FORMA? NO! GIUSTIZIA? NO! MADE IN BIELLA.
Avrei voluto partecipare sabato scorso al “momento di formazione teologica e pastorale sui riti offertoriali” pensando d’incontrare come relatore sua eccellenza monsignore Catella, vescovo di Casale, noto liturgista di fama, già preside dell'istituto di liturgia pastorale santa Giustina di Padova, dove aveva conseguito la licenza il mio professore di liturgia, quando sedevo ancora fra i banchi del seminario biellese, mentre credo sia doveroso ricordare che c’è chi nel presbiterio biellese ha iniziato gli studi proprio a Padova, così come a Milano e non li ha ancora portati a termine e che insegnano senza titoli nei corsi per la formazione dei ministri ordinati: i diaconi e del santo popolo di Dio. Il vescovo è perfettamente al corrente di questa situazione, da un certo punto di vista incresciosa, poco seria e spero lo sia anche la curia romana, la santa sede e se non lo è queste righe hanno la pretese d’informare. L’insegnare, l’arte d’insegnare per giustizia, deve essere esercitata da chi ha titolo per farlo, le facoltà teologiche sono state istituite con questo scopo: formare formatori del Santo Popolo di Dio e dei suoi ministri . Quando si organizza un momento di formazione serio è doveroso che il relatore, ne abbai la facoltà morale tanto più se l’insegnamento trattato riguarda il rito della santa Messa. Come prete, come ministro ordinato, come presidente del sacro rito io non mi riterrei innanzitutto degno, ma poi non competente ad insegnare perché l’insegnamento è un mandato che non mi è stato conferito, ma conferito a coloro che hanno titolo per insegnare. I segni, e mi rivolgo a lei eccellenza reverendissima sono fondamentali nella vita della Chiesa, se non vi ricorriamo diamo segnali negativi ai fedeli, perdiamo credibilità, allontaniamo anziché avvicinare, sviliamo ciò che non ci appartiene. Dunque pretenda che chi insegna in nome della diocesi, cioè con l’autorità che lei trasmette, investe, ne abbia titolo, lei che è il primo maestro, il can 375 ai par 1 e 2 del CIC lo specifica, “ i vescovi sono:… maestri di dottrina.. ricevono l’ufficio d’insegnare”; lei primo maestro, lei posto non da uomini ma da Dio per mezzo di uomini al governo di questa diocesi, le ripeto, pretenda che sia rispettata non tanto la forma, ma che sia amministrata la giustizia.