FINALMENTE SOLO, CON LA SOLA COMPAGNIA DEL MIO SIGNORE
Ieri sera lunedì 19 ottobre 2014 ho celebrato per la prima volta la s Messa da solo. Ho ho vestito l’amitto, il camice cinto del cingolo, ho baciato la croce sulla stola segno del mio sacerdozio, l’ho indossata quindi ho iniziato la s Messa baciando l’altare. Ho celebrato a piedi nudi, sentivo il pizzo del camice strisciare sul loro dorso mentre le piante poggiavano su di un morbido tappeto regalatomi da mia mamma, regalo di nozze di sessant’anni or sono. Ho celebrato come insegna la Mysterium fidei (redatta nel 1965 dall’allora pontefice il papa Paolo VI proclamato dalla santa madre Chiesa domenica scorsa beato), che testualmente riporta:” ogni sacerdote sia premuroso di celebrare la santa Messa ogni giorno”. Sulla scorta di quanto il beato Paolo VI ha proposto, ho celebrato, non certamente su ciò che il vescovo di Biella mi ha proposto dopo l’ordinazione e cioè celebrare solamente la domenica. Il vescovo non so con quale autorità propone di non celebrare, schierandosi di fatto contro le disposizioni del beato Paolo VI, che sono poi le disposizioni della santa madre Chiesa, (che forse il vescovo non conosce o fa finta di non conoscere, ecco perché mi ha ordinato, affinchè ricordassi le sue dimenticanze) ritenendo più autorevoli forse le consultazioni con il suo decadente consiglio episcopale o quelle del suo moralista che nella dottrina forse dimostra una lungimiranza da Concilio Vaticano VI o VII o forse perché il caro presule vuole imitare Enzo Bianchi che nella sua comunità impone la sola celebrazione domenicale forse estesa anche ad un giorno settimanale. Per il vescovo di Biella la Comunità di Bose è importante non tanto per il messaggio che lancia, che propone, ma perché è nota, conosciuta, lui faraone s’identifica nella notorietà pur non contando nulla, i suoi sogni di carriere si sono infranti in una città di provincia, e qui resteranno come un l’albero di Natale addobbato delle poche cose che è riuscito a fare: muri, mattoni, pitture, pavimenti, marmi, pompose funzioni molto lontane dal coinvolgimento popolare, chiusure di luoghi e di rapporti, visite pastorali sterili pressochè inutili, disastrosi discernimenti in campo ecclesiale, mancanza d’interventi nelle problematiche sociali ed economiche che questa crisi ha evidenziato, scarsa attenzione ai giovani e agli anziani, distruzione del tessuto sociale del presbiterio con problematiche esistenziali sfociate in patologie e per alcuni casi sino alle estreme conseguenze… E in futuro ci saranno sicuramente novità delle quali io puntualmente riferirò. Io seguo le disposizioni di Paolo VI che sono poi in continuità quelle di Giovanni Paolo I e del santo Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e papa Francesco, ma che erano state del santo papa Giovanni XXIII, non sono certo quelle del vescovo di Biella perché le sue disposizioni sono sbagliate e io non sono tenuto ad obbedire a chi va contro le disposizioni della santa madre Chiesa, lui non ha, ne avrà mai il primato petrino, per fortuna. Entrambi siamo in attesa: lui da anni aspetta di poter incoronare con le sue mani la Vergine bruna nel 2020, io che se ne vada al più presto.