UNA LINGUA MITE PUO' ROMPERE UN OSSO

20.11.2015 08:16

Continuo a leggere la sintesi del cardinale Bagnasco e a commentare con voi , cari amici di Chiesa Controcorrente il terzo paragrafo del suo contributo finale al Convegno di Firenze .

Il presidente della  CEI ritiene che “ l’antidoto  “ a questo nostro mondo “ così esposto al rischio dell’autosufficienza o alla tentazione di ridurre Dio ad astratta ideologia “ sia  “ l’esistenza di Gesù , fattasi dono perfetto “ , poi continua il cardinale “ la vita di ognuno ,infatti si decide sulla capacità di donarsi ; è in questo trascendere se stessa che la vita arriva a essere feconda “ , poi specifica che “ non solo : proprio nel dedicarsi al servizio dei fratelli – a partire da una convinta opzione per i poveri – il Signore indica la via per quella beatitudine … “ Le beatitudini sono 9 ed il servizio ai fratelli non è finalizzato solamente a gesti materiali , ma a gesti concreti e la concretezza per un cristiano è la fede , la fiducia nella Parola di Dio da cui la speranza quindi la carità . In diocesi da noi la concretezza è il gesto ,tutto è finalizzato al gesto materiale , possiamo dire che tutto è finalizzato a parte delle opere di misericordia ( parte perché  di queste ad esempio non viene indicata la visita al campo santo ) si confonde l’attenzione per la persona con il fornire quei generi di conforto primari in parte mancanti e tutto si ferma lì : nel fare , nel dare , nel fornire ciò che materialmente manca per cercare di assicurare una vita poco meno dignitosa della nostra, spesso dunque offriamo il superfluo per il superfluo  . Ma il fare slegato dall’essere , è dannoso , i fatti di questi giorni lo confermano . Le beatitudini sono 9 e i poveri sono coloro che hanno carenze , ma le carenze se sono solo materiali non sono beatitudini e forse neanche parti di esse , così le opere di misericordia che sono 7 e una vale l’altra . Se partigianamente prediligo una all’altra non compio un’opera di misericordia , compio un nobile gesto dal punto di vista sociale , ma non cristiano . Cosa distingue la cristianità del gesto ? Potrei scrivere dalla mitezza  (beatitudine )con cui si è affrontato il gesto ,  Salomone scrive nel Libro dei Proverbi “ una lingua mite può rompere un osso “ la mitezza unisce piacevolezza e forza “ è frutto dello Spirito “ secondo Paolo , “ di grande valore agli occhi di Dio “ per Pietro ; ma la cristianità di un gesto può essere letta , percepita ad “extra” ( all’esterno ) con la mitezza ma  ad “intra” ( nell’intimo , nell’interiorità ) è data dalle virtù teologali , dalla fede e dalla speranza che ripongo in Cristo e dalla carità che mi viene da Cristo  perché ripongo in lui speranza e fiducia . Ora alla luce di ciò , essenzialità , gratuità  e disponibilità , citate dal cardinale Bagnasco sono da associare solamente ad uno specifico esteriore , nel dimostrabile, nel dimostrare pubblicamente di dedicarsi ai fratelli o sono anche nei gesti concreti la cui origine e ambito in cui si manifestano sono nell’indimostrabile e invisibile interiorità ?  E il povero per forza deve essere colui che è privo di beni materiali e di questi bisognoso ? Ma la povertà che fa unità che ci rende unità , cioè Trinità , non è quella che patisce la mancanza del bene primario , il bisogno del bene primario : Dio ? Se manca Dio , manca la nostra stessa identità , siamo fatti o no a sua immagine e somiglianza , siamo o non siamo figli , identificati come figli dello stesso Padre ? Un monastero di clausura è meno importante dell’opera della caritas , e l’opera di questa comprende un intra per potere essere extra , comprende l’essere per fare o solo il fare e in questo sentirsi essere ? Ha ragione il cardinale Bagnasco nel sottolineare che , il centurione , pagano , riconosce il mistero divino assistendo alla morte di Cristo in croce , il Vangelo non sottolinea che si impietosisce , che prova pietà , ma che riconosce il mistero divino , la vera identità : “ Davvero costui era figlio di Dio “. La ricchezza è dunque riconoscere il figlio di Dio , il Cristo, l’uomo nuovo , il nuovo umanesimo , l’unico umanesimo , attraverso il quale riconosco me stesso ,la mia nuova identità ,  la povertà è la ricerca di questa identità , della mia identità che al tempo stesso è la mia ricchezza . Dunque non c’è più ricchezza né povertà ma unità , come la croce rappresenta la massima debolezza ma al tempo stesso la massima forza capace di attrarre a se l’universo intero . Tutto , nell’uomo nuovo , nell’umanesimo ,nel nuovo umanesimo  è bilanciamento ed equilibrio e ciò è rovesciamento perché tutto non è pienezza ma parzialità che è sciattezza e decadenza .