... gratis et amoris Dei ...

06.02.2021 08:34 Paolo nella sua prima lettera indirizzata alla comunità cristiana che era in Corinto e che la Liturgia della Parola oggi , V domenica del Tempo Ordinario ,propone e proclama a noi e per noi fratelli testualmente afferma “ ... Ma tutto io faccio per il Vangelo , per diventarne partecipe anch’io ... “ . Il dizionario della lingua italiana ci insegna che il verbo partecipare significa intervenire di presenza, in prima persona , dunque attivamente in un fatto o in un ordine di interesse collettivo ; e l’etimologia dell’aggettivo ( partecipe ) che Paolo adotta nel testo della sua lettera è composto dal sostantivo femminile “ parte “ e dal verbo “ prendere “ : letteralmente dunque “prendere parte “ e uno dei sinonimi associati all’aggettivo partecipe è “ interessato “ che nella lingua latina significa stare nel mezzo , stare con altri , stare con gli altri di fatto essere comunità . Don Lorenzo Milano del sostantivo ”interesse “ inteso come partecipazione ne fece il motto della sua scuola a Barbiana , “ I care “ che tradotto dalla lingua inglese assume questi significati : mi interessa , ho a cuore , mi importa , ci tengo , mi prendo cura dunque segno di totale apertura cristiana in contrapposizione alla totale chiusura anticristiana manifestata dal motto “ me ne frego “ . Paolo dunque , con forza ci comunica che lui - e con ciò auspica che anche noi - si desideri , si brami , si faccia di tutto ( come lui stesso afferma ) per divenire con il Vangelo , con la Parola , con il Verbo , con Cristo dunque con Dio comunità ; e lo stare nel mezzo significa essere proiettati in un’altra dimensione che è quella trinitaria ,che è lo stare in mezzo , il fare comunità con il Padre , il Figlio e lo Spirito Santo ciò che i padri della Chiesa identificavano con la parola pericoresi , l’atto del reciproco ruotare , del penetrare , del compenetrare ,lo stare dentro l’uno all’altro , che le tre persone che compongono la Trinità vivono continuamente mantenendo inalterata , nell’indossolubile unità, la loro identità ; mentre i padri della Chiesa pedagogicamente , immaginavano e figuravano la pericoresi come una danza per insegnare , spiegare e giustificare la presenza della persona ( ovvero l’insieme di corpo, anima spirito e divinità dell’uomo ) nel rapporto trinitario . Lo stare in mezzo , nel mezzo , il danzare non genera confusione e il penetrare , l’entrare nell’altro genera . Divenire parte , partecipare al Vangelo significa attraverso la propria identità ( ciò che si è ) trasmettere l’identità di ciò che ci è stato annunciato e che ci è chiesto di annunciare ( il Vangelo ) . Il Vangelo , la Parola , il Verbo , il Cristo , Dio è l’ identità è la vita divina che si riceve in dono attraverso l’annuncio e perché annunciata e ricevuta da altri , perché dall’Altro e dall’alto trasmessa , non ci appartiene, non è nostra proprietà . Essa è annunciata perché di conseguenza la si annunci dunque chi la riceve è invitato a trasmettere senza nulla trattenere , è sollecitato a vivere l’annuncio per trasmetterlo integro , così come si è ricevuto : questa è la Tradizione . Ciò che si trasmette se integro , produce , genera e l’atto di trasmettere integralmente integrità è verità , l’unica verità , Gesù Cristo che da se stesso si definisce verità : “ ... Io sono la via, la verità e la vita ... “ ( Gv.14,6 ) ; ecco il Vangelo , via , verità , vita , ecco ciò che si vive e che si trasmette .... ecco l’onore e l’onere . Ciò che si riceve dalla Parola , dal Verbo , da Dio , ciò che si trasmette , la Tradizione è : “ ... accolta non quale parola di uomini , ma come è veramente , quale parola di Dio che opera in voi che credete ... “come scrisse Paolo nella sua prima lettera alla comunità cristiana che era in Tessalonica( 2, 13 ) e ciò ha come effetto che : “ ... Dio sia tutto in tutti ... “scrisse l’apostolo delle genti nella sua prima lettera ai Corinti ( 15,28 ). La fede , il totale abbandono fra le braccia di Dio , la risposta alla sua chiamata , alla sua virile seduzione , fa esclamare a Paolo nel brano poc’anzi proclamato quale prima lettura che : “ ... annunciare il Vangelo ... è una necessità che mi si impone : guai a me se non annuncio il Vangelo ! ... “ infatti il Vangelo non è una privata iniziativa dell’apostolo come lui ben spiega : “ ... se non lo faccio di mia iniziativa , è un incarico che mi è stato affidato ... “ . Il Vangelo dunque è ciò che si riceve ; ma cosa riveve l’uomo affichè comprenda di ricevere ? La vita , dunque il Vangelo è vita , vita vissuta , il quotidiano , cronaca . La nostra risposta alla chiamata di Dio a seguirlo ha come risvolto un incarico , cioè si è chiamati per coerenza a vivere ciò che si è scelto di seguire , si è chiamati a vivere il nostro credo , ciò in cui si è riposta la nostra speranza , ciò che si spera . Attenzione fratelli , se cristiani , se cattolici si è scelto di vivere non di onori ma di oneri . “ ... Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi ... Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani ... sarete odiati da tutti a causa del mio nome ... prima che venga il Figlio dell’uomo ...“ profetizza Gesù . ( Mt.10,16 e ss ) Ciò che si ottiene da Dio come ricompensa nel porsi alla sua sequela non è il denaro , lo sanno bene Pietro e Giovanni che testimoniare il Cristo non li ha certamente resi ricchi lo dichiara Pietro al tempio guarendo uno storpio ( At. 3,6 ) : “ ... Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno ... “ ecco la ricchezza del discepolo : avere , possedere nel nome di .... dell’Altro . E nel porsi alla sequela del Signore non si ottiene neppure quel potere detenuto dagli scribi e dai farisei . Il potere non è certo un onore ma è una vera e propria accuse che Gesù ad essi indirizza che indirizza alla classe politica e religiosa che ha smarrito il bene pubblico e la predicazione allora come oggi : “ .... non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente ... Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono-entrarci...“(Mt.23,3ess). Annunciare il Vangelo , averlo a cuore , vivere per esso e di esso significa vivere della certezza della non certezza perché come scrisse l’Apostolo Paolo agli Ebrei ( 11,1 ) : “ ... La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono ... “ e ciò induce e conduce a vivere ciò che Gesù vive : “ ... Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo ... “ ( Lc. 9,58 ) eppure malgrado ciò lo seguirono , eppure dall’incertezza e nell’incertezza si sentirono attratti dalla certezza e lo seguirono : “ .... E subito, lasciate le reti, lo seguirono ... “ ( Mc.1,18 ) e ancora oggi lo seguiamo , seguiamo la sua Parola. Qual è dunque l’onore nel porsi alla sequela ? Dante lo rivela nel XIX canto dell’Inferno . Incontrando nel girone dei simoniaci papa Niccolò III ( al secolo Giovanni Gaetano Orsini ) il poeta , sdegnato ricordò al pontefice come Gesù ,nell’affidare le chiavi della Chiesa a S. Pietro , non chiese, né pretese nulla se non il semplice invito a seguirlo . Dunque sempre valida la locuzione latina : Gratis et amoris Dei , per grazia e per amore di Dio .