HO DATO.... E CONTINUO A DARE SCANDALO

24.07.2014 10:57

Le tre lettere inviate al vescovo della diocesi di Biella, nelle date in calce vogliono spiegare, ai frequentatori di Chiesa Controcorrente, non solo le legittime motivazioni della mia rinuncia alla nomina di amministrazione parrocchiale di un grande comprensorio montano, ( Campiglia Cervo, Quittengo e San Paolo Cervo), ma fanno cenno e svelano anche parte dei colloqui intercorsi con il vescovo tra una lettera e l’altra. Il mio profondo disagio nasce dall’accusa, nel corso del primo colloquio a seguito dell’invio della prima lettera, da parte dell’ordinario, di dare “scandalo” con la mia rinuncia. Solo pochi mesi dopo, salutato con ammirazione e comprensione dal vescovo, a rinunciare al suo incarico è stato Benedetto XVI. La sua è stata una rinuncia eclatante, ma della stessa natura della mia: l’onestà di  riconoscere di non avere le forze, di non essere capace di gestire una situazione gravosa, ma soprattutto la scoperta, lo svelamento, (con sorpresa), quindi la conoscenza di un mondo falso, non chiaro né trasparente, unto di mondanità, borghese e non rispettoso della persona.

Come potrete leggere, ho preso immediatamente le mie contromisure che provengono da un profondo confronto con la Parola e dal totale affidamento e abbandono allo Spirito. Ricordo, per cronaca e per dovere, a che legge che in un colloquio, voluto dal vescovo, con un suo stretto collaboratore, ancora prima della mia ordinazione sacerdotale, da questo mi fu riferito ufficialmente, cioè su incarico del vescovo, che non potevo proporre nulla, (dopo che il vescovo stesso mi aveva richiesto una proposta), circa la mia futura destinazione in quanto ero la pedina di un meccanismo. Questa è la considerazione espressa dalla triade che coadiuva il vescovo nell’oligarchico metodo di governo di questa diocesi, di cui non pochi confratelli, alcuni dei quali autorevoli per personalità, studio e vicinanza al vescovo, definiscono questo metodo: clerico – fascismo, ( giudizio dunque non mio ma pienamente condiviso).

Benchè questa sia la condizione di governo, (che evidenzia povertà e limiti di chi la esercita), come prete sono, e ribadisco la mia piena comunione con il mio vescovo ed il presbiterio tutto nella preghiera ( la più alta forma di carità), e nella celebrazione dei sacramenti (la reale presenza del Cristo), non certamente nei viaggi di piacere finanziati perché camuffati da pellegrinaggi, e nelle mondane e luculliane abbuffate travestite da momenti per la formazione del clero. Concludo invitando a leggere ciò che Chiesa Controcorrente pubblica degli scritti di don Lorenzo Milani, dell’amore non condiviso (volutamente negato) di un prete per il suo vescovo: una vergogna, ripeto con foga, urlando, una vergogna che si perpetua nel tempo in altra forma e con altri personaggi.

Abbiamo parlato di disagio ebbene: sulla mia perplessità ad accettare una parrocchia, il vescovo mi confidò il segreto per esercitare al meglio il ministero “parrocchiale”: il possesso del telefono cellulare. Vi chiederete: perché? Me lo sono chiesto anch’io. E’ per essere rintracciato dalle imprese funebri. Concordo con il Segretario della CEI, che chi non segue lo stile di vita del Santo Padre si rende ridicolo.

 

Biella, 21 dicembre 2012

 

Eccellenza Reverendissima,

sono passati ormai due mesi dalla mia nomina ad amministratore parrocchiale di Campiglia Cervo .

Quanta fretta,nel nominarmi ,quanta fretta . E dire Eccellenza che le avevo chiesto durante la sua visita pastorale a Gaglianico di potere pensare insieme , insieme ( lo scrivo 2 volte ) e lo sottolineo con forza , ad una soluzione condivisa . Ciò che mi aspettavo e di cui avrei dovuto avere diritto , come uomo , cristiano  e prete è,che almeno mi si presentasse la situazione in cui verte la parrocchia di Campiglia e quali erano le mansioni del parroco o dell’amministratore .

Delle 14 chiese l’ho saputo leggendo un libro di don Bessone sulla figura di  don Morino parroco precedente don Romano . Non le ho ancora visitate tutte e francamente non so  come, e dove trovare il tempo per farlo, intanto ho toccato con mano lo stato della chiesa matrice . Tetto, umidità, mobilio che sta marcendo, impianto elettrico obsoleto e pericoloso e non è correttamente allarmata . Non so neppure quante suppellettili ci siano ancora perché non c’è inventario,mi dicono che parte sono in una cassaforte di cui non si trovano più le chiavi . La casa parrocchiale è inabitabile , inabitabile, ho comunicato ai fedeli che non avrei organizzato il catechismo nella casa per timore che succeda qualcosa ai bambini ed ho chiesto ed ottenuto , per questo motivo , dall’amministrazione comunale l’uso delle aule scolastiche per i bambini delle elementari , mentre dei ragazzi delle medie se ne occupa una catechista utilizzando la sua abitazione . In quella casa in quelle condizioni ho vergogna persino organizzare la riunione dell’amministrazione  il CAEP,  che non è nominato che non è mai stato nominato mi dicono  .

In quella casa dove sona stati fatti lavori a casaccio è impossibile abitarvi se non dopo costosissimi interventi di cui la parrocchia non possiede i fondi per affrontarli . I due alloggi che lei sosteneva affittati sono sfitti mi dicono da 20 anni e sono ancora pieni degli arredi degli affittuari che nel frattempo sono morti . Bisognerebbe svuotarli ,ristrutturali ?

La biblioteca non sono ancora riuscito a raggiungerla per via di porte che non si aprono ,spero di trovarla in buono stato e si dovrebbe trasferirla con urgenza in seminario perché è preziosa e alla mercè di tutti, di ladri ,dell’incuria e di possibili infiltrazioni dal tetto . Il cimitero è l’unica rendita della parrocchia è gestito dalla stessa amministrazione della parrocchia . L’amministrazione  manca di forma , e non fa gli interessi della parrocchia la gestione è grossolana ed imprecisa , a detta della stessa le colpe sono di don Romano ,( si sa che la colpa è sempre degli assenti ) .  Si dovrebbe trasferire la gestione dei contratti ad un professionista ed adeguare le tariffe . Nel cimitero poi i lavori sono appaltati ad un pensionato con tutti i rischi annessi e connessi . La manutenzione è affidata al signore peruviano ma non è regolarizzata la sua posizione contrattuale, qualsiasi cosa succedesse la responsabilità è mia .

Asilo , penso conosca bene e ripeto bene la situazione . Non c’è nulla di definito a detta dell’amministrazione , i fondatori, di cui ne due sono  i superstiti, don Romano ed il sindaco di Quittengo rispondono in solido con i loro beni se dovesse mai succedere l’irrimediabile , inoltre anche qui è occupato non regolarmente il signore peruviano . L’amministrazione brancola nel buio oberata da problemi di titolarità nel ritirare i fondi, sicurezza, IMU ecc. . Ora li ho indirizzati a conoscenti lombardi  di CL esperti nel settore delle scuole paritarie . L’asilo è punto di coesione di tutta la valle non può essere perso , se lo si perde o lo si snobba si perde credibilità , io la mia non voglio di certo perderla , e non voglio rispondere con i miei beni che tra l’altro appartengono per diritto e giustizia ai miei figli ..

Il territorio è vasto ,scarsamente abitato ma vasto . I fedeli  andrebbero cercati , contattati, incontrati .

Ora le chiedo Eccellenza ,lo chiedo a lei che mi ha nominato ben conoscendo la mia condizione e la situazione della parrocchia , come faccio ad occuparmi di tutto ciò, come faccio farmi carico di tutte quelle responsabilità ,dove trovo il tempo, il tempo materiale per affrontare questo carico troppo, dico e ripeto troppo oneroso per me per la mia situazione . Le ricordo che lavoro, le ricordo che ho tre figli e due genitori anziani ; e dire Eccellenza che le avevo chiesto espressamente tempo per sistemare le mie cose .

Non capisco perché non si è voluto affrontare insieme queste cose , non si è voluto informarmi dei problemi della parrocchia . Non voglio dimenticare , il problema del lascito Magnani ( credo sia questa la denominazione) nel comune di  Quittengo di cui lei sicuramente è al corrente .

Ora da padre , perché lo sono quanto lo è lei, le pongo lquesta domanda : “ può un padre dare una pietra ad un figlio quando questo gli chiede un pane ? “ No, mai e poi un padre mette in difficoltà un figlio anzi cerca di prevenire, fa da scudo , si sacrifica ; questo fa un padre , perché è padre ! Attende il figlio presso all’uscio vivendo con l’altro figlio che gli è accanto ,che gli è rimasto fedele perché ciò che cerca è l’unità la famigliarità ; non mette nessuno dei due in difficoltà li serve tutti e due ,il padre è a servizio dei figli il Papa è il servo dei servi . Poi il discorso della verità ,dire il vero anche se il vero costa ,perché costa il vero , Gesù per la verità per il vero sale sulla Croce e su di essa muore, muore per la verità Lui che è Verità, la Verità  . A me Eccellenza non è stata detta la verità ,non mi è stata presentata è stata volutamente celata e ciò non è giusto non è giustizia , e ho il dovere come cristiano di denunciare ciò perchè come cristiano e come prete sono seguace , con le mie fragilità , della Verità e della Giustizia che è il Cristo . Così come ingiusto sarebbe l’occuparmi completamente delle problematiche illustrate tralasciando il mio lavoro ed i miei famigliari tutti.  

La mia è sicuramente una particolare situazione è vero, ma di cui lei ne era e ne è perfettamente al corrente tanto che mi ha fatto scrivere una lettera perché la potesse conoscere e di cui ne conservo copia .

Sono un uomo forte , non mi scoraggio facilmente , ho affrontato situazioni pesanti che le mie forze hanno sempre retto, retto bene . Ma sono un uomo pragmatico , pratico e so che questa situazione non è alla portata delle mie  forze , e se le dico questo è perché mi conosco .

Vede nei 12 anni passati in seminario , ho imparato a prendere iniziative per realizzare quello che Mons. Giustetti definiva un sogno : il sacerdozio .  Mi sono sempre organizzato tutto ed in tutto ,( corsi, docenti esami ),perché nessuno si è mai preso cura o a cuore la mia vocazione ,( non so se i superiori negli anni l’hanno informata , io a suo tempo comunque glielo avevo detto ) , e le scrivo tutto ciò compreso le mie decisioni omettendo di chiederle udienza perché  principalmente sono responsabile di ciò che dico per cui senza problema scrivo metto nero su bianco ,perché le parole si travisano ma lo scritto resta, in secondo luogo perché in questi due mesi dalla mia nomina non si è mai , dico mai preoccupato di cercarmi per chiedermi come le cose procedevano , e questo io lo leggo come segno di un suo disagio nei miei confronti .

In data odierna 21 dicembre 2013, compleanno del mio primogenito , data in cui imbuco  la presente scritta il giorno 19 dicembre, rinuncio ,per iscritto ,irrevocabilmente alla nomina di amministratore della Parrocchia di Campiglia Cervo e vi rinuncio per giusta causa perché non compatibile con i miei impegni di lavoro , con i miei impegni famigliari e perché non sono stato informato delle enormi difficoltà a cui avrei dovuto andare incontro considerando la mia particolare situazione famigliare e lavorativa da lei ben conosciuta , perché non ho alcuna esperienza di gestione parrocchiale né sono stato formato per affrontarla . Eppure Eccellenza le avevo chiesto,considerando la mia particolare situazione, di rimanere a servizio di una zona per potere impratichirmi  e  per imparare .

Per spirito di servizio apporrò in questi giorni la mia firma sui conti correnti bancari parrocchiali ,ma la ritirerò entro, e preciso entro e non oltre  il 1° novembre 2013, cioè significa che potrei ritirarla prima della data del 1° novembre se la mia situazione non fosse esaminata e risolta .

Le propongo di farmi rimanere a servizio della zona pastorale con mansioni di collaboratore dei parroci di zona con cui ho iniziato collaborazione , ( Andorno Micca e Rosazza ),ma non con responsabilità dirette , perché ripeto impedito di poterle affrontare ed assolvere per la mia particolare situazione famigliare e lavorativa  . Durante il primo incontro zonale dell’anno entrante informerò i parroci della zona delle mie  intenzioni , ed il mese successivo, ovvero in febbraio , la popolazione . Come vede ancora una volta sono solo e costretto a prendere una iniziativa perché non c’è stato dialogo, né collaborazione e mi consenta cuore, la logica , la pragmatica vuole che si agisca ,si prenda posizione e da quella , da un punto fermo si parta .  Sono sereno ,molto sereno ma fermo molto fermo ,  inamovibile nelle mie decisioni ,inoltre la informo che mentre le scrivo ho ricevuto una telefonata dall’impresa funebre di Andorno . Mi comunicano che venerdì mattina, è fissato un funerale a Campiglia , ciò con preavviso, ma comunque mi obbliga a disdire vari appuntamenti tra cui una gita nel giorno del compleanno del mio primogenito . Poi ricevo una seconda telefonata circa due ore più tardi che sposta il funerale alle 15 anziché alle 11 ; allora ritelefono a tutti e nuovamente sposto tutta l’agenda . Questo non è giusto , non è giustizia nei confronti di coloro con i quali si erano presi prima degli impegni e nei confronti del mio primogenito che ha tutti i diritti di stare almeno nel giorno del suo compleanno con il suo papà .  Potrei telefonare ad un confratello per farmi sostituire,ma non agirei secondo giustizia, non rispetterei la sua libertà .

E’ stato lei, Eccellenza , a sostenere pubblicamente , a Gaglianico ,che avrei come prete dovuto fare prima il papà e poi il nonno. In conclusione ripeto quanto le avevo detto durante un nostro colloquio personale  :  non è possibile fare il parroco per il solo fine settimana .

Le auguro buon Natale, la ricordo nelle mie preghiere e nella celebrazione come sempre ho fatto .

 

In Cristo .

 

 

 

Eccellenza Reverendissima,

 

come le avevo precedentemente comunicato , ho incontrato in data odierna i miei confratelli Rev.mi Parroci della zona pastorale della Valle Cervo . Ho relazionato esaurientemente e dettagliatamente circa i nostri incontri e di quanto le avevo comunicato per iscritto .

Don Paolo Santacaterina ha poi riferito del colloquio privato avuto con lei , in prima istanza con i confratelli, e poi separatamente in privato con me . Confrontando i colloqui privati avuti con lei ,da me e don Paolo  evidenzio differenze a cui a don Paolo ho già chiarito .

Nel nostro ultimo colloquio , lei aveva proposto una collaborazione con don Paolo , a cui ho aderito ; ma mi riferisce don Paolo che io resterei parroco e che dovrei organizzarmi per rendere operabile un ufficio .

Ho fatto presente a don Paolo e ai confratelli che non mi è possibile ,per le ragioni che lei ben conosce e per le quali ho inoltrato lettera di rinuncia all’ufficio , svolgere l’incarico di amministratore parrocchiale , quindi tanto meno di parroco . Rivendico con vigore il tempo da  dedicare al lavoro, quindi al mantenimento dei miei figli, il tempo da dedicare alla famiglia, (tema caldeggiato dalla pastorale famigliare), il tempo da dedicare al riposo.  Poi, cioè dopo di ciò, come concordato a suo tempo con lei, il tempo per la liturgia. Devo fare prima il papà poi il nonno , mi consenta ripeterle quanto da lei affermato . Non so quale sia stato l’oggetto del colloquio tra lei e don Paolo ma mi sono reso conto che non è lo stesso che ha trattato con me,  ma mi posso sbagliare ; pertanto nel prossimo incontro, che don Paolo le richiederà ,( anche a mio nome), sarà gradita , come le avevo già preannunciato , la presenza di Mons. Tonino Guasco a mia tutela . In quella sede inoltre, saranno da chiarire i termini  amministratore e collaboratore perché è auspicabile un uso oggettivo e non soggettivo dei termini .

La informo che in data primo febbraio in ogni caso, comunicherò ai sindaci di S.Paolo Cervo, Quittengo e Campiglia Cervo la mia presenza sul territorio con mansioni di collaboratore , ( termine da lei usato nel nostro ultimo colloquio e riconducibile al solo ambito liturgico – pastorale e con i dovuti distinguo), quindi non con mansioni di amministratore parrocchiale né tanto meno di parroco o futuro parroco .

Con le dovute cautele spiegherò ai sindaci la mia situazione che lei ben conosce , come ho spiegato  oggi ai miei confratelli sicuro, e ripeto sicuro di trovare quella solidarietà che , mi consenta , non ho trovato e non riesco a trovare da lei .

Le assicuro la mia giornaliera preghiera .

 

Biella, 15 gennaio 2013

 

                                                                                                                      In CrIsto

 

 

“ l’infelicità di un’ora fa dimenticare il benessere “ saggiamente e sapientemente ,recita così il Libro del Siracide .

L’ultima delusione quindi l’infelicità l’ho provata martedì scorso 22 gennaio , a causarla è stato quel suo freddo, anzi gelido modo di  ricevermi, non oltre i 15 minuti, con la porta aperta sulla sala d’aspetto , se ricorda è addirittura entrata una donna durante quello che non è stato dialogo ma soliloquio , il suo soliloquio . Come ha potuto constatare non ho aperto bocca e ciò per protesta, per disagio, per fastidio , perché non è così che si riceve, che si accoglie chi bussa alla sua porta , chi entra nella sua casa ,conosciuto o sconosciuto che sia , a  questo proposito mi permetta di citarle il capitolo 53 della Regola di S.Benedetto che così, recita in più punti : “ Tutti gli ospiti che giungono al monastero siano accolti come Cristo in persona ….” e continua ,“ A tutti si renda onore, particolarmente ai fratelli nella fede …..” e ancora, “ Appena un ospite viene annunciato , subito gli vadano incontro ……… con ogni premurosa attenzione suggerita dalla carità” a conclusione , “ Agli ospiti che arrivano o che partono …….. si adori in essi il Cristo che viene accolto “ e di questi insegnamenti mi permetta di suggerirle di accoglierli e custodirli.  Deluso, molto deluso, sono deluso ,molto deluso , il disagio che provo  è frutto del suo comportamento ed è tangibile ,palpabile, ha spessore , lo posso toccare,lei me lo ha appiccicato addosso, mi ha costretto a vivere in compagnia del disagio , a conviverci . Più volte le ho  manifestato il mio disagio e l’ho motivato , lei in risposta  ha manifestato indifferenza , solo indifferenza , perché è questo che è emerso dall’incontro di martedì 22 : indifferenza , e con questa ha offuscato ,per non dire cancellato, un sogno , il mio sogno . Lei ha voluto evitare ogni forma di dialogo , non ha voluto creare dialogo  e se così è stato,  così sia .

Per sua pace , non la disturberò più e questo che riceve oggi è l’ultimo dei miei scritti a lei indirizzati ai quali, tra le altre cose , non ha mai trovato il tempo di rispondere ; oltre a non disturbarla più ,non mi presenterò più al suo cospetto , infatti diserterò per protesta e, ribadisco per protesta, ogni luogo o iniziativa in cui lei sarà presente o protagonista , né le richiederò udienza , e tutto ciò da parte mia senza clamore o maldicenze,  non mi appartengono . La mia , per lei,  sarà una imbarazzante assenza ,che sarà comunque una imbarazzante presenza, e ai confratelli giustificherò solo, e dico solo , se mi sarà richiesto, perché non mi appartiene il pettegolezzo o la maldicenza , ma se dovrò giustificarmi , se sarò chiamato a giustificarmi dirò la verità , dirò il mio disagio che lei ben conosce , disagio che le ho esaurientemente esternato e che ha origine da lontano,dalla mia dodicennale esperienza in seminario sino ad arrivare ai giorni nostri  , esperienza di non dialogo , di negazione del dialogo , di scarsa attenzione alla persona . E poi si parla di famiglia , di pastorale famigliare ,si usa la famiglia , la parola famiglia , l’idea di famiglia ;  e si propongono modelli di famiglia e le famiglie modello ,e chi propone ciò sporca la parola e l’idea stessa di famiglia , la abusa , ma le ricordo che la famiglia  è sacra , sacra per chi la vive, per chi ne fa parte ma purtroppo la si vuole ridurre ad una “cosa “ , solamente una “ cosa “ .

Il suo modo di relazionarsi con me , fatto di indifferenza , di non dialogo , mi è causa appunto di infelicità , ne ho parlato anche con il mio direttore spirituale e siamo giunti alla conclusione che ho bisogno di tempo, del tempo necessario per rimuovere ciò che lei ha velato ,devo e voglio ricominciare a sognare .

Mi muoverò come mi son sempre mosso , cioè da solo, così mi hanno educato dodici anni di seminario e pochi mesi di ordinazione presbiterale . Confido nel Signore , solo nel Signore e non certo in lei ,perché come recita il Salmo 115 “ ho detto con sgomento ogni uomo è inganno “.

Sceglierò una vita ritirata, molto ritirata , come già anni fa Don Divo Barsotti mi aveva consigliato.  Ritirato , in solitudine “ adempirò i miei voti al Signore” come recita il Salmo perché è a Lui che mi sono votato e non a lei ; ritirato, e naturalmente in compagnia della mia famiglia che è famiglia , vera famiglia , famiglia vera , non un surrogato di modello di famiglia o di famiglia modello proposta  dalla pastorale famigliare. Per il resto intendo vivere giorno per giorno perché “ogni giorno ha la sua pena “, scrive l’evangelista Matteo  . 

Mi rendo conto di averle scritto e parlato oltre misura , pertanto non si dia pena a cercarmi ,di cercare questo prete che ha creduto e cercato in lei un dialogo da uomo a uomo, da padre a figlio , da fratello a fratello , che le ha parlato con sincerità ed apertamente e che oggi può affermare che lei non si è comportato allo stesso modo . La invito , io che sono padre , a riflettere su ciò che le ho detto e scritto in questi giorni , a riflettere sulla parabola del figliuol prodigo ,io comunque e rispettando i dovuti tempi starò  alla porta ad aspettare, ad attendere e la invito  ancora una volta a prendere coscienza che la parabola  non è scritta per il solo uso omiletico  o per citarla quando fa comodo o perché deve sortire qualche effetto è scritta per il cuore, è scritta per me e per lei , è scritta perché la si attui, perché la si viva , la si renda viva e per renderla viva la si deve vivere .  Ma noi sporchiamo la Parola , non ne siamo degni , perché non la viviamo, non ne siamo capaci ,la usiamo e ne abusiamo con le nostre meschinità , parlo per me e per lei , perché anche lei come me è figlio di Dio null’altro che figlio di Dio , uomo imperfetto chiamato alla santità , cioè non ad imitare, ma porsi alla sequela, solo alla sequela del Cristo .

 Il mio è l’urlo di un padre ,è l’urlo di un figlio , è l’urlo di uomo e di un prete , è di fatto un urlo perché è la Scrittura che invita ad urlare ad alzare la voce, a far sentire la voce ed i riferimenti sono molteplici come lei mi insegna . L’urlo  ci fa tenere alto il capo e lo sguardo ,per essere fieri di ciò che si è . Chi è padre è fiero della sua paternità e la esercita , cioè dialoga ,cerca il dialogo, vuole il dialogo ;  allora le chiedo di indicarmi la sua paternità ! Allora la invito a dimostrare la sua  paternità ! La paternità è sentimento , è amore , e che pena  si prova per chi la possiede vederla ridotta così,maltrattata così , svilita così  ; la paternità me lo lasci urlare , è coraggio,  forza , attenzione ,attesa , incontro e scontro ed è dialogo .

La invito per ora a non  cercarmi , perché mi negherei ,perché non è ancora il momento ,mi lasci come per anni mi ha ,e ha permesso che fossi lasciato  : solo ; come per anni mi ha, e ha permesso che fossi relegato   nell’ombra (è così che agiscono i figli della luce ?) .

La solitudine nella quale mi ha spinto e relegato , non mi fa paura, è sempre stata dolce compagna e compagnia, è la mia cella ,la mia luce ,( io, ritenuto figlio delle tenebre ; il prete che ha fatto soffrire il Vescovo , è l’infelice frase rivolta a me ,da un suo confidente  ) . La solitudine l’aveva profetata per me don Divo Barsotti tempo fa nelle indimenticabili giornate passate nel dialogo, a dialogare con un uomo del dialogo ;  è di quell’uomo , è di quel prete , è di quel padre che provo nostalgia oltre che della mia sposa  . Se la mia vita deve essere vissuta in disparte nel dialogo con il Signore, lo sa il Signore e dunque lo sia , ma per favore ne stia fuori chi non è parte del dialogo , chi non vuole entrare in dialogo ,chi non ha voluto dialogare ; voglio restare solo  “ a covare in silenzio il mio dolore “ scriveva Basilio di Cesarea , e pensi che lo scriveva al suo Vescovo .

Il dialogo lo riprenderemo quando sarà il momento, quando sarà maturato il momento ,quando sarò pronto, quando mi sentirò pronto, comunque sono e sarò, come insegna la Scrittura, voce  di uno che grida nel deserto .

In conclusione , sabato 26 ho incontrato padre Roberto che ha solidarizzato con me  per avere lasciato Campiglia, ,domenica 27 a mia mamma è stato chiesto  ,all’Esselunga da una impiegata  originaria  della valle Cervo , perché avevo lasciato Campiglia , ieri  28 una fedele di Quittengo mi ha informato che la dott.ssa Schiapparelli le aveva  comunicato che lasciavo la parrocchia perché non ero la persona adatta ad amministrare, ….. e se lo dice il dottore ……  .

Forse la causa di tutto ciò è stato lasciare la porta aperta il giorno 22 , capisce adesso perché in quella giornata non ho proferito parola ; o forse il pettegolezzo è parte fondante della fraternità sacerdotale ; non so e non mi interessa indagare ,” ma poiché dinanzi alle calunnie non si deve tacere, non per vendicarci controbattendo, ma per rendere difficile il cammino alla menzogna “ ( lettera n. 207 al Clero di Neocesarea di Basilio di Cesarea) , in data 29 gennaio  ho convocato i tre Sindaci di Campiglia, Quittengo e S.Paolo Cervo, per informarli dettagliatamente ed esaurientemente di come sono stato reso non adatto a ricoprire l’amministrazione della parrocchia .

Oggi 30 gennaio, mi è stata consegnata dal portinaio del Seminario la nomina, datata 2 febbraio, a vicario parrocchiale delle parrocchie di Campiglia Cervo e Rosazza  ; mi permetto di chiederle  se è questa la forma adottata dalla Cancelleria  di questa Diocesi per comunicare con un suo prete ?  Mi permetto di chiederle  se è questa , la forma di rispetto dovuta ad un prete di questa Diocesi ? Ed infine , ancora mi permetto di chiederle  se è questa  l’attenzione che viene riservata ad un prete dall’Ordinario di questa Diocesi ?

 

 

Biella , 30 gennaio 2013

 

 

don andrea giordano