HABITUS
Sono ricoverato in ospedale , perché devo subire un piccolo intervento . Ringrazio il Signore per questa giornata che è iniziata prestissimo per raggiungere Milano in compagnia di uno dei miei figli ( nella famigliarità ) e ringrazio per gli incontri di questa giornata , con il personale del nosocomio , con i pazienti …. la vista dell’ abito che indosso , ho notato , aiuta a costruire un clima distensivo , di desiderio di dialogo , di volontà di apertura di opportunità . Lo percepisco portandolo , durante la mia giornata lavorativa , al supermercato ,nel tempo libero in montagna …. ma malgrado la gente lo apprezzi , lo desideri , l’atteggiamento della classe sacerdotale è diverso e in contrasto con il sentire popolare . L’uso dell’abito è cosa ormai rara nel presbitero perché l’educazione che viene impartita nei seminari è tutt’altra …. un esempio ? Nel mio seminario dove sono stato ineducato al culto cristiano e più ancora alla vita cristiana, l’ammissione , che dovrebbe essere celebrata ( ma ormai come dice Gesù si getta il cibo ai cagnolini ) è volgarmente salutata con la consegna delle chiavi e non con la consegna dell’abito …. la scelta dei segni dice molto , c’è una disciplina scientifica per questo : la semiotica , ma nella mia diocesi l’ignoranza docet e gli ignoranti imperano . In una società dove l’immagine è tutto , dove se non ti mostri , non ci sei , dove la pubblicità è regina di ogni rapporto , rinunciare all’abito significa rinunciare a dire chi siamo ( cristiani ) e che ci siamo ( Chiesa ) . Inoltre fondamentale , in seguito all’uccisione del sacerdote francese “ parato “dei sacri abiti liturgici diviene segno , per suo rispetto , che si abbia il coraggio di portare l’abito per affermare la nostra identità , per dimostrare coraggio alla nostra gente , per essere bersaglio se necessario , perché così si testimonia la fede …. esponendosi non mimetizzandosi o peggio ancora nascondendosi come i vigliacchi , come gli ominicchi ( termine tratto dal “ Giorno della civetta “ romanzo di Leonardo Sciascia . Ma voglio anche ringraziare il Signore di questi giorni di infermità per lo svolgersi , il susseguirsi della giornata , il silenzio , la solitudine , la preghiera che rispetta le ore canoniche , la recita del rosario , l’orazione mentale , l’incontro e la meditazione con la Parola del giorno . Momenti fondamentali nella vita di un sacerdote che vestendo quell’abito comunica , al santo popolo di Dio , la disponibilità al servizio che è sacrificio . L’altra lezione che sperimento è la speranza , tocco con mano che cosa è la speranza , la tocco nelle gente che attende gli esiti dei loro esami , che si aggrappano alla speranza e che si affidano , cioè pongono fede, si trasformano in amanti perché chi spera e si affida , pone fede , ama , è animato da un forte sentimento , è spinto verso il sentire del sentire : l’amore . La seconda lettura che verrà proclamata domenica , tratta dalla lettera agli Ebrei , esplicita la fede e la speranza e spinge oltre ….. alla carità , perché non possiamo , nelle giornate di silenzio , attesa e meditazione da cui scaturiscono fede e speranza , non incontrare la carità … l’amore …. fede e speranza ….. trasfigurano , vanno oltre , nell’otre che è Tutto …. carità perchè Deus caritas est . Queste giornate sono una manna per il cuore dell’uomo , per il suo spirito …. forse meno per il suo corpo … ma l’uomo non è solo quello … sappiamo da Paolo che l’uomo , la persona , è corpo , anima e spirito e sappiamo che le cose più importanti sono quelle che non appaiono , perché l’amore non appare , ma si manifesta e per questo è fonte gioia , e benchè sia un sentimento si incarna …. così è nella coppia , così è nella Trinità .