FRASE D’AFFETTO O D’EFFETTO?

04.11.2014 08:01

“Cerca di accogliere queste parole con fiducia, mentre le pronuncio con affetto”. Cerca… E’ un invito, accogliere è ricevere, approvare di buon animo, accettare, e qui le rispondo come risponderebbe Montanelli, accettare di buon animo, approvare di essere un omicida e un bugiardo vorrebbe proprio dire essere un imbecille. Non so con chi lei ha a che fare ma guardi che la buona educazione presso la mia casa è ancora in uso…. Ma lei queste parole le pronuncia con affetto. Mi sembra che sia in piena contraddizione “omicida, bugiardo, ti voglio bene”. Ma non funziona così; non è così che il vescovo, ma nemmeno un uomo deve comportarsi. La sua lettera di per sé la mette in una condizione disdicevole agli occhi di chi la legge. In essa emerge chiaramente la sua incapacità di affrontare un dialogo. Tra l’latro la parola omicida la mette sulle labbra del papa, forse per dare più peso, effetto, o forse perché non è capace a prendersene la responsabilità di averla pronunciata. Usa la parola fiducia, dovrei anche avere fiducia, cioè affidarmi, approvare dimostrando stima verso chi la pronuncia. Ha parlato di fiducia che richiama la parola fede cioè l’incondizionato affidamento. Nella prossima lettera che scriverà a me o ad altri confratelli sia più attento, lei da questa lettera ne esce con le ossa rotte, non è certo la lettera di un padre ad un figlio, ma di un burocrate, che usa la sua autorità per minacciare impaurire, e insultare. Omicida. Ma lei che la scrive, conosce il significato di quella parola, no è all’oscuro, altrimenti non l’avrebbe pronunciata; e se ne ignora il significato vada a cercarlo soprattutto nella prima lettera di Giovanni (di cui ne scriveremo a tempo opportuno) e chiede scusa al Signore per averla “appioppata” ad un essere umano. Omicida  è riferito a chi dà la morte, per un cristiano solo il diavolo è portatore di morte; per un laico è un illecito penale, preceduto da accurata preparazione. A questo punto lei ha usato nei miei confronti un termine improprio. Ma avrò modo di riproporre queste mie considerazioni o “deduzioni” come le chiama lei (deduzioni lecite), quando affronteremo la riga in cui compare la mia vera natura “omicida”. Per ora mi fermo alla seconda riga, rispondendole che la ricevo ma non accolgo le sue parole perché formali dunque, le ricevo con formalità e nella forma la fiducia non entra. La fiducia s’instaura in un rapporto tra esseri umani, non tra la pedina e il giocatore di scacchi. La pedina è d’uso, si muove perché mossa, è mossa dalla volontà d’altri, non ha forza la pedina dunque né anima, né corpo, né spirito, (come scrive Paolo riferendosi alla componente dell’uomo, della persona). La pedina ha solo una forma, si distingue solo per la forma ed in essa il colore, o bianca o nera). Non può esserci dunque fiducia in un rapporto del genere, ma l’uomo pedina, l’uomo macchina, l’uomo della catena di montaggio di “Tempi moderni” è il sogno di tutti i manager, o no?