... giuramenti prestati ....

08.08.2022 07:30 Fratelli , il libro della Sapienza richiama la nostra memoria agli impegni che volontariamente e liberamente ci siamo assunti scegiendo di divenire cristiani , scegliendo di mettersi alla sequela del Cristo . Abbiamo ascoltato, nella prima lettura di questa XIX domenica del Tempo Ordinario queste parole : “ ... La notte della liberazione fu preannunciata ai nostri padri , perché avessero coraggio, sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà ... “ . Il coraggio ,che è quella forza d’animo che permette di affrontare , dominare, subire situazioni scabrose, difficili, avvilenti, finanche la morte, senza rinunciare alla dimostrazione dei più nobili attributi della natura umana, è conseguenza della fedeltà , della fede ; quella fede che l’apostolo Paolo definisce nella seconda lettura , tratta dalla lettera agli Ebrei : “ ... Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede ... “ e prosegue “ ... per questa fede .... i nostri antenati ... “ ( e di conseguenza noi ) “ ... sono stati approvati da Dio ... “. Il nostro rapporto con Dio , dunque , si fonda sulla fedeltà ,sulla fede , cioè sulla coerenza alla parola data perché noi sappiamo Dio fedele alla sua Parola , fedele a suo Figlio , sua Parola , fedele a se stesso . Scrisse Paolo al discepolo Timoteo nella seconda lettera a lui indirizzata (2,13 ) : “ ... Certa è questa parola: .... se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,perché non può rinnegare se stesso... “ . La fedeltà del Signore alle sue promesse è provata , è provata dalla Parola di Dio che noi sappiamo essere vera, capace di attuare e di attuarsi . Fratelli cristiani rileggiamo senza mai stancarci il primo capitolo del libro della Genesi ,in cui è evidente che la Parola crea , si attua , si rende visibile , presente ; ciò che Dio annuncia con la Paola è fatto immediamente essere ,è attuato , reso percepibile e visibile ai sensi e alla fede . La Parola dunque porta il nostro sguardo a percepire oltre le cose visisbili dunque a quelle invisibili . La disobbedienza , l’infedeltà alla parola data dall’uomo a Dio è raccontata nel capitolo della Genesi che segue quello della creazione . La Parola di Dio benchè divenuta realtà , dunque evidente, non venne volontariamente osservata dal’uomo. Fratelli cristiani ,conseguenza della Parola è la vita , ogni genere di vita , le parole della Bibbia sono chiare Dio disse e così fu , in sintesi questa è la creazione . L’uomo non scelse la vita ,l’uomo con la disobbedienza a Dio ,non fu più in grado di sperare e di credere a ciò che doveva o poteva essere sperato , non solo ma l’uomo con la disobbedienza è divenuto cieco alle cose invisibili , alle cose eterne , accontentandosi solamente delle cose visibili che sono di un momento come ci insegna l’apostolo Paolo nella sua seconda lettera indirizzata alla comunità cristiana che era in Corinto ( 4,18 ) : “ ... Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne ... “ e continua l’apostolo : “ ... non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili ... “ . A guarire la cecità venne, è venuto Gesù , il Figlio di Dio incarnatosi , fattosi uomo anche per ridonare la vista ai ciechi . L’uomo nel giardino vedeva Dio , passeggiava con Lui e con Lui discorreva era in grado non solo di percepire ma di vedere le cose invisibili e con esse tessere una relazione , stabilire un rapporto . Con la disobbedienza , con la mancata osservazione della sua promessa, l’uomo non è stato più in grado di cogliere il senso della vita eterna , cioè di quel mondo definito e definitivo che è intorno a noi ,creato per noi affinchè il rapporto con le cose visibili potesse avere seguito , per sempre un seguito . Credibile e profonda la parola del vangelo che è stato poc’anzi proclamato : “ ... dov’è il vostro tesoro , là sarà anche il vostro cuore ... “ . E’ dunque nostra responsabilità stabilire dove indirizzare e porre stabilmente il nostro cuore , i nostri sentimenti . Il Signore da buon pedagogo lascia a noi la libertà di scelta ma come abbiamo ascoltato dal libro della Sapienza ovvero sapendo bene a quali giuramenti abbiamo prestato fedeltà . Ciò che abbiamo scelto di essere non può essere eluso , le nostre scelte ci identificano ,dicono chi siamo ; allo stesso modo Dio ha dichiarato la sua identità , l’ha dichiarata all’uomo passeggiando e conferendo con lui nel giardino , gli ha rivelato la sua identità si è svelato, cioè si è presentato per ciò che è . E’ vero fratelli , la perfezione di Dio non è e non può essere paragonata alla perfezione dell’uomo , a supporto di ciò leggiamo nel libro del profeta Isaia (55,8 ) : “ ... i miei pensieri non sono i vostri pensieri,le vostre vie non sono le mie vie ... “ ma è anche vero che per analogia ,con l’analogia, la nostra perfezione può avvicinarsi alla perfezione di Dio , è somigliante alla perfezione di Dio dunque il nostro cammino tende alla perfezione di Dio . Questo non fa di noi esseri perfetti ma uomini in cammino verso la perfezione così come lo furono Abramo , Sara , Isacco e Giacobbe come recita la seconda lettura oggi proclamata e il filo conduttore che lega tra di loro e con noi questi personaggi è il desiderio di osservare la parola data . In conclusione fratelli sono a noi noti i giuramenti che liberamente abbiamo prestato , è arduo e faticoso ad essi ottemperare ma abbiamo tutta una vita per decidere il santo viaggio .