano vivere , ci perseguitano , ci consumano , dunque sono violenza , violano il nostro spazio interno , il nostro foro interno , la nostra interiorità , la nostra intimità e dilagano in tutto il nostro essere , prosciugando la nostra anina , minando il nostro corpo , sopendo il nostro spirito , negando la nostra divinità ; di fatto annullando la nostra persona , la totalità del nostro essere .
Le preoccupazioni dunque fanno non essere, conducono , accompagnano la persona alla morte , all’inattività perché la morte non è attività , azione , movimento , non è vita ; la morte è ciò che allontana dalla vita biologica ed eterna . Le preoccupazioni ci rendono stranieri , stranieri a noi stessi ; stranieri cioè non conosciuti, in contrapposizione a quanto Paolo scrisse ai Colossesi (1,21 ) : “ … voi , che un tempo eravate stranieri e nemici … “ dunque le preoccupazioni conducono in noi anche l’inimicizia , con esse si diviene nemici dell’altro e di se stessi .
Attenzione fratelli che se noi siamo a noi stessi stranieri e nemici è perché ciò che ci induce ad essere così diviene ciò che noi custodiamo , il nostro tesoro e Gesù insegna che : “ … dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore … “ ( Mt.6,21 ) dunque il nostro tesoro , ossia ciò che a noi è più prezioso non può essere ciò che conduce al disfacimento del cuore , della persona : il nostro tesoro non possoneo essere le preoccupazioni.
D’altra parte noi fratelli dobbiamo scegliere , non possiamo essere e al tempo stesso non essere ; non possiamo come osserva Gesù : “ … servire a due padroni, perché o ( si ) odierà l’uno e amerà l’altro; oppure ( si ) sarà fedeli all’uno e ( si ) disprezzerà l’altro … “ ( Mt.6,24 ) e nella scelta dobbiamo essere cauti e accorti , astuti e ben ponderare ciò che è vitale , e preferirlo a ciò che è mortifero seguendo le indicazione del Cristo : “ … Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano, anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano … “ ( Mt.6,19-20 ) .
Alle preoccupazioni , all’ansia dobbiamo contrapporre l’attenta osservazione , cioè lo scrutare con gli occhi della fede , perché siamo figli di Dio e i figli osservano con gli occhi dei genitori , con gli occhi di chi li guida , di chi sa , conosce e in virtù di ciò è preposto a guidare sollecitamente , premurosamente , prontamente , affettuosamente : “Perciò io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Osservate gli uccelli del cielo: essi non seminano non mietono e non raccolgono in granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi, con la sua sollecitudine, può aggiungere alla sua statura un solo cubito? Perché siete in ansietà intorno al vestire? Considerate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico, che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito come uno di loro. Ora se Dio riveste in questa maniera l’erba dei campi, che oggi è e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi o uomini di poca fede …. ? ” ( Mt.6,25-30 ) questo ci insegna Gesù e questa è la sua via , la sua verità , la sua vita ciò che a noi offre .
Non lasciamoci scalfire dalle preoccupazioni , né tentare come i nostri progenitori in Eden , nel giardino , nella quiete , nella pace , nell’armonia , nell’equilibrio del giardino quello spazio che un tempo era intorno a noi e che oggi è in noi ,dentro di noi . Non abbandoniamoci all’ansia come Gesù ci mette in guardia : “ … Non siate dunque in ansietà, dicendo: "Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo? Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose, il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose. Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Non siate dunque in ansietà del domani, perché il domani si prenderà cura per conto suo. Basta a ciascun giorno il suo affanno …. " (Mt. 6,31-34) ; e se ben anche ci lasciassimo tentare o cedessimo alle tentazioni sappiamo da S. Paolo ( 1 Cor.10 ,13 ) che : “ … nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana, or Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita, affinché la possiate sostenere ... ” queste le parole di speranza che l’apostolo delle genti scrisse nella sua prima lettera indirizzata alla comunità che era Corinto .
Spesso le tentazioni sono prove , prove superabili perché calibrate alle nostre capacità , quella capacità di reazione che il Signore ha posto in noi .
Nella Liturgia delle Ore si leggono queste parole tratte dal Libro di Giuditta ( 8,26 ) : “ ... Ricordatevi che i vostri padri furono messi alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio. Ricordate come fu tentato il nostro padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l'amico di Dio. Così pure Isacco, così Giacobbe, così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli... “. La tentazione , le tentazioni dunque non sono preoccupazioni ma metodo di maturazione , di crescita attraverso la fedeltà , la fede . Le tentazioni affinano la fede , la fortificano , la fanno emergere : arma e scialuppa di salvataggio e bussola che orienta, che indica la via alla salvezza .
Sintetizzando , in conclusione possiamo affermare che le preoccupazioni , ciò che proviene dall’esterno , si vince come suggerisce Gesù vivendo giorno per giorno ciò che a noi si presenta , ciò che a noi è posto di fronte , il quotidiano : “ ... Basta a ciascun giorno il suo affanno …. " è questo che i due discepoli del Battista , Andrea e Giovanni , con molta probabilità percepirono dall’incontro con Gesù quando li invitò a seguirlo : “ ... Venite e vedrete ... “ dopo che essi gli chiesero : “ ... Rabbì ...... dove abiti? ... “ ( Gv.1,35-40 ) .
Ma cosa videro ? Che cosa rimase impresso in loro tanto da lasciare “... subito ... “ le reti , la loro esistenza , ciò che erano , per ciò che sarebbero divenuti ? Dove abitava il Rabbì ? Quale luogo si palesò ai loro occhi ?
La risposta è nelle parole che Gesù rivolse ad alcuni scribi ma che sono rivolte ad ognuno di noi e che si possono leggere nelle pagine del Vangelo di Matteo (8,18-21 ) : “ ... Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo ... “ poi l’invito “ ... Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti ... “ .
Scrisse in ben altro contesto queste parole Lorenzo il Magnifico : “ ... Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v'è certezza ... “ , non è solo gogliardia , fa riflettere , lo possiamo prendere in prestito per comprendere come le preoccupazioni scaturiscono nel non conoscere o comprendere quel lato oscuro che è il divenire , ciò che non conosciamo ancora , ciò che può e deve capitare .
La realizzazione di se stessi , che il Magnifico individua in quell’esser lieti , diversamente sembra essere alla nostra portata in ciò che viviamo nel presente in ciò che si è , in ciò che si ha , nell’essenziale che è invisibile agli occhi , ma è percepito dalla fede .