FRATELLI CRISTIANI SIAMO PRESENZA DELLA PRESENZA

07.09.2014 18:48

Fratelli cristiani abbiamo ricevuto tutti, tutto con il battesimo, la dignità sacerdotale, regale e profetica, siamo secondo la nostra condizione e per analogia come il Cristo che è appunto re, sacerdote e profeta. Con ciò siamo fratelli cristiani, divini perché abbiamo ricevuto nel battesimo la grazia che è la partecipazione alla vita divina che ci fa appunto, e mi ripeto: re ,sacerdoti e profeti. Ezechiele richiama nella prima lettura, la figura della sentinella e in questi giorni chi ha pregato la liturgia delle ore, ( la preghiera universale della Chiesa che è la preghiera di tutti e per tutti i fedeli), ha letto nel giorno della memoria di san Gregorio Magno un suo commento al passo di Ezechiele  ascoltato nella prima lettura. Il grande, appunto Magno, Gregorio papa e dottore della Chiesa su questo passo scrive testualmente “è da notare che quando il Signore manda uno a predicare lo chiama con il nome di sentinella” e aggiunge “chiunque è posto come sentinella dal popolo deve stare in alto con la sua vita per potere giovare con la sua preveggenza”. La preveggenza fratelli cristiani è il dono della profezia, dunque tutti, e scrivo tutti fratelli cristiani siamo chiamati alla profezia che è insita in noi è posta in noi è seminata in noi dal giorno del nostro battesimo. Poi è vero si svilupperà germinerà in noi secondo quanto scrive Paolo a proposito dei carismi che ognuno di noi possiede con modalità diverse come vuole lo Spirito c’informa Paolo e tra questi carismi c’è anche la profezia. Carismi fratelli cristiani! I carismi sono per il bene comune: conoscenza, sapienza, fede, guarigioni, miracoli, profezia, discernimento e la varietà e l’interpretazione delle lingue. Ancora Paolo ai Corinzi scrive a proposito della profezia:”…potete tutti profetare perché tutti possano imparare ed essere esortati”. Ognuno di noi è dunque profeta, è sentinella in potenza e se lo è in potenza può esserlo in pratica, esserlo in atto, può dunque realizzare. Come? “Deve stare in alto con la sua vita” scrive Gregorio Magno, deve vivere la carità scrive Paolo nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Romani, perché sempre Paolo asserisce testualmente:” pienezza infatti della legge è la carità”, e la legge, la nuova legge, la novità per bocca di Paolo è l’amore:” chi ama l’altro ha adempiuto la legge”. Per amare l’altro, per vivere con lui la carità e nella carità devo interloquire, dialogare e in ciò fratelli cristiani non possiamo che prendere come esempio il dialogo nel rapporto sponsale. Questo dialogo, questo “colloquio tra”,  deve coinvolgere gli sposi, non può solo fermarsi in superficie, essi devono divenire un solo corpo: “ i due diverranno una sola carne” leggiamo in Genesi. Proprio attraverso quel dialogo quel rapporto divenuto atto, la cui origine è nel profondo, è il profondo. Analogamente non per niente Matteo di Gesù trascrive queste parole:” perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome lì sono io in mezzo a loro”. Il dialogo dunque è la profondità perché l’unirsi, il riunirsi, cioè il tornare ad unirsi, nel nome del Cristo è rapporto, è atto, è preghiera, é ascolto della Parola, è eucarestia, cioè, e ripeto, rapporti, atti concreti nella vita della Comunità cristiana e di ogni cristiano. Se compio questo gesto, se do origine, avvio, e con questo atto cambio il mondo e Matteo ci racconta che Gesù afferma: “in verità io vi dico ancora se due di voi sulla terra, si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”. Dopo questa affermazione, questa esclamazione, tutto, dico tutto è rimesso alla mia volontà, alla mia libertà, alla mia coscienza a quella dignità di membro della Sua famiglia umana e divina di figlio. Dignità che mi ha conferito nel battesimo che è partecipazione alla vita divina, cioè il dono del sacerdozio, della regalità e della profezia. Noi fratelli cristiani agli occhi di Dio siamo questo: re, sacerdoti e profeti, solo questo e non altro, e lo siamo in potenza cioè siamo in grado di esserlo pienamente in atto solo se lo vogliamo, solo se lo desideriamo, solo se lo scegliamo. Dio fratelli cristiani ci dà, ci  conferisce l’essere, noi dobbiamo metterci il volere, la volontà di essere: sono ( e ciò non dipende da me) perché voglio essere “sono” ( e ciò non dipende da me). Se voglio dunque sono quindi esisto; e se sono, se esisto, realizzo, metto in atto ciò che sono solo in potenza, appunto realizzo e se realizzo non solo realizzo me stesso, ma anche l’Altro che ha voluto che fossi, cioè colui che mi ha dato l’essere perché Egli è prima di me. Se realizzo compio l’atto, cioè cambio il mondo, perché se cambio io con il mio essere, con il mio esistere, cambio il mondo nel quale sono ed esisto; il mondo dopo ciò, dopo ciò che realizzo: l’atto, non è più ciò che era prima che mi rendessi conto di essere cioè di esistere. Il mondo dunque lo cambio perché percepisco l’altro perché l’altro mi sta a cuore e al quale sto a cuore tanto da stabilire con lui e in lui il dialogo che è rapporto, e il dialogo con l’Altro e l’altro nella Chiesa, nell’assemblea, nella comunità è ciò che fa essere, che fa esistere, e se fa esistere è perché esiste, è presente, è dunque la Presenza. Il cristiano cioè ognuno di noi fratelli cristiani è la sentinella alla quale è conferita la più alta dignità, la regalità, è profeta perché annuncia il Signore ed è sacerdote perché lo celebra, è un essere, esiste è persona e presenza della Presenza.